Giulianova, Biblioteca Bindi: proposte e considerazioni di un lettore

inaugurazione_bindi_1Giulianova. I lavori di restauro della Biblioteca Bindi, inaugurata sabato scorso dopo sette anni, ha provocato alcune polemiche in città. Ottavio Di Stanislao, dipendente dell’Archivio di Stato di Teramo, ha scritto a CityRumors, esponendo alcune proposte per la struttura ed alcune considerazioni sul “ruolo” che la Biblioteca ha avuto e potrebbe avere in futuro.

“La recente riapertura spero ponga all’ordine del giorno l’adesione della nostra biblioteca al Sistema Bibliotecario Nazionale, la rete delle biblioteche italiane (circa 5000) raggruppate in poli locali (attualmente una ottantina). E’ triste infatti constatare che la biblioteca Bindi, definita in questa occasione come “preziosa”,“prestigiosa”, “orgoglio della città” , nel nuovo sistema SBN semplicemente … non esiste. Tale sistema, promosso dall’ Istituto Centrale per il Catalogo Unico (ICCU) del Ministero per i beni culturali, ha l’obiettivo di superare la frammentazione del ricchissimo e variegato mondo delle biblioteche esistenti in Italia. Solo con l’inserimento nel SBN, attraverso l’adeguamento di standard e catalogazione,  si valorizzerà veramente  il patrimonio bibliografico lasciato alla città da Vincenzo Bindi e si parteciperà ai servizi di rete fra biblioteche. Poiché il polo bibliotecario teramano esiste da oltre un decennio non c’è nulla di trascendentale da fare: bisogna solamente aderire, munendosi però di un bibliotecario qualificato.

Per quanto attiene ai lavori eseguiti sulla biblioteca, sarà bene ricordare che sono stati realizzati in gran parte con fondi CIPE che all’epoca la regione nel piano di riparto destinò (assessore Sabatini) al sistema museale di Giulianova, articolato su tre interventi: Biblioteca Bindi, ex caserma da poco acquistata dalla provincia e sottobelvedere. Quasi dieci anni fa, nell’ambito dell’amministrazione Cameli, alcuni avevano concepito di dare “respiro” alla biblioteca e comunque di realizzare contenitori culturali sempre necessari per una città che non riesce a rendere fruibile il suo patrimonio culturale: dalle tele della scuola di Posillipo, alle opere di Pagliaccetti.
In tale ottica la biblioteca Bindi doveva rimanere una “casa museo”, ed ospitare esclusivamente il lascito di Bindi, altrimenti “il centro storico cittadella della cultura e dell’arte” rimane una semplice enunciazione. L’amministrazione attuale ubicando gli uffici tecnici nella ex caserma ha fatto scelte diverse, ma ha rinunciato a dar vita al polo museale, che avrebbe potuto veramente qualificare la nostra città”.

 


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