Giro d’Italia enogastronomico: FRIULI VENEZIA GIULIA

Ottava tappa del “giro” in Friuli antica “piazza” (forum) di Caio Giulio Cesare ( IULII) nel primo secolo a.c.; infatti, FORUM IULII è l’antico nome dell’odierna Cividale del Friuli che a quei tempi era la quarta città più popolata d’Italia. Anche le Alpi Giulie, diventate territorio Italiano dopo la prima guerra mondiale, etimologicamente derivano da “GENS IULIA” cioè gente di Giulio insomma il Friuli Venezia Giulia è un territorio molto evoluto fin dal 181 a.c. (anno di fondazione di Aquileia Romana) anche se nel 452 d.c. il “solito” Attila ne distrusse gran parte!

Bisognerà attendere qualche decennio prima che i Longobardi (tramite l’istituzione dei DUCATI di cui quello di Cividale era la massima espressione) riportino la zona ai suoi fasti iniziali per poi passare lo scettro a Carlo Magno col Sacro Romano Impero; dopo il 1400 si formarono il blocco Veneto (di ridotte dimensioni) e quello Asburgico (di grandi dimensioni) che nel 1797 acquisì la totalità del territorio!

La prima guerra mondiale portò un bel casino politico fino al 1963 quando il F.V.G. divenne regione a statuto speciale con capoluogo Trieste; ha doppio confine (Austria e Slovenia) quindi un notevole patrimonio culturale ed un aspetto climatico positivo con venti freddi provenienti dalle catene montuose delle Alpi Giulie e la brezza marina proveniente dal mar Adriatico.

Le zona vitivinicola più vocata è il “COLLIO” (abbreviazione dei colli orientali del friuli) composto da rocce marnose ed arenacee con uno strato superiore di flysch di Cormòns ( impasto di marne ed arenarie quindi roccia friabile e sabbia calcificata) che drenano molto bene l’eccesso di acqua di questo clima impazzito e donano notevole mineralità ai vini; qui si produce la DOC COLLIO e si pratica una viticoltura di alta qualità infatti è la zona del Pignolo, ribolla nera, Picolit!

Altra zona importante ma che è sempre vissuta all’ombra del collio è il GRAVE (da gravis cioè peso grande) composto da terreni prevalentemente pianeggianti di origine alluvionale con grossi ciottoli (sassi) che, catturando la luce del sole, provocano una maturazione completa dell’uva ed accumulano calore di giorno per cederlo durante le fredde notti friulane e proteggere la base della vite!

Mentre il Collio è situato in provincia di Udine quindi ad est, il Grave è ad ovest verso il Veneto (Pordenone). Ci sono altre zone vitivinicole ma meno interessanti per la difficoltà di svolgere viticoltura come quella Carsica (che in serbo-croato significa paese di roccia) oppure per la scarsa qualità del terroir (Collio Goriziano e la zona del litorale).

Tra i vitigni a bacca bianca più interessanti abbiamo la ribolla gialla (che Plinio denominava EVOLA poi negli anni diventata rabiola quindi rebula ed infine ribolla) un vitigno antichissimo che ama le cime delle colline ventose, ben drenate e con suoli minerali preferito anche da papa Bonifacio VIII che nel 1296 (fresco di congiura ordita a danno del nostro Celestino V) ne decantava le caratteristiche tra cui l’equilibrio; poi abbiamo il (Tocai) Friulano ingiustamente declassato a Friulano in quanto l’esame del dna ne ha dimostrato l’estraneità alla regione ungherese del Tokaji ma una paternità francese (Sauvignonasse) ma come non nominare il Giro d’Italia enogastronomico: FRIULI VENEZIA GIULIA, dalle ridotte dimensioni del grappolo e degli acini e famoso per “l’aborto floreale” di cui parleremo in seguito! Tra i vitigni a bacca rossa sempre autoctoni abbiamo il Refosco dal peduncolo rosso, il Tazzelenghe ma lo Schioppettino di Prepotto (in realtà ribolla nera) vitigno salvato dall’estinzione grazie all’opera di piccoli viticoltori legati alla tradizione, è un vero archètipo così come il Pignolo.

Le fedelissime Aida e Sara, “ancelle” dello chef Gianfranco irrompono in sala con 4 vassoi colmi di crostini con trota salmonata e la serata Friuli decolla prepotentemente;

L’abbinamento è uno spumante di Ribolla Gialla dell’azienda Le Monde che versato nel calice sfoggia belle sfumature verdoline ed un perlage minutissimo segno di un’ottima materia prima e di un’ottima “mano spumantizzatrice” dimostrando che anche un “semplice” metodo charmat se ben fatto, riesce a tenere il passo di un saltellante salmone!

