Basilicata: la settima tappa del Giro d’Italia enogastronomico

La settima tappa del giro d’Italia enogastronomico fa scalo in Basilicata, regione fino a pochi anni fa poco considerata nonostante le radici storiche molto interessanti; infatti l’etimologia rimanda a “Basilikòs” cioè la denominazione usata per il funzionario del re preposto al controllo di una certa zona (thema)!

Il riferimento è all’impero bizantino o impero romano d’oriente che dal 600 al 1000 occupò la zona appunto THEMA; poi seguirono i normanni (bellissimo il castello normanno di Melfi) quindi i Borbone ed il Regno d’Italia.

Diciamo subito che l’odierna Matera nel passato era la zona più povera mentre la zona florida da sempre è stata la zona attorno al Vùlture (antico vulcano spento a sette punte e due laghi ad occuparne i crateri con splendidi sentieri che vanno fino ai 1300 metri di altitudine) quindi provincia di Potenza; ci sono stato recentemente e, dall’alto dei 1300 metri del Vulture scalato a piedi, ho avuto visione della bellezza e bontà del territorio dove, oltre alle sorgenti di acque minerali, ci sono condizioni agro ambientali eccellenti (terreni ricchi di potassio, escursioni termiche notturne) fondamentali per la coltura della vite e degli alberi da frutto.

La storica e bellissima città di Melfi vista dall’alto fa capire quanto fosse importante nel passato! Le zone vitivinicole sono la Val D’ Agri (famosa per i giacimenti petroliferi del recente passato) vicino al confine calabrese con fortissime escursioni termiche ed una viticoltura che si svolge attorno ai 600 metri prevalentemente con vitigni internazionali(merlot- cabernet) quindi il Materano (doc ,Matera) dove si coltivano prevalentemente primitivo, malvasia bianca e nera e sangiovese ma la zona “STAR” vitivinicola da sempre è il Vulture nella fattispecie i comuni di Barile e Rionero in Vulture; qui l’aglianico del Vulture regna da tempi preromani col suo acino piccolo (come il pinot nero) col rapporto buccia-polpa a favore della concentrazione di sostanze aromatiche e tanniche (che risiedono nella buccia).

Il vitigno a bacca bianca più interessante è il fiano, abbastanza diverso dalla versione Irpina sempre a causa del terroir. Lo chef Gianfranco Verdecchia, dalla mole alla Cannavacciuolo irrompe in sala con un set di antipasti tipici descrivendoceli minuziosamente (come sempre fa e dovrebbero fare tutti i ristoratori): canestrato di moliterno, pecorino di Filiano, luganica di Picerno dolce e piccante con soppressata ed una zuppa di fagioli di Sarconi a cui abbiamo abbinato una novità assoluta praticamente in anteprima nazionale cioè lo spumante di fiano di Quarta Generazione recante in atichetta un +1 per il recente arrivo della quinta!

Temevo non reggesse i sapori forti degli antipasti invece si è rivelata una bollicina ricca di personalità, ben fatta e forte di una materia prima di alta qualità prodotta solamente in 500 bottiglie, una sorta di esperimento felicemente riuscito!

Con gli strascinati con ricotta e salsiccia abbiniamo il vino bianco fermo di fiano sempre di Quarta Generazione; strutturato, rotondo e discretamente aromatico direi graditissimo da tutti.

Arriva il momento della pecora nel coccio con peperoni cruschi di Senise e pane di Altamura a cui non si può non abbinare sua maestà L’AGLIANICO del Vulture Quarta Generazione di Giovanna Paternoster; fermentazione classica in acciaio a temperatura controllata per preservare la complessità aromatica poi una seconda fermentazione in botti aperte dove vino e bucce “si amano” per un anno!

Questo vitigno di origini “elleniche” dal finale lunghissimo con cui degustiamo anche uno splendido castagnaccio ha delle caratteristiche molto interessanti a tal punto da essere denominato “il barolo del sud” ma, col senno di poi, sarebbe stato più azzeccato il contrario cioè denominare il barolo l’aglianico del nord (chi vuol capire, capisca)! Perchè tutti i vini della serata dell’azienda Quarta Generazione?

Perchè Giovanna Paternoster è la quarta generazione di una dinastia di viticoltori di cui Anselmo Paternoster è l’antesignano che negli anni ’20 fondò la prima vera cantina di proprietà gettando le basi per l’evoluzione vitivinicola della zona; nel 1939 il figlio Giuseppe conseguì il diploma all’Istituto Agrario di Avellino (tenete sempre presente il contesto geografico e storico della zona dove ogni tentativo d’innovazione costava tante fatica) diventando un importante mediatore di uve aglianico molto apprezzate nell’alta Italia. Lo stesso Giuseppe approfittò del servizio militare svolto a Conegliano Veneto (zona del prosecco) per acquisire le tecniche di spumantizzazione charmat e nel 1963 fondò l’azienda vitivinicola Paternoster di Giuseppe Paternoster allargata nel 1988 ai suoi cinque figli di cui era parte Sergio, padre di Giovanna! Trasmissone di sapere e passione da una generazione all’altra, questo è il concetto dinastico applicato al made in Italy del vino!

Veniamo ai risultati della serata:

Al primo posto sua Maestà L’ Aglianico del Vulture Quarta Generazione vendemmia 2015 con 12,81 (ad un soffio dal punteggio record di 13,01 appartenente al Torrette Superiore La Source) che potete trovare in enoteca a 22 euro.

Seguono a pari merito il fiano vino e lo spumante con 11,67( punteggio comunque alto specie per lo spumante all’esordio) che potete trovare in enoteca rispettivamente a 17,50 e 14,50.

Per i piatti vittoria per il set di antipasti con 11,75 quindi “a ruota” la pecora nel coccio con 11,30 seguiti dal castagnaccio (10,30) e dagli strascinati (10,15).

Il punteggio medio molto alto dei vini permette alla Basilicata di insediarsi al secondo posto della classifica generale mettendo dietro regioni politicamente ed economicamente più importanti quindi la classifica vede le prime quattro regioni racchiuse in un fazzoletto Umbria poi Basilicata a 0,10 quindi Valle d’Aosta a 0,14 e Trentino a 0,22 e di seguito le altre; è una sfida veramente serrata ed interessante!

Non altrettanto quella per la maglia rosa degustatori, appannaggio del Dottor Sommelier Umberto Carapucci vincitore di 7 tappe su 7!

Non cambiano neanche il vino ed il piatto più votati di sempre cioè il Torrette Superiore La Source ed i calamari Liparesi con caponata di verdure!

Ringraziando lo chef Gianfranco Verdecchia per l’impegno profuso e Giovanna Paternoster per avermi “donato” la primizia dello spumante, vi do appuntamento alla prossima tappa!

Stefano Grilli – enoteca Saraullo – Tortoreto 0861787751

 

 

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