Ora legale, ecco perché stiamo per salutarla

L’ultimo fine settimana di ottobre porterà come sempre il passaggio dall’ora legale all’ora solare; un piccolo cambiamento che serve a riallineare i bioritmi umani alle ore di luce disponibili nella giornata.

La proposta dell’ora legale fu lanciata per la prima volta, nel 1784, dalle colonne del Journal de Paris grazie ad una proposta di Benjamin Franklin ( padre fondatore degli Stati uniti e inventore del parafulmine); l’idea dello scienziato statunitense non ebbe al momento seguito ma più di un secolo dopo, quando le ristrettezze economiche dovute alla prima guerra mondiale imposero un più attento uso dell’energia, venne rispolverata dalla Camera dei Comuni inglese che impose il “British Summer Time” ovvero lo spostamento delle lancette in avanti di un’ora durante la stagione estiva.

L’iniziativa inglese fu copiata da molti altri paesi tra cui l’Italia che tuttavia la abolì nel 1920. Negli anni successivi, l’ora legale fu più volte adottata e poi abolita per poi essere definitivamente ripristinata nel 1966 con tempi e modalità identiche (in base ai rispettivi fusi orari) in tutti i paesi europei, dove infatti l’ora legale scatta per tutti l’ultima domenica di marzo e cessa i propri effetti a partire dall’ultima domenica di ottobre.

Il ciclico ritorno all’ora solare nel periodo autunnale è dovuto al progressivo ritardo dell’ora in cui sorge il sole. Nel mondo preindustriale l’organizzazione della società non si basava, come oggi, su bioritmi fissi; la maggioranza della popolazione era costituita da contadini che iniziavano a lavorare all’alba, assecondandone quindi il naturale anticipo in primavera e ritardo in autunno; in sostanza, il bioritmo umano veniva continuamente adeguato al ciclo delle stagioni.

In età moderna, l’alternanza tra ora solare e legale non fa altro che riprodurre, almeno in parte, questo allineamento tra bioritmi umani e stagioni, con in più il pregio, durante la bella stagione, di permettere un notevole risparmio energetico.

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