E’ uno charmat atipico in quanto ne possiede le caratteristiche di facilità di beva, percezione netta del vitigno e costo ridotto ma non è “abboccato” come gli altri con un residuo zuccherino pari a 12 g. per litro; inoltre l’azienda che lo produce peraltro con una bottiglia (champagnotta) ed etichetta molto eleganti risiede nella zona considerata meno performante (grave) ma dopo 36 anni di attività ho capito che la serietà e la visionarietà (capacità di guardare oltre il conosciuto) del produttore fa la differenza! Arriva l’ora del famoso prosciutto S.Daniele con formaggio di Montasio di 4 e 12 mesi e Fricut con in abbinamento il Friulano sempre dell’azienda Le Monde di Prata di Pordenone.

Bello da vedere nel calice col suo giallo paglierino scarico ma con riflessi verdolini caratteristici di un vino molto performante con solo 13 gradi alcolici ed una mineralità devastante che ha contrastato benissimo la dolcezza del S.Daniele! Un bel vino a 360 gradi dal costo di soli 9 euro in enoteca.

I tagliolini di vinaccia di ribolla gialla con burro di malga ed acciughe sono stati fatti a mano dallo chef Gianfranco Verdecchia usando il vino di ribolla gialla della stessa azienda Le Monde ma ci abbiamo abbinato un rosso molto complesso, elegante, antico e particolare: lo Schioppettino (il nome deriva da schioppettante in quanto in passato il vino tendeva a rifermentare in bottiglia facendo saltare i tappi) il cui vitigno è denominato ribolla nera delle “Vigne di Zamò” situata in pieno Collio.

I sentori di piccoli frutti di bosco ed una bella nota speziata di pepe nero ne fanno un vino di un’eleganza unica pur con un prezzo di ben 27 euro ma, si sa, l’unicità ha un certo costo!

Arriva l’ora del piatto più caratteristico cioè il Musèt con le Brovade a cui abbiamo abbinato un rosso che dal 1300 è il vitigno a bacca rossa storico nel Collio ma già conosciuto dagli antichi romani: sua maestà il PIGNOLO (pignùl in friulano) dal grappolo chiuso come una pigna (da qui il nome come nel caso del pinot nero), dagli acini piccoli a forma sferoidale con una buccia spessa di color blu-nera e dalla scarsa produttività con sentori balsamici, speziati, ed un tannino atipico per quella zona per un vino particolare diciamo “STRUTTURATO-INTELLIGENTE”!

I 28 euro necessari per acquistarlo permettono l’accesso in un mondo dove “muscoli ” ed eleganza si mescolano talmente bene da non riuscire a distinguerli; l’azienda produttrice è Torre Rosazza situata in pieno Collio (Oleis di Manzano) di cui assaggiamo anche il vino da abbinare al dolce (GUBANA) nella fattispecie il Picolit DOCG COLLIO dagli aromi di pesca bianca la cui complessità è dovuta ad un’anomalia della natura cioè l’aborto floreale per difetto di impollinazione (metà degli acini di ogni grappolo non si sviluppa permettendo una maggior concentrazione delle sostanze nell’altra metà)! E’ bellissimo notare queste anomalie concepite dalla natura stessa sicuramente non a caso! Il costo di 22 euro in enoteca per la bottiglia da mezzo litro.

Infine, per “pulire” il palato non poteva mancare il famoso Slivovitz (distillato di succo di prugne) prodotto dalla storica distilleria Domenis di Cividale del Friuli (Forum iulii ricordate?) usato dallo chef nell’impasto della gubana!

Il gradimento degustatori (alla cieca) per i vini ha eletto come vincitore il Pignolo Torre Rosazza con 11,10 punti ma seguito a “ruota” dalla coppia Friulano-Picolit con 11,00 quindi lo Schioppettino con 10,83 ed infine la bollicina di ribolla gialla con 10,24 (un punteggio niente male per un prodotto all’esordio che non usa i muscoli come arma). Da ciò si evidenzia lo scarto ridotto tra i diversi vini segno di buon equilibrio qualitativo di questa storica regione!

Tra i piatti il vincitore si è imposto con un “arrivo in solitudine” con distacco alla Ottavio Bottecchia (storico ciclista friulano) e stiamo parlando dei tagliolini alla ribolla gialla (Le Monde) con ben 12,33 di gradimento medio poi il set di antipasti con 10,79 quindi il Musèt con 9,79 e la gubana con 9,00.

Il punteggio medio del Friuli di 10,66 lo colloca al sesto posto della classifica generale del giro che vede le solite fantastiche 4 compatte in vetta (Umbria, Basilicata a soli 00,10 quindi Valle D’Aosta a 00,14 ed il Trentino a 00,22.

Il vino più votato di sempre rimane il Torrette superiore La Source mentre l’omologo tra i piatti i calamari Liparesi con caponata di verdure; non c’è storia per la maglia rosa degustatori che sta collocando il dottor sommelier Umberto “IL CHE” Carapucci nella storia del giro!

Alla prossima tappa – Stefano Grilli – enoteca Saraullo – Tortoreto tel 0861787751

 

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