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Referendum, il voto in Abruzzo: le reazioni

Pescara. “Gli italiani si sono espressi contro la riforma costituzionale proposta dal governo Renzi, e di questo bisogna prendere atto. Il premier – con un discorso di altissimo livello – ha comunicato la sua intenzione di rassegnare le dimissioni da capo dell’esecutivo. Ora sarà il Presidente Mattarella a tracciare il percorso istituzionale da seguire”.

Lo scrive sulla sua pagina Facebook il presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso.

“Ho sostenuto con tutte le mie forze il progetto riformatore e l’esperienza di governo di Matteo Renzi, e se potessi tornare indietro lo rifarei persino con maggiori energie, perché sono convinto della bontà di quanto veniva proposto. Sostengo ancora di più la sua attività, poiché ogni volta che c’è stato un problema lo abbiamo sempre trovato presente come persona e come istituzione”, prosegue.

“Adesso si riparte dai voti espressi a livello nazionale e territoriale senza perdere una sola ora di tempo. Ci vediamo tra 29 mesi per il giudizio che gli abruzzesi dovranno esprimere sull’operato e sulle decisioni della Giunta regionale.

Naturalmente alle elezioni territoriali metteremo in campo il lavoro straordinario di una grande coalizione, nella quale i protagonisti cresceranno a vista d’occhio”, chiude D’Alfonso.


“Gli abruzzesi sono tornati in massa a votare, con soglie di partecipazione al Referendum costituzionale superiori anche alle medie nazionali, dimostrando che quando la posta in gioco è alta, come in questo caso, sanno mobilitarsi e sanno valutare l’importanza della propria decisione.

L’Abruzzo, in più, è anche la sesta regione per percentuali di voto in favore del ‘No’ al Referendum, e allora è chiaro che ciò impone una riflessione anche sul gradimento del Governo regionale e del Governatore D’Alfonso che, al pari del premier Renzi, ha fortemente personalizzato la campagna elettorale.

A questo punto ci chiediamo cosa accadrà per la nostra regione, ovvero, dopo la sfilata dei ministri delle ultime settimane, dopo le mille promesse, ci chiediamo se quelle promesse verranno mantenute o se spariranno i fondi per il Masterplan, per i porti, per la Caserma di Cocco, per la Stella Maris e per molto altro. Ora, uscito di scena Renzi, il cerino acceso è rimasto in mano al Presidente D’Alfonso al quale ricorderemo ogni giorno gli impegni assunti”.

Lo ha detto il Capogruppo di Forza Italia alla Regione Abruzzo Lorenzo Sospiri commentando l’esito elettorale del Referendum sulla Costituzione.

“Gli italiani hanno capito che Renzi stava cancellando decenni di democrazia e hanno saputo salvare la nostra Costituzione da una Riforma scellerata – ha detto il Capogruppo Sospiri -.

Innanzitutto è stato straordinario il ritorno in massa del popolo alle urne, un dato estremamente positivo perché vuol dire che gli italiani non si sono lasciati abbindolare dai fuochi di paglia della banda renziana e hanno saputo valutare qual era la posta in gioco, partecipando ed esercitando quel diritto di voto che Renzi voleva toglierci, seppure era dicembre, seppure non c’erano candidati locali da scegliere. E l’Abruzzo ha recitato una parte da leone nel panorama nazionale, con una partecipazione di elettori superiore alla media.

È poi innegabile il voto a favore del ‘No’, netto, chiaro, e nella nostra regione, che in tal senso è la sesta per numero di voti contrari, è impossibile non partire da questo dato per aprire una riflessione sul livello di gradimento del governo regionale, a partire dal Presidente D’Alfonso che ha voluto fortemente personalizzare tutta la campagna elettorale, inviando migliaia di lettere personali ai cittadini, infarcendo le giornate di manifestazioni e grandiose convention, di promesse, di sfilate di ministri.

È difficile ora interpretare il ‘no’ degli abruzzesi solo come un ‘no’ alla riforma costituzionale, o non si capirebbe perché altrove, in altre regioni ugualmente governate dal Pd, si sono registrati comunque numeri differenti.

