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Abruzzo, credito alla produzione: rubinetti chiusi solo per le micro-imprese

Pescara. Luce in fondo al tunnel per il credito alle imprese abruzzesi, ma gli spiragli non riguardano certo le attività più piccole come l’artigianato.

Lo conferma lo studio messo a punto per la Cna Abruzzo, su dati della Banca d’Italia, da Aldo Ronci, relativo al primo trimestre dell’anno: i 94 milioni di incremento registrato tra gennaio e marzo a favore delle imprese, come illustra lo stesso curatore, “sono frutto di due variazioni di segno opposto: da una parte le società non finanziarie, ovvero le aziende di maggiori dimensioni, hanno avuto una crescita di 100 milioni, al contrario delle micro-imprese (ditte individuali fino a 5 addetti) che hanno invece subito una caduta di 6 milioni”.

Insomma, come già accaduto sul fronte delle esportazioni e dell’andamento di iscrizioni e cancellazioni, sono ancora le micro-imprese abruzzesi a pagare il prezzo più alto di una ripresa che, se c’è, riguarda solo altri settori più strutturati. Come sta a confermare il fatto che, rispetto all’ultimo trimestre del 2016, la massa di risorse erogate complessivamente dal sistema bancario sul territorio abruzzese sia cresciuta di 159 milioni: ciò, come detto, grazie all’apertura dei rubinetti alle imprese, con l’incremento concentrato però quasi esclusivamente nel settore manifatturiero (+254 milioni, e picchi significativi nell’area della carta e della stampa) che ha compensato il calo di tutti gli altri comparti (-160 tra cui ben 55 delle costruzioni). Mentre anche le cosiddette “famiglie consumatrici” si sono viste assegnare 55 milioni di risorse in più.

“Va salutato comunque come un fatto positivo l’aumento del credito a imprese e famiglie da parte delle banche, dopo parecchi mesi andati in senso opposto, contribuendo così a quella piccola ripresa che è in atto” commenta il direttore regionale della Cna Abruzzo, Graziano Di Costanzo, secondo cui però “si potrà parlare di una ripresa vera e propria solo quando saranno investiti anche i settore che oggi ne sono esclusi, come appunto la micro-impresa. Di questo a fine luglio tutto il mondo produttivo abruzzese ha parlato con il vice presidente della Regione, Giovanni Lolli, con l’obiettivo di sbloccare tutti i cospicui fondi, circa 40 milioni di euro, attualmente disponibili proprio per favorire l’accesso al credito di aziende di minori dimensioni. Si tratta di una partita decisiva per far ripartite davvero la nostra economia, a condizione di avvenga in tempi ravvicinati”.

Sul piano territoriale, l’incremento del credito alle imprese si è concentrato pressoché in modo esclusivo nel Pescarese (+121 milioni), con dimensioni più contenute a Teramo (+29), con Chieti rimasta al palo (+0), e il territorio aquilano a viaggiare addirittura in controtendenza: -56 milioni.

Altro indicatore interessante contenuto nello studio, il credito per abitante: “In Abruzzo – dice ancora Ronci – è stato di 17.607 euro, valore di gran lunga inferiore a quello medio italiano pari a 23.127 euro.

Tra le province, spicca Teramo (19.767 euro), seguita da Pescara (19.662), Chieti (17.816) L’Aquila con solo 12.934. Valori, questi, tutti inferiori ai 23.127 euro medi italiani”. E dello stesso tenore negativo, il tasso di interesse praticato: 7,63% a fronte del 4,87% nazionale con uno spread di 2,76 punti percentuali, a rappresentare una ulteriore zavorra per il mondo della micro e piccola impresa, che è poi quello penalizzato dai tassi elevati.

Ambivalente, infine, il dato relativo ai depositi, per la prima volta in calo dopo mesi (-252 milioni): sintomo che però potrebbe essere letto come la timida ripresa di una propensione ai consumi.