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La malattia di torturare gli alberi: quando gli psicopatici si armano di motosega

La tortura degli alberi sta diventando una peste che affligge molte città italiane con danni spesso gravi al patrimonio pubblico e privato. C’è un’orda selvaggia di poveri diavoli armati di motosega che si accanisce nel peggiore dei modi contro questi esseri viventi incapaci di reagire. Con la pessima gestione del verde si vanno a creare potenziali bombe a orologeria pronte a uccidere; gli alberi poi soccombono tra malattie fungine, carie, crescita stentata, collasso ed infine crollo su cose e persone durante i temporali o le tempeste di vento. Spadroneggia il “ribasso” negli appalti pubblici e privati; non ci sono soldi per lavori a regola d’arte e la qualità dell’esecuzione è un antico ricordo in numerosi casi; tutto deve essere fatto di fretta perchè la prima regola è quella di prendere più lavori possibili al di là della professionalità nell’esecuzione. E sono purtroppo in tanti a cadere nel tranello, spinti dalla crisi o dall’ignoranza.

E’ importantissimo fare distinzione tra psicopatici con la motosega e arboricoltori: i primi usano la motosega per distruggere l’albero senza alcuna pietà; i secondi invece sono i veri esperti dell’albero ed hanno la pazienza e l’accortezza di saper osservare, studiare e intervenire con professionalità e bravura. Importante ricordare che la potatura autentica è quella che non si vede e che non produce danni fitosanitari ed estetici all’albero.

Sui social network si assiste a una drammatica “galleria degli orrori”: alberi in salute che vengono distrutti con una tale raffinata violenza e psicopatia da ricordare le menti malate dei criminali di guerra. Dopo le latifoglie orrendamente capitozzate e torturate, si assiste alla moda di distruggere cedri, abeti, pini, cipressi, araucarie. L’arma della tortura è sempre lei, la motosega, che rende invicibili e onnipotenti questi criminali! La motosega deve tagliare il più possibile! Ma cosa spinge questi psicopatici a compiere simili atti di barbarie contro la natura? Non è soltanto l’ignoranza, qui siamo ormai nella sfera della psichiatria, siamo davanti a soggetti che godono nel fare del male agli alberi, che vogliono sfogare la propria frustrazione e la propria rabbia, che vedono nella motosega pazza un modo per dominare, reprimere, distruggere, massacrare. Gli alberi acquistano forme inusuali, fuori da ogni logica, tipiche di un film horror. E’ la fiera dell’appendipanni selvaggio, della capitozzatura più veloce e letale, della distruzione sistematica dell’ “essere albero” per trasformarlo in un “feticcio”, un trofeo da esibire o umiliare se necessario.

E cosa vogliamo dire dei “committenti” di tali lavori? Spesso è lo stesso committente che chiede di tagliare o capitozzare il più possibile. Fobia degli alberi, visione antropocentrica esasperata, elogio del cemento… il dibattito è sempre aperto e in questa “terra di mezzo” possiamo incontrare personaggi di dubbio gusto che ne pensano e ne fanno di tutti i colori! La potatura adesso serve per procurarsi più legna possibile, si vedono interi camion o trattori carichi di ramaglie e tronchi, risultato di questi lavori, che spesso è un ulteriore compenso per i “potatori pazzi”!

Questi psicopatici con la motosega sono il prodotto di una società ormai totalmente degradata e degradante, una pestilenza culturale contagiosa e insidiosa che mette a rischio la nostra dignità di esseri umani. Come già detto altre volte, questi crimini sono un’offesa per gli occhi e per lo spirito di chi è costretto ad assistere allo scempio e a dover guardare poi ogni giorno gli orridi feticci.

Bisogna avere il coraggio e la durezza di far pagare i danni a questi criminali, creare una legislazione ad hoc dura e implacabile che vada a punire questo modo di gestire gli alberi in città e nel paesaggio.

Nei regolamenti del verde comunale si legge spesso che la capitozzatura è vietata sugli alberi. In realtà, questi “malati” del taglio se ne fregano di un regolamento e approfittano del fatto che nessuno interviene con dei controlli. La soluzione a questa follia sta solo in una buona educazione e in un senso di civiltà, due cose fondamentali che stanno scomparendo. Una Nazione civile si vede anche da come gestisce il suo verde pubblico e privato! I bravi professionisti in Italia sono visti come una razza aliena che appartiene all’iperuranio e in questo delicato settore purtroppo il nostro Bel Paese rischia di scivolare sempre più in un inferno di incertezza e incompetenza.

Alberto Colazilli

Paesaggista esperto in arte del giardino

Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio ONLUS