Negli ultimi due anni 400 mila italiani hanno abbandonato la sigaretta per la e-cigarette. E il fenomeno si sta diffondendo a macchia d’olio a livello modiale.
Le multinazionali più preoccupate in America si stanno muovendo per recuperare i 3 milioni di persone perse a causa delle sigarette 2.0, dunque Lorilland è diventata proprietaria di Blu ecig e Bat ha acquistato sia Cn Creative che Rj Reynolds. Per non bruciare i propri affari è stato necessario correre ai ripari e adeguarsi.
La società di analisi Euromonitor stima che il 5 per cento della popolazione si convertirà al “vapore” nei prossimi due anni (per farvi un’idea di cosa sia composta una sigaretta elettronica potete leggere: Sigaretta elettronica, una soluzione per smettere di fumare) .
Questo business intimorisce qualcuno probabilmente trovandosi in una condizione sin troppo favorevole: tanti affari e niente accise per lo Stato.
I primi ad accorgersene sono stati i tabaccai a Natale, solitamente è il periodo più profiquo per le vendite di sigari e sigarette, e invece è accaduto l’impensabile: una contrazione del 10 per cento!
Mentre negli shop di e-cig i negozianti gongolavano grazie alle maxivendite. Da ricordare anche il fallito tentativo da parte dello stato di far vendere le sigarette elettroniche solo nelle tabaccherie.
Francesca Bianconi, presidente dell’Assotabaccai emette il suo giudizio «Quello che sta avvenendo in questi negozi è una vendita selvaggia, senza controlli, di prodotti di dubbia provenienza e spesso privi dei bollini che ne segnalano la tossicità. Per questo chiediamo una normativa chiara per tutelare i consumatori e i tabaccai».
Dall’altra parte il risparmio oltre al guadagno in salute è notevole, infatti le stime di spesa sono le seguenti: per chi fuma un pacchetto al giorno, la spesa mensile arriva a circa 138 euro, mentre per chi fuma sigarette elettroniche, dopo l’investimento iniziale che va da 30 a 80 euro, la spesa mensile è di 25-30 euro, pari al costo di cinque-sei flaconi di ricarica.
Almeno il 70 per cento si soldi che rimangono nelle tasche e preoccupano le multinazionali.
Negli ultimi mesi si sono rincorse le polemiche sulla tossicità delle e-cigarette e ancora oggi secondo l’Osservatorio fumo, alcol e droga dell’Istituto superiore di sanità non ci sono riscontri sul fatto che le sigarette elettroniche siano del tutto atossiche.
Per questo il ministro della Salute, Renato Balduzzi ha deciso di vietare la vendita ai minori di 16 anni dei prodotti contenenti nicotina, in attesa di avere maggiori evidenze scientifiche per procedere a una regolamentazione.
Ovviamente quando non c’è una regolamentazione ufficiale, c’è il cosiddetto “vuoto legislativo”, ognuno si sente padrone in casa propria e così in questi giorni il fumo 2.0 viene vietato sui vagoni di Trenitalia e Ntv, ma anche sugli aerei Alitalia, mentre sui voli low cost molto democraticamente puoi fumare solo le sigarette elettroniche proposte dalla compagnia aerea.
A Lomazzo, in provincia di Como, il fumo 2.0 è stato vietato in tutti gli uffici pubblici, applicando anche una multa fino a 250 euro ai trasgressori. A seguire le scuole superiori, i cinema e i ristoranti, un vero esilio.
Torino, da sempre città più europea che italiana, nell’ottobre del 2010 ha aperto il primo negozio di e-cigarette e attualmente in Italia ci sono più di 1.500 negozi di e-cig, viene stimato che siano più di 4 mila le persone ad avere un lavoro grazie a questi shop, e gli affari hanno avuto un incremento che nel 2012 ha superato i 250 milioni di euro.