Pokemon Go, Whatsapp, Facebook & Co., attenti agli “effetti collaterali”

Attraversare la strada cercando un pokemon, passeggiare scorrendo la home di facebook, è lo smartphone walking, una cattiva abitudine sempre più diffusa ma non per questo priva di rischi.

Per molti, muoversi utilizzando lo smartphone nel frattempo è ormai una routine quotidiana e apparentemente innocua ma le cose non stanno proprio così. Il successo planetario del gioco Pokemon Go, con persone disposte a tutto pur di trovare i popolari pokemon, è stata la classica goccia che fa traboccare il vaso ma la cattiva abitudine dello smartphone walking, ovvero il muoversi guardando un display piuttosto che quello che ci circonda era già molto diffusa, tanto che in Ontario, un’amministrazione pubblica ha proposto di introdurre uno specifico divieto relativo all’uso di dispositivi wireless mentre si cammina.

La proposta canadese è forse eccessiva ma è innegabile che il problema esista; dati provenienti dalla Polfer segnalano un aumento del 33% delle vittime da attraversamento dei binari, un’impennata che in molti attribuiscono proprio alla distrazione dovuta allo smartphone walking mentre una ricerca della Stony Brook University, riportata dal The New York Times, sottolinea come per i pedoni che utilizzano lo smartphone mentre camminano, il richio di scontrarsi contro qualcosa o qualcuno sia superiore alla norma del 61%.

Ma da dove arriva la necessità di avere gli occhi sempre attaccati allo smartpone? Il direttore sanitario del Centro Medico S. Agostino di Milano, Michele Cucchi spiega : ” Social network e smartphone permettono di essere costantemente online, sono il nuovo modo di comunicare, ma gli effetti collaterali? Non viviamo più nel qui ed ora ma siamo sempre da un’altra parte, sempre più avanti nel tempo, mai nel presente. Ci perdiamo tutto, la bellezza di una passeggiata, il contatto con gli altri. Per molti è il narcisismo che ci porta a volere a tutti i costi un palcoscenico senza pagare il prezzo dell’ansia di mettersi in gioco. Per altri è il bisogno perverso di ficcare il naso nella vita degli altri, per molti è un loop di ansia e stress, sempre alla rincorsa di chissà quale urgenza. Questo ci porta a non avere più interazioni con l’altro: quello che può scattare è una vera e propria dipendenza, una psicopatologia che si caratterizza per la perdita del controllo volontario del gesto che si trasforma in una schiavitù emotiva. Provate a dirvi ‘ora spengo il cellulare’: quanti di voi ci riescono senza ansia e senza il dubbio di perdersi qualcosa d’imperdibile? ”.

Ovviamente, il dottor Cucchi fa riferimento a casi estremi che, almeno si spera, non dovrebbero riguardare la maggior parte della popolazione, per la quale sarebbe sufficiente semplicemente lasciare il telefono in tasca, almeno mentre si cammina.

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