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L’Abruzzo rinnova il NO alle trivelle selvagge

Oggi il Sottosegretario alla Presidenza Regionale e Capogruppo di Art.1 MDP Abruzzo, Mario Mazzocca, ha presieduto una conferenza stampa presso la Camera dei Deputati a Roma, incentrata sull’attività dell’Abruzzo nell’affermazione del proprio modello di sviluppo sostenibile.

E’ noto come, dal luglio 2014, l’Abruzzo, nel percorso di sostenibilità del proprio modello di sviluppo strategico, si è trovato costretto a fronteggiare ripetuti tentativi di accelerazione impressi dal Governo al processo di estrazioni di idrocarburi in Adriatico per un petrolio di qualità bassa e pieno di impurità sulfuree“, ha detto Mazzocca.

L’impegno dell’Abruzzo in questa direzione è lontano: parte dalle lotte frentane degli anni ’70, poi passa per il Centro Oli di Ortona nel 2007, fino alla crescita del movimento contro la petrolizzazione in Adriatico e Ombrina Mare 2.

La partita che il Governo pensava fosse chiusa, si è riaperta nelle ultime due settimane con due sentenze della Corte Costituzionale che provvedono a togliere alle Regioni e alle comunità, ogni possibilità di intervento sulle politiche energetiche. Con la prima sentenza“, chiarisce il Sottosegretario, “la Corte Costituzionale, dichiara illegittimo il Comma 7 dell’art.38 del DL 133 (Sblocca Italia) dando ragione all’Abruzzo che aveva presentato ricorso e stabilendo che non fosse competenza dello Stato emanare il “Disciplinare tipo per il per il rilascio e l’esercizio dei titoli minerari per la prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in terraferma, nel mare territoriale e nella piattaforma continentale” contenuto nel Decreto del Ministero per lo Sviluppo Economico del 7 dicembre 2016. Con la seconda sentenza, la Corte ha dato nuovamente ragione alla Regione Abruzzo, unica ad aver presentato ricorso, annullando il Decreto Trivelle del 2015, perchè emanato senza preventiva intesa con le Regioni“.

Ora – continua Mazzocca – abbiamo l’opportunità di far valere le nostre ragioni in merito a progetti che, in nome di un interesse nazionale tutto da dimostrare, mettono a rischio la sicurezza dei cittadini, la salubrità dell’ambiente e la possibilità di programmare lo sviluppo assecondando le vocazioni dei nostri territori. Opportunità che è stata resa possibile dalla vittoria del NO al referendum del 4 dicembre, che ha lasciato in vigore quanto stabilito negli articoli 117 e 118 della nostra Costituzione”.

A questo punto“, prosegue il Sottosegretario, “il prossimo passo è rappresentato dall’impugnativa del Decreto Trivelle del 2016 anch’esso adottato senza intesa alcuna. Tale situazione dovrebbe di fatto determinare una sorta di moratoria per le richieste di nuovi permessi e concessioni fino a quando i contenuti del Decreto, non siano concertati tra lo Stato e le Regioni”.

Mazzocca conclude aggiungendo che “La Regione Abruzzo, nei giorni scorsi, ha già predisposto e debitamente notificato in data 12 luglio 2017 – ben prima della scadenza fissata per il 1° agosto – il ricorso straordinario al Capo dello Stato  contro il D.M. 7 dicembre 2016 (‘Decreto Trivelle’ – Disciplinare Tipo – G.U. n. 78 del 03.04.2017), opportunamente integrato con le risultanze ed i contenuti dei due recenti pronunciamenti della suprema Corte“.