Nomadi accampati nel piazzale dello stadio di Chieti

nomadi al piazzale dello stadio di chietiA Chieti esiste una ordinanza sindacale che vieta lo stanziamento di carovane di nomadi all’interno del territorio comunale. Questo divieto ha permesso a Chieti, città dello Stato, di essere nel tempo una specie di “isola felice” con una popolazione  pressoché omogenea, distinguendosi dalle altre città anche vicine che sono sempre state caratterizzate dal fatto di essere in tutti i sensi un “porto di mare”. Chieti, invece, proprio per il suo spirito di autoconservazione e il suo ruolo di Polis politico – amministrativa è sempre stata il termometro dei mutamenti che si sono verificati nel corso degli ultimi decenni in Italia, in linea con principio sociologico della “small town”.

 
 Ma, ultimamente la situazione sta lentamente cambiando, poiché nonostante il divieto, sfruttando la debolezza politica della città di Chieti e delle istituzioni in genere, carovane di Nomadi spesso varcano i confini del Capoluogo teatino e “invadono” il territorio comunale,con la popolazione locale, emblema di questa società italiana del XXI secolo sempre più impotente, che purtroppo protesta con le autorità che molte volte non fanno o non possono fare nulla di concreto per reagire a questo epocale scontro tra nomadi ( i migranti) e i sedentari (i cittadini dello “Stato Nazione”) che sembra inevitabile e inarrestabile. A tal proposito, un artigiano di nome Antonello di Chieti Scalo ha denunciato sul social network Facebook la presenza di Zingari accampati nel piazzale dello Stadio “G.Angelini” di Chieti in località Santa Filomena. “Allo stadio ci sono accampati dei nomadi, sono in possesso di un camper – ha annunciato  Antonello, che poi ha precisato facendo il raffronto fra le sue possibilità economiche e le loro e fra il trattamento a lui riservato dallo Stato e quello riservato a loro, sicuramente due pesi e due misure – una carretta di vent’anni pagata con sacrifici, quello mi sono potuto permettere per far fare le vacanze a mia figlia e vedo che i nomadi hanno dei camper di lusso del valore di 40 mila euro, sono un artigiano ed ogni anno l’agenzia delle entrate con gli studi di settore vuole sapere se sono congruo con il guadagno che ho al negozio e le spese che servono per vivere se i conti non tornano mi massacrano…mi chiedo ma questi Nomadi, che poi sono italiani, i Sinti sicililiani, con questi camper e roulotte di lusso per non parlare delle macchine, senza fare nulla tutto il giorno, perché nessuno chiede loro dove prendono i soldi?” .
 
 “Chi deve sapere sa, ma siamo in Italia è c’è silenzio assenso, tra le parti interessate, anche fra la gente  Comune” gli risponde semplicemente Maria Cristina. Ma, a questo punto, il dibattito è subito impazzito sui canali cittadini di Facebook e come avviene pressoché ovunque in Italia, la maggior parte degli Italiani “onesti” è contrariata da questa situazione che vede chi rispetta le regole e paga le tasse pressoché sempre vessato e penalizzato dalle istituzioni rispetto a chi vive da parassita o comunque non rispetta in toto le regole.
Naturalmente, il discorso è inevitabilmente caduto nella divisione sociologica, antropologica e storica fra il “noi” e il “loro” e nelle varie accezioni sul modo di definire cosa è il “noi” e cosa è il “loro” e su come troppo spesso magari, chi differenzia e chi divide o semplicemente cerca di far valere dei propri sacrosanti diritti viene tacciato di essere un razzista, come dichiarato da Sara:”siamo in Italia…con questo post adesso scatenerai l’ira di tutti quelli che dicono che siamo dei razzisti che i nomadi sono fonte di cultura, che allargano i nostri orizzonti e tante altre cose del genere – definendo coloro che con troppa superficialità e ignoranza si riempiono la bocca della parola “razzismo” – Gente cieca che non riesce proprio a vedere che l’Italiano onesto e lavoratore sta morendo di fame e i delinquenti e tutta la gentaglia che entra nel nostro Paese fanno i signori!!!”. La parte finale del discorso di Sara introduce l’interessante argomento secondo il quale, secondo la visione del mondo tradizionale, “Statuario – nazionale” per intenderci,  “gli altri” sono coloro che non appartengono all’etnia  prevalente in Italia (intesa non solo come razza, ma anche come usi e costumi)  e sono visti proprio i “diversi” come la fonte dei mali della società in declino. Gli fa eco Mauro che dichiara semplicemente e candidamente: “con la scusa del razzista noi lo prendiamo sempre in quel posto” .
 