A questo punto – ha aggiunto il Capogruppo Sospiri – ci chiediamo cosa accadrà per l’Abruzzo, ovvero se l’ormai dimissionario Presidente del Consiglio Renzi si comporterà come il bambino che, persa la partita, si riprende la palla e non si gioca più. Ci chiediamo che fine faranno tutte le promesse mandate in cantiere nelle ultime frenetiche settimane di campagna elettorale, arriveranno ancora i fondi per il Masterplan, per i nostri porti, per i territori, per la Caserma di Cocco, per la Stella Maris di Montesilvano?

La clamorosa bocciatura arrivata dagli abruzzesi, una inevitabile doccia fredda di dicembre rivolta alla politica del premier toscano e del Governatore D’Alfonso, che oggi si sarà finalmente reso conto che gli abruzzesi sono stanchi del suo ciarlare quotidiano, delle chiacchiere, dell’assenza di fatti concreti, della sua politica economica, sanitaria, territoriale, ambientale, farà sparire tutto d’un colpo la pioggia di milioni di euro che già la regione era pronta a incassare da Roma?

Da ieri sera a mezzanotte la palla è passata nelle mani del Governatore D’Alfonso che ora dovrà rispondere in Consiglio regionale, in maniera puntuale, su progettazioni, cantierizzazioni e finanziamenti promessi dall’inizio della campagna elettorale a oggi”.

D’ALESSANDRO REPLICA: ‘In Abruzzo comanda il PD’

”Lorenzo Sospiri ha un concetto singolare dello Stato e degli impegni che esso assume attraverso i governi. Entrando nel merito, per quanto riguarda il Masterplan i fondi sono stati già approvati dalla Corte dei Conti. Del resto sarebbe singolare e al limite dell’eversivo, se gli impegni tra istituzioni – mi riferisco a quelli deliberati e conclusi, come nel nostro caso – venissero meno al cambiare dei governi”.

Così Camillo D’Alessandro, coordinatore della maggioranza in Consiglio regionale. ”Sul piano politico, Sospiri, Febbo, Chiodi & co. potranno dire di aver vinto quando sui manifesti e sulle schede elettorali ci saranno non la riforma della Costituzione ma i loro nomi e cognomi.

Quando è accaduto l’ultima volta, gli abruzzesi hanno stabilito una maggioranza e due opposizioni, non solo alle regionali ma anche alle recentissime amministrative dove il PD ha vinto ovunque, a dimostrazione che i cittadini scindono il giudizio a seconda di ciò che si vota. Per cui appare singolare (se non da disperati) tentare di ergersi a rappresentanti di una vittoria che è tale solo se in campo vincono i loro nomi e i loro simboli”.


Melilla: ‘Ora riunifichiamo l’Italia’

‘Con proporzioni ancora più eclatanti rispetto al voto nazionale, il popolo abruzzese ha respinto la riforma renziana della costituzione.

Sinistra Italiana ringrazia i gli elettori abruzzesi per aver confermato la fiducia alla costituzione, nata dalla resistenza. Ora vogliamo riunificare l’Italia e l’Abruzzo, e trovare insieme una via alternativa a quella che Renzi ha seguito in questi anni con l’austerità europea e una visione arrogante della politica italiana

Ci aspettiamo dal Presidente Mattarella una proposta di governo che assuma come primo obiettivo la lotta alle disuguaglianze e una politica di investimenti pubblici per il lavoro e il rilancio del sistema di sicurezza sociale del nostro paese.

In Abruzzo chiediamo al governo regionale di raccogliere questa grande spinta per un cambiamento sociale e politico nel segno dell’equità e della giustizia’, dichiara in una nota il deputato di Sinistra Italiana Gianni Melilla.


NCS Abruzzo: ‘Vittoria del NO sventa violenza alla Costituzione’

“Gli abruzzesi e gli italiani votando in massa il NO hanno sconfitto l’ideologia renzista che voleva portare l’Italia al guinzaglio dell’Europa, delle grandi banche e della finanza mondiale.

Donne e uomini liberi non hanno così rinunciato al diritto di voto, hanno detto NO al bicameralismo confuso, da attuare con un nuovo Senato di nominati, hanno detto NO allo scippo della sanità e di altre competenze alle Regioni (quelle ordinarie, visto che quelle a statuto speciale avrebbero conservato i privilegi) in favore del centralismo clientelare” interviene il Senatore leghista Paolo Arrigoni.

