Ricostruzione L’Aquila, il Concorsone e il clientelismo all’Abruzzo Engineering

ricostruzione_aquilaPer la ricostruzione della città de L’Aquila non è bastato il “Concorsone” per 300 posti appena conclusosi, che di già si è tornati a battere cassa chiedendo altro personale e proroghe per la Abruzzo Engineering, società in liquidazione volontaria a causa di un buco milionario.

Il presidente Chiodi si è speso molto per il “carrozzone clientelare”, da lui stesso così definito, una società “forse” in house alla Regione, “Abruzzo Engineering S.c.p.a.”, posta nel 2010 in liquidazione volontaria per ammanchi milionari, sprechi, mala gestione, clientelismo e quant’altro esposto in maniera inequivocabile in un video. Appellarsi al buon senso e scegliere in maniera più oculata un personale meno “precario” non sarebbe stato più appropriato per compiti caratterizzati da una evidente urgenza? Il problema, oltre che del PD, è anche della Regione, che detiene (o deteneva?) il 60% del pacchetto azionario della Abruzzo Engineering. Una società in liquidazione volontaria per ammanchi milionari, sprechi, mala gestione, clientelismo e quant’altro non credo sia conforme ai requisiti che il “buon senso” richiama nelle circostanze di un evento drammatico come il terremoto e un territorio da ricostruire. La Abruzzo Engineering proviene dalla Collabora Engineering, la quale ha già beneficiato di 51 miliardi di lire nel 2001 per la stabilizzazione degli ex LSU da parte della giunta Pace (centrodestra).
Se aggiungiamo i 19 milioni di euro di buco attuale e la “aggressione di Selex” per 39 milioni di euro, si arriva a una somma strabiliante per un “serbatoio di clientele”. Perché la Regione non è corsa ai ripari bloccando subito il “carrozzone”, società in liquidazione per 19 milioni di euro, rispedendo al mittente i “clienti” delle segreterie dei partiti e dei sindacati e facendo proseguire gli aventi diritto per il percorso istituzionale intrapreso negli anni 1997-1998 attraverso gli uffici di collocamento? Mi rendo conto che sotto campagna elettorale sia difficile per un politico fare certe scelte. Ai contribuenti, l’ardua sentenza!

 

Domenico A.

 

 

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