 Igor rafforza il concetto del fattore etnico per l’esclusione dal mondo delle regole giuridiche e sociali, introducendo anche  nel discorso il fattore antropologico e culturale: “un conto sono gli usi e costumi, un conto sono i doveri. Sei in Italia? Qui si lavora e si pagano le tasse e sopratutto si rispettano le regole! Il ridicolo si raggiunge quando vengono giustificati col fatto che lavorare non è nella loro cultura, cioè follia pura!!! Fa ancora più riflettere il fatto che attraverso gli studi di settore e praticamente impossibile evadere in modo così spudorato e non aggiungo altro perché mi sono ripreso dai benpensanti del Nazista per molto meno. Comunque, c’è un cartello in ogni ingresso nel Comune di Chieti che vieta il bivacco delle carovane nomadi”.
 
 Rincara la dose sempre Antonello che si pone dei quesiti che molti cittadini italiani si pongono quotidianamente senza riuscirsi a dare pressoché mai una risposta pienamente soddisfacente: “a parte i commenti su come la pensiamo, però mi chiedo perché il fisco, la Guardia di Finanza non chiede loro come fanno ad avere mezzi di lusso… Sono protetti? Chi copre questa gente? Perché un povero italiano deve arrivare ad ammazzarsi per colpa della crisi e a questi non dice nulla nessuno? Un conto è lo Zingaro che ha fame e vive nelle baracche e va vestito con gli stracci, un conto sono quelli che hanno macchine che io non riuscirò mai a comprare, o un camper a cinque stelle”.
 
 Il discorso, inevitabilmente, finisce sempre sul fatto che l’apparato giuridico – amministrativo dello Stato italiano per sopravvivere se la prende sempre più col ceto medio, cioè quello che in passato gli ha dato la maggioranza dei consensi perché si sentiva protetto, ma, che, in questo momento è fortemente in declino perché vessato da uno Stato sentito sempre più distante dai cittadini e sempre più come una superfetazione, un involucro inutile e dispendioso.
 
 A tal proposito, Roberto ha una sua idea radicale sul come comportarsi per reagire contro questo Stato che non tutela più il buon cittadino ed è più o meno l’esempio del dilagare del venir meno della fiducia nelle istituzioni e del senso di virtus – civico che si sta sempre più diffondendo: “è semplice, bisogna fra come gli Zingari, una volta che tutti siamo allo stesso livello si riscrivono le regole del gioco. Io, il 20 non pagherò le tasse, aspetterò Equitalia, e poi ancora, poi naturalmente qualcuno mi dirà e ma poi dovrai pagare un mucchio di interessi, si ma io rateizzo, poi intesto a qualcuno, poi faccio come ha fatto la Fiat sposto la mia sede in un altro Paese. Magari vado da De Benedetti che riceve i capi di Governo italiani in Svizzera. Assumerò i clandestini di Lampedusa. Mi comprerò il camper con assegni a vuoto e andrò anche io allo stadio affianco a loro. Spero con tutto il cuore che tutti i possessori di Partita Iva il 20 agosto a seguire non paghino le tasse. Voglio il default  dell’Italia, classe dirigente a casa. Il vero problema sono loro che con il falso perbenismo di ideologie che non esistono più permettono certe cose. I Rom hanno come modello di vita il delinquere. La percentuale di Rom che delinquono sono il 99% e questo fa si che si crei un’ etichetta. Per gli italiani non penso che ci sia una percentuale così alta e sopratutto non ricordo nessun Dante Alighieri, Michelangelo, Leonardo Da Vinci tra i Rom, nemmeno uno che abbia inventato il Mojito”. 
 