“Renzi e il giglio magico hanno fatto di tutto per truffare gli italiani e violentare la Costituzione. Hanno puntato su un quesito ingannevole e sostenuto la riforma con demagogia e con informazioni false. I fautori del SI hanno annunciato il paradiso in terra e puntato sulla paura per sconfiggere il NO.

Renzi si è persino ammantato di un antieuropeismo ipocrita e, soprattutto, è ricorso all’uso spregevole dei soldi pubblici per comprare il consenso attraverso un becero clientelismo (De Luca e D’Alfonso docet).

Ma i cittadini, attenti, non sono caduti nell’imbroglio, e hanno respinto una riforma pessima, pasticciata e pericolosa per la democrazia” prosegue il parlamentare.

“Renzi che ha personalizzato il referendum, puntandovi tutto per avere la legittimazione popolare, esce da questa competizione politicamente morto. Egli che nel febbraio 2014 è salito al potere con arroganza, sostenuto dai poteri forti, bullo e baro, è risultato vittima della propria spregiudicatezza, dell’autoritarismo e del proprio ego.

Proprio come Mario Monti, anch’egli all’inizio ritenuto il salvatore della Patria, ora è destinato a finire nell’oblio, abbandonato dagli stessi poteri forti che han capito di avere scommesso su un personaggio risultato inaffidabile -aggiunge il senatore Arrigoni, che conclude – ‘con un paese spaccato in due e con il partito, cosiddetto democratico, che vivrà all’interno profonde lacerazioni dopo l’esito di questo voto, sarà necessario costruire un fronte il più esteso possibile affinché se revisione della Costituzione deve esserci questa la si debba fare per unire il paese, per cambiarlo in meglio e con più democrazia”.

REFERENDUM, COSTANTINI: ‘LA FINE DEL PARTITO RADICAL CHIC’

“All’indomani del voto referendario ci sembra doveroso analizzare gli impietosi numeri e trarre qualche considerazione anche vista la considerevole affluenza alle urne e il netto risultato evidenziato. La provincia di Teramo e la Regione tutta ci mostrano una situazione in cui il NO traccia un solco importante che in alcune realtà si avvicina al 64% contro un 36% dei si”:

Lo ha dichiarato Jwan Costantini, vice coordinatore provinciale di Forza Italia, aggiungendo che è “difficile oggi, visto l’impegno profuso dal Governatore, dal Presidente della Provincia di Teramo e dagli amministratori locali, non parlare di una netta sconfitta del Partito Democratico. Basti pensare che in un comune a me molto caro come quello di Giulianova, dove l’amministrazione si è profusa con molteplici incontri scomodando ministri sottosegretari senatori e governatori, il Si racimola un misero 37.76% contro un 62.24 dei No! Ormai il Partito Democratico agli occhi della gente comune viene visto come un partito di affaristi, poltronisti, ‘Radical Chic’, che con il loro sigaro in bocca e qualche milione di euro sul conto corrente non rappresentano più la classe media e la classe operaia. Certi di poter traghettare il paese, la regione, le provincie e i comuni verso porti più sicuri, invitiamo tutti a dimissioni immediate per far tornare i cittadini a gestire le istituzioni. Troppe volte si è lasciato che banche e poteri forti decidessero il destino del nostro territorio! Presto la parola tornerà a chi merita, come da Costituzione sancito!”.


Il sindaco di Teramo Maurizio Brucchi: “Riforma elettorale e poi alle urne”

“Questo referendum ha dimostrato che i cittadini, se interpellati, vogliono esprimersi”. E’ questo il commento mattutino del sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi, che all’indomani del referendum è convinto che si debba tornare al più presto alle urne ma dopo aver attuato quella riforma elettorale che il Paese tanto attende.

E sarebbero tre, per il sindaco teramano, i segnali che possono venire fuori da questa esperienza referendaria. Primo la voglia dei cittadini di andare a votare se vengono coinvolti. Secondo la necessità di una legge elettorale che garantisca agli elettori di scegliere, visto che hanno dimostrato di volerlo fare se ne sono messi in condizione. E terzo un necessario ricambio generazionale.

