Dipendente Abruzzo Engineering lancia appello alla Cgil

abruzzo_engineeringSpero di trovare spazio per rivolgere pubblicamente alcune domande in qualità di iscritto Cgil e lavoratore in cassa integrazione in deroga da 28 mesi della Abruzzo Engineering, alla responsabile “Ricostruzione” del sindacato Cgil, Rita Innocenzi.

Il sindacato è a conoscenza di quanti lavoratori della società in liquidazione volontaria per un buco di 19 milioni di euro sono stati esclusi da anni dalla rotazione del personale rimanendo nella cassa in deroga? Le ricordo che lei dovrebbe innanzitutto perorare la causa dei lavoratori che hanno intrapreso decenni fa un percorso istituzionale, attraverso la legittimazione di una graduatoria degli Uffici di Collocamento (ex LSU), e non i privilegi acquisiti da gente impiegata tramite le segreterie di partito”. Gianni Chiodi docet: (…) Se la Pezzopane difende Abruzzo Engineering è un segnale evidente che era un carrozzone in cui le assunzioni erano fatte ad personam per accontentare tutte le parti politiche e sindacali. Quei lavoratori non stanno difendendo il loro posto di lavoro ma un loro privilegio (…)
Dopo oltre 2 anni e mezzo di sopravvivenza con decreti governativi ci si preoccupa di dipendenti stipendiati per tutto questo tempo trascorso e non di chi è in cassaintegrazione per la stessa durata. Una semplice sottrazione dovrebbe catturare l’attenzione dell’opinione pubblica. Se ai 167 dipendenti della Abruzzo Engineering si sottraessero le 98 unità che dovrebbero tornare a ricoprire ruoli presso gli uffici pubblici del Genio civile e del Comune dell’Aquila, nei quali avrebbero acquisito, secondo quanto riportato da tutti i media locali, la professionalità necessaria per essere riconfermati e resi indispensabili (chissà se con cotanta esperienza questi tecnici avranno pensato di partecipare al “concorsone sulla ricostruzione per 300 posti” appena conclusosi?), resterebbero comunque 69 dipendenti nella completa inattività a soli 800 euro mensili erogati a singhiozzo tramite gli ammortizzatori sociali. I “combattenti” della “Casta Integrazione” di appena 5 mesi, torneranno presto a percepire, oltre allo stipendio pieno – pensate alle buste paghe dei quadri di azienda e agli alti livelli di inquadramento contrattuale – la 13ma, 14ma e tutti i contributi versati. Non apparirebbe socialmente meno incongruo porre in cassa integrazione i “manifestanti (festivi esclusi)” del “Primo Maggio” e richiamare in servizio chi da anni “sopravvive economicamente” nella cassa in deroga? E perché mai queste elementari considerazioni ai giornalisti non vengono mai in mente e deve essere un “povero cristo” a scrivere con la moglie che gli dice ogni giorno fatti i fatti tuoi ché questi prima o poi te la fanno pagare?

D. A.

 

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