Pesce fritto e Vino: Il “Calamaro” incontra il Carricante!

Versione estiva del nostro viaggio negli abbinamenti enogastronomici un pò inusuali per scoprire nuove frontiere del gusto svoltosi presso lo storico stabilimento balneare Maristella di Tortoreto Lido dove la mia generazione ha mosso i primi passi dalla fanciullezza alla piena adolescenza, (famoso anche per la frase scritta nella facciata verso il mare “meglio bere qui che di fronte”) ed all’interno del quale esiste la friggitoria “Il Calamaro”, inventata e gestita da Giuseppe ed Iside, coppia al lavoro e nella vita; pragmatica e tenace lei, vulcanico e sempreverde lui sono bravi, veloci e disponibili ed offrono un vasto menù di pesce fritto ma anche di verdure e patate fritte (con la buccia)!

Alessandro ed Alberto Dezi, gestori della struttura (nipoti di uno dei fondatori del Maristella al secolo Domenico Dezi detto Mimì e memoria storica delle radici paesane Tortoretane) hanno gentilmente messo a disposizione tavoli e sedie vista mare agli insoliti degustatori della serata: una parte del team podistico Adriatico Team, famoso e primo team podistico Tortoretano, ideato e diretto dal “Presidentissimo” Guglielmo De Laurentiis personaggio eclettico, fondamentale nella cultura sportiva e non di Tortoreto!

Per contrastare degnamente i fritti ho scelto quattro vini Siciliani monovitigno ed autoctoni oltre che storici; due bianchi fermi, un metodo classico ed un passito (quindi dolce) tutti delle aziende agricole Planeta con sede a Menfi (Agrigento)!

Atteggiamento monotematico direte; decisamente no in quanto i fratelli Planeta da più di un decennio dopo un attento studio della Sicilia enologica (zonazione) hanno creato altre cinque aziende vitivinicole indipendenti ognuna in una zona diversa della Sicilia.

L’obiettivo era ed è quello di offrire un’offerta di vini diversi ed espressione di terroir diversi! il moscato bianco di Noto (dal latino muscum quindi muschio) ha dato inizio alle danze, con la sua aromaticità sul vegetale oltre che con la lieve ma percettibile acidità e freschezza si è ben abbinato al misto di verdure pastellate fritte vera specialità di Peppe ed Iside!

Noto (Siracusa) è famosa per essere la località Siciliana più calda ma anche per avere un sottosuolo calcareo simile a quello Piemontese che dona acidità e complessità ai vini.

Con la seconda portata di fritto (gran misto della casa con calamari, scampi, ecc.) abbiamo abbinato una bollicina metodo classico (champenois) di carricante dell’Etna (sempre di Planeta) andando contro le regole che obbligano a degustare la bollicina prima del vino fermo ma, siamo liberi degustatori e navighiamo senza una rotta predeterminata, affidandoci ai sensi! Il carricante è un’uva autoctona (legata ad uno specifico territorio) dell’Etna ed i relativi vigneti possono arrivare anche ad 800 m. di altitudine; ha una buccia color giallo-verde anche a maturazione avvenuta e permette di produrre un vino ricco, complesso e molto minerale grazie al suolo costituito da sabbie nere vulcaniche ed alle consistenti escursioni termiche notturne oltre che ai venti dell’Etna!

L’acidità elevata fa sì che sia un’uva adatta alla spumantizzazione col metodo classico dando origine ad un prodotto finito secco, strutturato con la bollicina ben amalgamata nelle proteine del vino e quindi l’abbiamo potuto degustare dopo il vino fermo; aromi di fiori bianchi, erba verde e freschezza balsamica hanno stropicciato i nostri palati e le nostre anime dando merito a chi, anni fa, non si è accontentato dell’allora Sicilia enologica ma ha voluto andare oltre! Costa la metà dei più blasonati Franciacorta quindi, meditate!

Col baccalà fritto serviva un vino strutturato ma non molto alcolico, complesso ma non fruttato, secco e minerale: è la “carta d’identità” dell’Etna bianco di Planeta cioè la stessa uva della bollicina appena descritta ma senza bollicine; dal colore giallo verdolino è pregno dei sapori della sua terra con una sapidità ed una freschezza quasi balsamica sconvolgenti per soli 13 gradi alcolici…. un vero cavallo di razza che ha ottenuto un alto gradimento!

E’ uno di quei vini che non si può non degustare, uno di quei pilastri necessari per costruirsi una solida banca dati enologica; si vende in enoteca a 13 euro e, se pensate a tutto il lavoro umano effettuato sui pendii ad 800 metri bè…… costa poco!

Gran finale con un vino passito quindi dolce ma inusuale in quanto dolce “intelligente” cioè dotato di un profilo aromatico che va dal miele d’acacia ad un agrumato di arance amare e limoni maturi il tutto condito da un degna acidità (qualità rara nei vini dolci perchè persa durante l’appassimento) indispensabile per dare equilibrio gustativo; l’uva è la stessa del primo vino (moscato bianco di noto doc) ma vinificata diversamente (con un blocco della fermentazione in modo che non tutti gli zuccheri si trasformino in alcool) ed è stato il vino più acclamato della serata!

In sostanza, abbiamo degustato 4 vini frutto di 2 tipi di uva ma vinificati diversamente per dimostrare come siano passati 1200 anni da quando alcuni monaci in Borgogna (ma pare che anche nel Bresciano presso l’abbazia di Rodengo Saiano ci fosse un’ intellighenzia del genere in quel periodo) produssero il primo vino vero della storia e ci sia stata una notevole evoluzione nello studio dei vitigni e nelle tecniche di vinificazione grazie alla tecnologia e conoscenza; purtroppo, lo stesso non è avvenuto sul piano umano-sociale!

Alla prossima degustazione.

Stefano Grilli – enoteca Saraullo – Tortoreto (TE) 0861787751

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