“La politica che deve avere la forza di cambiare le persone”, ha conlcuso Brucchi, “a partire dagli enti locali. I cittadini devono poter scegliere i propri rappresentanti. Per questo è fondamentale dare un segnale chiaro agli elettori, attraverso un avvicendamento della classe politica”.

 

Vincent Fanini (coordinatore provincia Forza Italia Teramo). In Abruzzo ed in Provincia di Teramo il risultato è stato ancora più rimarcato. Infatti, il NO ha prevalso in modo significativo, raggiungendo percentuali assai elevate nella stragrande maggioranza dei Comuni del territorio teramano: è di tutta evidenza come gli elettori abbiano inteso trasmettere un messaggio molto forte, inequivocabile.

Adesso bisogna ricucire un tessuto sociale lacerato da questa lunga campagna referendaria, che ha diviso profondamente il Paese.

Dopo le dimissioni di Renzi, una nuova legge elettorale e di nuovo la parola agli italiani: elezioni subito.

 

Il Referendum rottama Renzi e D’Alfonso

“La maggioranza dei cittadini ha categoricamente bocciato la riforma Renzi-Boschi in campo nazionale ed in ambito locale sfiduciando di fatto il Presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso che nonostante una campagna elettorale asfissiante, fatta di spot e letterine, non è riuscito a convincere gli abruzzesi ed i teramani” dichiara Fabrizio Fornaciari, portavoce provinciale di Fratelli d’Italia-AN . “Anche D’Alfonso come Renzi, ha personalizzato la competizione referendaria chiedendo il voto in base all’operato della sua giunta regionale. Ha raccontato i suoi due inconsistenti anni di governo, due anni in cui, secondo il nostro giudizio e degli elettori teramani, ha trascurato tutto il territorio. Infatti la provincia di Teramo, la “periferia dell’Impero” ha bocciato Renzi e D’Alfonso con il 64,39% pari a 461.167 voti: un’onda di NO alla riforma che ha travolto tutti”.

“Il merito indiscutibile per il raggiungimento di questo traguardo per buona parte è sicuramente del centrodestra e dell’impegno delle donne e degli uomini di Fratelli d’Italia – AN che si sono mobilitati per spiegare la nostra contrarietà sui contenuti della riforma e le nostre controproposte durante questa campagna elettorale: manifestazioni partecipate, chilometri percorsi in ogni angolo della provincia e contatto diretto in piazza coi cittadini” continua Fornaciari “un impegno premiato con un chiaro segnale da parte dell’elettorato di centrodestra che ha premiato la coerenza e la coesione di tutti quei partiti che dovrebbero rappresentarlo”.

“Questa è un’occasione importante per il centrodestra della Provincia di Teramo e abruzzese al fine di cementificare una rinnovata unione con un nuovo spirito di squadra che ci possa permettere realmente di costruire un’alternativa seria ed efficace a D’Alfonso ed al centrosinistra tutto. Già a partire dalle prossime elezioni amministrative di primavera” aggiunge Giandonato Morra, coordinatore regionale del partito della Meloni “riflettere quindi sugli errori commessi nelle amministrazioni e sulla linea politica e ripartire per garantire una miglior rappresentanza al nostro popolo” conclude Morra “se questo non accadrà sarà l’ennesima occasione persa che gli elettori non ci perdoneranno. Siamo certi che questa sia la volta buona e oggi è l’alba di una nuova stagione di vittorie”.


‘La grande partecipazione degli abruzzesi al referendum costituzionale e la nettissima affermazione del “NO” ha confermato e confortato l’impegno del Comitato per il “NO” che ha condotto una capillare campagna informativa su tutto il territorio regionale’.

Il coordinatore regionale di Forza Italia, Nazario Pagano, fa il punto sull’esito elettorale, che ha visto l’Abruzzo attestarsi su una lusinghiera percentuale partecipativa del 70% (sesto in ambito nazionale), con il 64,4% dei voti attribuiti al “NO”, oltre cinque punti al di sopra della media nazionale.

