Il Bari rallenta il Pescara, solo pari nell’anticipo dell’Adriatico

Pescara (4-4-2): Fiorillo, Rossi, Pucino, Salamon, Zuparic, Bjarnason, Memushaj, Brugman, Sansovini (79’ Pettinari), Melchiorri, Pasquato (61’ Caprari). In panchina: Aresti, Venuti, Fornasier, Abecasis, Vrdoljak, Paolucci, Torreira. Allenatore: Marco Baroni.

Bari (4-3-3): Guarna, Contini, Rinaudo, Calderoni (66’ Defendi), Sabelli, Schiattarella, Bellomo, Romizi, Caputo (77’ Ebagua), Galano, Boateng (62’ De Luca). In panchina: Donnarumma, Salviato, Benedetti, Filippini, Rada, Donati. Allenatore: Davide Nicola.

Arbitro: Michael Fabbri di Ravenna (Peretti-Tolfo)

Ammoniti: Sabelli, Romizi, Melchiorri, Bjarnason, Guarna

Pubblico delle grandi occasioni all’Adriatico, dove il Pescara deve difendere, da migliore del momento in cadetteria, la posizione lanciata verso i play-off e forse oltre. Nell’anticipo della 32esima giornata, il Bari sale in Abruzzo per non perdere lo stesso treno e invade mezza curva Sud con circa 2mila tifosi, autori di alcuni disordini pre-match: i tifosi locali rispondono con la Nord stracolma. Ormai rodata la formazione di Baroni, ma la fascia destra è squalificata in blocco e deve schierare Pasquato a supporto esterno di Melchiorri e Sansovini, preferendolo a Caprari in luogo di Politano, mentre Pucino fa il secondo a Zampano. Fissa la coppia Salamon-Zuparic a vedersela con i temuti Galano e Caputo.

E’ il Delfino a partire dai blocchi di partenza: Pasquato ci prova dopo soli 2 minuti dalla distanza, ma la palla termina sul fondo senza intimorire Guarna. Nel primo quarto d’ora il Bari è più impegnato a difendere con unghie e nervi anziché costruire gioco: è da una punizione al 6’ che Memushaj riesce a controllare di petto e rovesciare dall’interno dell’area ospite, ma anche lui conclude alto sopra la traversa. Passa un altro minuti e Bjarnason, bravo a sgomitare dentro la lunetta, viene messo giù con le cattive da Sabelli, ma Pasquato spreca anche il tiro piazzato. Manca la parabola a scendere, mentre comincia ad altalenare quella della prestazione biancazzurra. Bisogna aspettare il 27’ per vedere la squadra di casa tornare ad attaccare, con un’azione martellante ben innescata da Pasquato ma sia Melchiorri che Sansovini riescono a trovare l’aggancio giusto. Ed ecco l’ascesa biancorossa: al 34’ Caputo spezza il torpore dei suoi manovrando ampiamente in area avversaria, riesce due volte a tirare ma altrettante sono le respinte della difesa ben piazzata a copertura di Fiorillo. Il Pescara procede ad intermittenza, toglie il piede dall’acceleratore e si concentra più sulla copertura: rischia, però, di farsi sorprendere al 36’ quando, ricevendo da rimessa laterale, Caputo si accentra sulla linea dell’area di rigore e col sinistro va a cercare il goal a giro, ma manca il palo di mezzo metro, con Fiorillo a fare comunque buona guardia. Ad attaccare rimane solo Melchiorri, che al 38’ viene chiamato alla fuga in profondità sul lato destro dell’area, ma sceglie di scaricarla al centro raso terra anziché provare a rientrare personalmente e non trova nessuno al rimorchio. Solo sul finire del primo tempo i padroni di casa tornano nuovamente a martellare in area barese, ma sui tentativi perimetrali innescati dall’affondo di Pucino, i pugliesi riescono a fare muro.

Baroni, durante l’intervallo, sembra non riuscire a riaccende le luci a una squadra persa nella penombra e il Bari, al 7’st, trova la prima palla-goal del match: deve volare Fiorillo a coprire la traversa, mancata di poco da una sassata lanciata da Galano dopo un dribbling sul vertice destro dell’area. La svolta potrebbe arrivare al 9’st, dall’idea di Salamon che lancia lunghissimo dal limite della propria area, trova dalla parte opposta Melchiorri che salta Calderoni e arriva sul fondo dove ripercorre la linea fino al limite piccolo, poi arriva Contini in scivolata e Melchiorri va giù ma Fabbri fa proseguire senza fischiare rigore né ammonire per simulazione la punta pescarese che si scatena nelle proteste. Questo sì che ridesta gli adriatici e Baroni coglie l’occasione per inserire Caprari al posto di Pasquato, ma lo sposta a sinistra rivoluzionando totalmente il modulo lasciando solo Sansovini come boa d’attacco. L’intesa, però, non corrisponde immediatamente all’impresa: solo al 30’st Melchiorri riesce a invocare la sovrapposizione di Caprari ma l’ex romanista arriva corto al tocco nello specchio e la spunta solo sul fondo. Il tecnico biancazzurro cerca l’ultimo riassetto a 10 minuti dal termine sostituendo uno spiazzato Sansovini con Pettinari a fare l’unica punta. E la linea mediana da 4, però, a tuonare compatta al 40’st portando Caprari a controllare e concludere dai 10 metri ma viene ben contenuto dalla difesa e non riesce a piazzarla. Il finale vale più emozioni dell’intera partita: al 42’ la ripartenza sul corridoio destro, la propulsione di Pettinari sulla trequarti fa scattare Bjarnason sul filo dell’offside, l’islandese arriva sul primo palo e chiude secco il destro ma i guantoni di Guarna in tuffo concedono solo il corner; dagli esiti, Melchiorri ripete la danza sulla linea di fondo e Contini lo fa andare nuovamente giù in area e Fabbri, nuovamente, non fischia nulla. Il Delfino finisce in crescendo, ma al 90′ è solo pari.

Un risultato più che ambiguo da valutare: poco ha fatto il Pescara, ma poco ha dovuto subire dal Bari, seppur Melchiorri potrebbe recriminare due penalty. La vittoria mancata fa perdere al team di Baroni l’aggancio addirittura al terzo posto, anche se così il 14esimo punto utile nelle ultime 6 gare permettono al club dannunziano di tenere lo stesso Bari a 6 punti e le dirette inseguitrici, Lanciano e Perugia, distaccate di un punto anche in caso di eventuali vittorie nel turno di domani. Il Delfino rallenta ma rimane lanciato.

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