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Teramo, i sindaci della montagna: “Inseriteci nel cratere”. E si temono gli sciacalli

Una richiesta di auto forte quella arrivata questa mattina dai sindaci dei comuni della montagna teramana che si sono incontrati al Bim per far conoscere le difficoltà vissute dai loro territori e chiedere alle istituzioni di non lasciarli soli. Un terremoto, quello del 30 ottobre scorso, che ha aggravato ulteriormente una situazione già critica, contribuendo a mettere in ginocchio una popolazione e un’economia già fortemente provata.

Una montagna che si è letteralmente spopolata, visto che, chi poteva, ha preferito spostarsi lungo la costa o lasciare comunque le abitazioni per le quali non è stato ancora possibile verificarne i possibili danni. E Comuni che, per via delle dimensioni, non riescono a far fronte da soli, con le uniche forze dei tecnici comunali, a tutte le richieste di controllo degli edifici. Unica speranza, dunque, è l’inserimento dei territori nella zona del cratere perché, seppure non ci siano state vittime, i danni nei Comuni della montagna teramana sono ingenti e aumentano con il passare delle ore e delle scosse che continuano a susseguirsi.

Castel Castagna. Ad oggi sono dieci le ordinanze di sgombero nel territorio comunale. Il sindaco Rosanna De Antoniis parla di situazione critica alla quale si è cercato di rispondere come meglio si è potuto, tenendo conto delle difficoltà oggettive dovute alla mancanza di tecnici. Per la prima emergenza è stato possibile reperire tende e container ma la gente continua ad avere paura e, senza poter avere certezze sullo stato delle proprie abitazioni, non vuole tornare nelle case.

Campli. Gli sfollati sono arrivati a 140 ma il numero è destinato di certo a crescere. Le chiese sono quasi tutte inagibili, così come il Museo archeologico e parte del Municipio. Il vecchio ponte di Nocella è stato chiuso così, in attesa del completamento di quello nuovo, per gli automobilisti è necessario percorrere una strada alternativa che allunga il tragitto di circa 5 chilometri. Al Palazzetto dello sport dormono ogni sera circa 140 persone, mentre per il controllo degli otto plessi scolastici sul territorio farnese, proseguono le verifiche e solo entro la fine della settimana si potranno avere notizie certe.

Isola del Gran Sasso. Il centro storico, già fortemente compromesso, è stato evacuato in attesa delle verifiche sismiche. Le famiglie sfollate sono per adesso 33 nel centro, più altre 10 nelle frazioni e altrettante che sono ancora nei Map. Il sindaco Roberto Di Marco assicura che certamente lunedì le scuole non riapriranno visto che l’edificio delle medie ha necessità di interventi e si stanno cercando soluzioni alternative, mentre le altre attendono ancora i sopralluoghi. Inoltre, visto che non ci sono edifici idonei per l’accoglienza delle persone è stata chiesta una realizzazione rapida di una struttura coperta, per consentire a quanto dormono ancora in auto, di poter trascorrere qualche ora al caldo.

Colledara. “Qui è peggio del 2009”, ha detto il sindaco Manuel Tiberii, che conferma come il numero degli sfollati, arrivati a 124, superi di gran lunga quello dl terremoto aquilano. La burocrazia ha allungato i tempi della ricostruzione così, sui danni del 2009 si aggiungono quelli di oggi. Due palazzine dell’Ater sono state interamente sgomberate e le chiese sono tutte chiuse.

Tossicia. Sono 105 le ordinanze firmate dal sindaco, Franco Tarquini, per i fabbricati inagibili, con una trentina di persone ospitate negli alberghi e altrettante in autonoma sistemazione. I cinque centri di accoglienza, nei quali il Comune da solo ha provveduto a sistemare le brandine, sono pieni e dal primo cittadino arriva la richiesta a non dimenticare le piccole zone interne che, se lasciate da sole, sono destinate a morire.

Fano Adriano. Non è stato ancora possibile tracciare un primo bilancio dopo il sisma di domenica, per cui il bilancio è ancora ferma al 24 ottobre. Il sindaco, Adolfo Moriconi, conferma di stare aspettando ancora che arrivino le squadre per effettuare le prime verifiche. “Non vorrei che chi strilla di più ottiene di più”, commenta il primo cittadino che ha scelto una linea così detta “più morbida” per le ordinanze proprio nel massimo rispetto di quelle zone più duramente colpite dal sisma. Inoltre invita Regione e Governo a tener conto anche dei risvolto socio-economici che il terremoto produce.

Castelli. Centro storico quasi completamente chiuso in via precauzionale, per via dei crolli che si sono susseguiti in diverse aree. Sono 50 finora le persone sfollate ma ospitate quasi tutte nelle strutture ricettive del paese. Inoltre diversi concittadini che vivono all’estero hanno fatto sapere di mettere a disposizione di quanti ne avessero necessità le loro abitazioni se saranno dichiarate agibili. Tre i punti di accoglienza notturni con una cinquantina di brandine. Intanto sarebbero già una quindicina le attività commerciali del centro che hanno chiuso.

Torricella Sicura. Allarme sciacallaggio nel territorio torricellese, tanto che il sindaco, Daniele Palumbi, ha chiesto alla Prefettuta di Teramo di incrementare i controlli, visto l’alto numero di sgomberi effettuati. Sono 243 ad oggi gli sfollati certificati, con 110 ordinanze firmate dal sindaco, 9 chiese inagibili e 8 attività produttive del centro chiuse. Nessun problema, invece, per le scuole, ma, come conferma Palumbi, c’è molta rabbia oltre che paura tra i cittadini che vogliono che il territorio sia inserito nel cratere.

Pietracamela. Le ultime scosse hanno provocato nuovi crolli in case già inagibili ma anche qui si stanno aspettando i controlli da parte della Protezione Civile. Il sindaco, Michele Petraccia, conferma che è la gestione della paura la vera emergenza, confermando come finora l’accoglienza notturna nei Map liberi e negli ex edifici scolastici sia stata fatta in totale autonomia. “Ma gli operatori economici sono allo stremo” avverte, chiedendo che ci sia la giusta attenzione anche per questo territorio.