‘Abbiamo lavorato con serietà per spiegare agli abruzzesi tutti gli aspetti del progetto di riforma del governo Renzi – aggiunge Pagano -, proprio perché abbiamo perseguito la linea politica di un voto consapevole e informato, ben oltre la propaganda ossessiva e rutilante e gli slogan governativi che fornivano una visione distorta della realtà.

Abbiamo realizzato oltre 40 appuntamenti di grande partecipazione e di altrettanto grande successo su tutto il territorio regionale. I frutti si sono visti. Voglio ringraziare per questo tutte le forze politiche e le componenti del Comitato per il “NO”’.

Il coordinatore regionale di Forza Italia rilancia la nuova stagione del partito, che prende le mosse proprio dal recupero dei consensi e dei voti dal bacino dell’astensionismo.

‘Si apre una nuova fase per un progetto politico di centrodestra che assuma la responsabilità della guida del Paese e della Regione. Mi preme sottolineare – insiste Pagano – che i due esponenti di maggior spicco dell’Abruzzo, ovvero il presidente Luciano D’Alfonso e il sottosegretario alla Giustizia Federica Chiavaroli si sono spesi in prima persona, personalizzando il confronto.

Il governatore ha assunto due iniziative discutibili nell’ambito della correttezza istituzionale, come l’assemblea dei sindaci e la lettera inviata alle famiglie abruzzesi, che dovrebbero portarlo coerentemente ad assumersi la responsabilità politica di questa sconfitta’.


‘E’ straordinario apprendere dalla stampa come il Presidente D’Alfonso non sia capace di commentare la sconfitta al referendum se non già scommettendo di vincere le prossime elezioni che si terranno tra “31 mesi!

Non siamo neanche a metà mandato e lui già pensa ad essere rieletto. Pensare che fino all’altro ieri già si sentiva proiettato verso una candidatura a Roma, addirittura sembrava aver già deciso il ministero da occupare, le tanto amate infrastrutture e invece, a poche ora dal voto, qualcosa è andato storto: gli abruzzesi hanno detto “Ma anche no!’.

‘E’chiaro che Renzi ha perso, ha perso il PD in modo netto” dichiara Sara Marcozzi, Capogruppo M5S “e ha perso ancora di più in Abruzzo.

Nella nostra regione il NO segna ben 5 punti percentuali in più della media nazionale. E’ evidente che non sono serviti a nulla i “sottobraccio” con ministri, i comizi, le chiamate alle armi dei Sindaci piddini, banchetti e promesse, promesse e qualche bugia.

Il popolo abruzzese ha scelto di mantenere propri diritti, dignità e sovranità. Il M5S ha fatto tanto per informare i cittadini sui rischi che l’approvazione della riforma avrebbe comportato: più di 90 agora in 60 giorni, non al chiuso nei teatri, ma nelle piazze in mezzo alla gente’.

‘Gli Italiani e gli abruzzesi non si sono lasciati ingannare dalla propaganda, dalle minaccette, dai ricattini né da una frittura di pesce. La nostra regione ha bisogno di meritocrazia, di un ambiente salubre in cui viviere, di interventi a sostegno del turismo, di credito alle imprese, di reddito di cittadinanza, di una sanità attenta ai bisogni dei cittadini, tutto ciò che dopo oltre due anni di governo D’Alfonso gli abruzzesi non hanno ancora visto. Tutti ciò che con la riforma di Verdini non sarebbe mai arrivato’.

‘Accogliamo a testa alta la sfida del Presidente D’Alfonso per le prossime elezioni” commenta Sara Marcozzi “faccio notare che la Commissione speciale per la nuova legge elettorale, presieduta da Camillo D’Alessandro, è stata istituita due anni fa senza produrre alcunchè.

Se Luciano D’Alfonso non teme confronti, come gli piace tanto ripetere, scriva insieme a noi una legge elettorale equa e rappresentativa della volontà popolare, senza trucchi e senza coalizioni. Se pensa di essere tanto forte, imbattibile e imbattuto, rinunci alle improbabili mega coalizioni da 300 candidati e si confronti ad armi pari con il M5S. Troppo facile schierare otto liste contro una. Se ne ha la forza e il coraggio, si confronti con noi “uno contro uno”‘.