 Il signor Gabriele cerca,invece, di ristabilire una corretta visione del fenomeno a suo modo di dire, diciamo con una visione più moderna e adeguata alla società globalizzata in cui stiamo vivendo, facendo del problema del non rispetto delle regole giuridiche e sociali  non tanto un fattore “etnico”, quanto di “stile di vita”: “A me rode di più uno che dichiara 6 mila euro, ha le esenzioni ticket e italianamente se ne va in barca alla faccia nostra. Che poi bisogna risolvere anche queste altre situazioni di illecito, siamo d’accordo. In Italia è pieno di Italiani che dichiarano 6000 euro l’anno e poi fanno vacanze da 100 mila e vanno in yacht. E non pagano nemmeno i ticket sanitari come i vostri nonni con la pensione da 500 euro. Quello che cerco di far capire  -ha infine spiegato Gabriele – è che è più facile creare delle etichette in base ad etnie, razza, nazionalità, regione – città di provenienza, mentre dovremmo giudicare le persone in base a quella che è l’ingiustizia che ci fanno, e la sua gravità. Molti commenti sono fuoriluogo, perché la quasi totalità dei Rom in Italia è nostra connazionale.” Il discorso di Gabriele più o meno volontariamente inserisce il discorso antropologico – storico e giuridico dello scontro fra un doppio concetto di cittadinanza che in questi ultimi anni sta avvenendo in Italia e in Europa Occidentale in genere, fra quella classica dello “jus sanguinis”, cioé del diritto di sangue per cui prevalentemente solo chi nasce da genitori di sangue italiano (anche all’estero) può diventare cittadino e il concetto di “jus soli”, secondo il quale invece chiunque nasce in Italia o vivendoci è integrato nella società,ha il diritto alla cittadinanza. Un discorso molto complesso che non bisogna estremizzare e che sicuramente continuerà a suscitare negli anni a venire numerose polemiche. 
Gli risponde subito Antonello che non la pensa assolutamente come Gabriele:”Quello è un altro discorso, ci sono Italiani come questi nomadi che non fanno niente tutto il giorno e hanno auto, camper e roulotte di lusso. Almeno però gli italiani che dichiarano 6 mila euro lavorano, poi critichiamo il fatto che evadono, ma almeno i soldi arrivano dal loro lavoro.
 
 Ma i nomadi che non fanno niente durante il giorno i soldi dove li prendono?” Come si evince dalla discussione le opinioni su come identificare il  “noi” e il “loro” sono contrastanti, ma tutti sono d’accordo sul fatto che gli Zingari in Italia rappresentano un problema sociale perché sia se la vediamo dal punto di vista “etnico”, sia dal punto di vista dello “stile di vita” o “culturale” hanno comunque un comportamento che gli esclude dalle regole giuridiche e della società in genere, cosa che non avviene ad esempio con altri popoli emigrati che lo fanno solo per necessità e che poi però una volta trovato un lavoro e integrati nella società ospitante si sedentarizzano. Questo rende da sempre l’ integrazione  degli Zingari molto difficile nella società italiana in quanto nomadi, dunque, non abituati a vivere in una società sedentaria come quella dell’Europa Occidentale.
 
 Noi non vogliamo entrare nella discussione con nostre idee personali, perciò abbiamo semplicemente approfondito la questione riportando in modo semplificato pressoché tutte le posizioni emerse dal dibattito in seno ai  canali social network cittadini. Quello che chiediamo è solo il rispetto delle regole, per cui se esiste un divieto di stanziamento dei nomadi, nel territorio del Comune di Chieti, è giusto che le autorità lo facciano rispettare nel più breve tempo possibile.
TRATTO DA WWW.CENSORINOTEATINO.BLOGSPOT.IT
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