Primarie PD, il lungo il corto e il pacioccone

primariepdskyBrano della 12ª edizione dello Zecchino d’Oro del 1970 “Il lungo il corto e il pacioccone” è l’unica immagine che mi viene in mente dopo il desolante confronto nello studio di XFactor tra i candidati alle primarie del Partito Democratico, con la triste differenza che il brano faceva parte di una gara canora per bambini, l’altro invece era il confronto per il congresso del più grande partito di centro-sinistra del nostro paese.

Con difficoltà e sincero rispetto scrivo questo articolo: difficoltà nel cercare di comprendere come si è finiti così in basso; rispetto per tutti i militanti onesti e seri che si stanno adoperando nel territorio per sostenere e riempire un contenitore drammaticamente vuoto.

Dalle ultime elezioni è accaduto di tutto nel Partito Democratico: arrivare primi ma perdere, candidare a Presidente della Repubblica il fondatore del partito per voltargli le spalle, formare un governo di grande alleanza, in nome della salvezza della patria, senza condividere il programma delle riforme da realizzare, ma nulla arresta l’irrefrenabile voglia di giocare con la macchina del votificio, panacea di tutte le diatribe, le primarie.

Il partito democratico avrebbe bisogno di un’ ampia e profonda discussione che non può permettersi e che probabilmente non è in grado di affrontare continuando, da protagonista, a scrivere pagine di uno spettacolo che ogni giorno alimenta l’erosione del paese reale.

Le regole decise per il congresso sono l’aborto del concetto di partecipazione e di democrazia.

Tutti i candidati si sono impegnati per ribadire l’importanza di costruire un partito dove la base fosse “ascoltata tutti i giorni” ma nessuno ha spiegato come mai i congressi degli organismi territoriali sono stati scollegati dalle candidature a segretario nazionale per, infine, arrivare all’elezione del segretario stesso tramite primarie.

La scelta assunta dagli organismi dirigenti del partito fa pensare che invece della partecipazione e del rispetto della democrazia interna si siano scelte le 2 euro di incasso procapite a fine giornata.

Dunque montano le domande: la base, tra la quale spiccavano rincorsi tutti i giorni dai giornalisti, i tristi giovani democratici, squat notturni di sedi del proprio partito, dove è finita? Perchè iscriversi e militare se poi altri decidono e determinano il segretario anche per te?

Perché a nessuno dei segretari si chiede che forma di organizzazione voglia costruire, ma tutti discutono e parlano di forme di governo e di elezioni?

Arrivo dunque al fulcro della riflessione. Il maggior partito del centro sinistra per rispondere alla necessità di cambiamento ci propone tre volti nuovi e giovani e questo è tutto, mentre attorno trionfa il declino della politica, interpretato magistralmente nel nostro paese dal berlusconismo. Il partito nuovo è un banalissimo tram su cui salire con personalissimi comitati elettorali, con l’abbandono dei territori ai singoli potentati locali,con l’incentrare il dibattito sul tema del raggiungimento della stabilità del governo per mezzo del Presidenzialismo(partito dei sindaci).

Non ho condiviso immediatamente queste riflessioni nel tentativo di digerire e riflettere meglio sull’insieme delle cose ma le continue dichiarazioni ondivaghe di Renzi provocano inevitabilmente nausea.

Sono consapevole che potrò essere smentito dal dato sull’affluenza alle primarie ma credo fermamente che sia giunto il momento di ritornare a dare importanza ai contenuti ed abbandonare i numeri.

Non sono contrario alle primarie ma dipende in quale contesto vengono inserite ed in ogni caso come vengono regolamentate e gestite.

Umiliante lo spettacolo racchiuso in 1 minuto e 30 secondi per ogni risposta, come in un quiz televisivo, come vomitevoli sono i commenti degli opinionisti tutti concentrati sull’immagine di chi fosse stato più veloce, meno comunicativo, più simpatico.

Vince per simpatia Civati ma rimane una risata inutilmente amara.

 

Giorgio Giannella

Impostazioni privacy