‘E si faccia ora la nuova legge elettorale, ora che mancano “29” mesi alle elezioni – conclude Marcozzi – non a ridosso delle stesse e sulla base dei sondaggi o della congiuntura astrale del momento.

Il M5S è pronto a governare questo Paese, ed è pronto a governare questa Regione, con un programma di governo e con l’auspicio che il confronto si svolgerà ad armi pari, se tutti ne avranno il coraggio. Ne avrà il coraggio il Presidente D’Alfonso?’ conclude Marcozzi.

 

Antonio Macera (direzione nazionale PCI). La Costituzione è di tutti, anche di coloro che volevano violarla, che volevano che cambiasse natura per farla diventare uno strumento della maggioranza. La Costituzione appartiene anche a loro perché è un sistema di principi e valori posti a garanzia delle minoranze. Il Governo Renzi non ha capito questo significato profondo della Carta fondamentale. Investire se stessi, catapultarsi nel processo di revisione costituzionale di questa portata con le modalità invasive, divisive ed ossessive che ha utilizzato l’esecutivo, al di là dei contenuti contraddittori e sbagliati, ha rappresentato l’errore più clamoroso di Renzi: il Governo deve stare fuori dal dibattito sulla Costituzione. La materia costituzionale è del Parlamento e, per ciò stesso, del Popolo, E’ scritto, per chi sa leggerla, nella stessa Carta fondamentale, a partire dall’art. 1. Fra le mille letture che possono essere date a questo risultato, una prevale su tutte: salvando la Costituzione nata dalla Resistenza antifascista, il Popolo sovrano ha rotto il perverso, malefico incantesimo che voleva estinte le culture politiche, quelle che hanno scritto la Carta. La Costituzione vive e con essa vivono le culture che l’hanno resa possibile. E’ stata sconfitta la politica liquida, quella che era (è) senza visione, senza prospettiva, perché coltivata al di fuori dell’alveo delle culture politiche costituzionali. Sconfitta la politica ispirata e condizionata dagli umori del momento. Che ha rinunciato alla sua funzione più alta di costruire il futuro del Paese, per rincorrere l’orizzonte immediato ed effimero dei sondaggi. Vi ha rinunciato perché aveva sancito l’estinzione delle culture politiche (appunto). Così non è, grazie al Popolo sovrano. Ora la sinistra ritrovi se stessa. Il Popolo sovrano, difendendo la Costituzione antifascista, quella del principio di uguaglianza, del diritto al lavoro come fondante la Repubblica, del diritto allo studio, del diritto alla salute garantiti a tutti, senza distinzione di censo, ha affermato che la sinistra deve esserci. Che i suoi valori sono vivi, attuali. Ora deve tornare ad esserci anche un soggetto organizzato che quei valori sappia raccogliere e tradurre in progetto politico.

Alessandrini, il ‘No’ va letto in modo più ampio

“Penso che questo ‘No’ vada letto in maniera più ampia. Non solo il no ai quattro quesiti referendari, ma un no del ceto medio che arranca, un no dei giovani a un futuro oscuro, un no della classi lavoratrici che si sente minacciata dalla crisi e magari dai migranti. Non ho sentito D’Alfonso, ma abbiamo tutti quanti sentito il messaggio delle urne”. Così il sindaco di Pescara, Marco Alessandrini, commenta l’esito del referendum sulla riforma costituzionale.

Il primo cittadino esclude che ci possano essere effetti a livello locale: “I sindaci, anche io – ha detto – si sono spesi per la battaglia referendaria, ma escludo che ci possano essere conseguenze sui governi cittadini e nelle varie realtà locali del Paese”.

“Il risultato a livello nazionale è stato chiarissimo – aggiunge – i territori sono stati tutti in linea e quindi oggi è il giorno dopo un referendum che ha assolutamente bocciato una riforma costituzionale, determinando la fine del Governo Renzi. Tutto questo oggi ci conduce a una prospettiva molto delicata, perché non mi pare che ci siano le condizioni più semplici per immaginare una nuova legge elettorale e invocare il voto senza una legge elettorale che possa dire la sera del voto chi ha vinto e chi ha perso mi sembra un problema”.