Chardonnay: un vitigno cosmopolita

Quante volte al ristorante o al bar, non sapendo che vino ordinare, ci è venuto spontaneo dire “uno chardonnay”!

E’ il vitigno a bacca bianca più conosciuto anche dagli astemi e nei film romantici “lei” gradisce farsi versare un calice di “chardonnay” dal suo “lui” e poi…………! Ci sono due possibili origini per questo vitigno: quella razionale riguarda i “soliti” monaci Cistercensi della “solita” Borgogna dove nel borgo di Chardonnay crearono un incrocio di pinot nero (padre di molti figli) e della varietà gouais blanc proveniente dall’Europa dell’est; invece, “metafisicando”, pare che abbia origini “sacre” esattamente Gerusalemme dove veniva vinificato dai tempi dei tempi infatti chardonnay in ebraico (shahar adonay) si traduce in la porta di Dio!

E’ un vitigno “giramondo” in quanto ha una elevata adattablità ai vari tipi di clima e composizione del suolo ma con il pregio di esprimere le caratteristiche del luogo in cui viene coltivato. Da giovane, minerale ed agrumato, è più adatto ad aperitivi e pesci crudi mentre da maturo i toni vanno verso la frutta tropicale (banana ed ananas) e quindi si abbina meglio con formaggi di capra, primi al sugo di pomodoro e pesce alla brace.

Gli chardonnay top sono lo Chablis, Montrachet, Corton-Charlemagne, Mersault (Francia), il Franciacorta (molto adatto alla spumantizzazione col metodo classico), la versione Alto Atesina, Siciliana, Californiana (Napa Valley), Australiana (Margaret River) ma parlerò solo di quelli che ho degustato e che ho disponibili in enoteca:

Chardonnay Planeta (Sicilia)

Prodotto a Menfi nell’Agrigentino dove fa caldo di giorno, fresco di notte, c’è il mare vicino ed il sottosuolo è pieno di scheletro (sostanza calcarea) che garantisce l’effetto drenante per le piogge abbondanti e la mineralità del vino; vinificato in modo muscoloso cioè con macerazione sulle bucce ed un po di affinamento in legno ma senza esagerare, è strutturato (13,5 gradi) con profumi ed aromi di mela golden ed un accenno di frutta tropicale quindi lo definirei strutturato-intelligente! Euro 18,70 in enoteca.

Chardonnay Altkirch Colterenzio (Alto Adige)

Andiamo in Alto Adige, terroir favoloso per i vini bianchi dove troviamo sole di giorno necessario per una buona maturazione, freddo di notte necessario per la complessità aromatica (l’acino per difendersi dal freddo ispessisce la buccia che quando verrà messa a macerare nel mosto rilascerà maggiori sostanze aromatiche), suolo e sottosuolo ricchi di sostanze minerali (sapidità e difese immunitarie) e, molto importante, la precisione operativa degli altoatesini! Nel calice il vino sembra parlare la lingua di quel territorio: le note di mela golden e frutta a polpa bianca iniziali lasciano spazio a sentori più classici con un finale secco che lo rende abbinabile anche a pietanze importanti per grassezza ed untuosità; euro 8,50 in enoteca.

La stessa azienda produce anche una riserva (chardonnay Lafoa) più muscolosa (14,5 gradi) con note di frutta tropicale e legnose ma più minerale e morbida della versione Altkirch: un nettare a 20 euro in enoteca.

Chardonnay Coppo Monteriolo 2009

si va in Piemonte nelle Langhe a degustare lo chardonnay ottenuto dalla vigna Monteriolo (quindi è un cru) della famiglia Coppo che da più di 100 anni si diletta in produzioni artigianali di vini e metodo champenios. In questa zona troviamo tutta la ricchezza di un suolo e sottosuolo eccellenti e l’esperienza di viticoltori che uniscono il sapere tramandato dai loro avi a quello moderno di stampo tecnologico! I vini ottenuti sono sapidi, strutturati e con un grado alcolico medio-basso quindi vanno degustati vecchi ovvero maturi per apprezzarne tutte le sfumature (ho assaggiato le vendemmie 2007 e 2009 rivelatesi meravigliose) e sono abbinabili anche a carni bianche e formaggi stagionati; dovremmo riflettere sul luogo comune che i vini bianchi vadano degustati giovani!

Dal Piemonte, valichiamo le Alpi ed andiamo in Francia dove il patrimonio ampelografico (gli ettari di terreno vitato) è colmo di chardonnay che assume caratteristiche diverse da una sottozona all’altra ma, per non confondervi le idee, ne prenderò in considerazione solo 3 che ho degustato con soddisfazione anche se per motivi diversi:

Chardonnay Moulin de Gassac

Dalla Linguadoca, regione della Francia del sud che prende il nome dalla lingua parlata (lengadòc) cioè un francese “alpino” diverso da quello “reale” (d’oil) parlato al nord; è un territorio adattissimo alla coltura di chardonnay e la versione degustata della maison Moulin de Gassac ha tutte le caratteristiche del famoso terroir francese. Mineralità, struttura, luminosità ed eleganza sono evidenti ma vi chiederete a che prezzo e qui c’è la sorpresa dovuta alla natura controcorrente della popolazione locale (tra il 1100 e il 1350 ci fu il fenomeno dei trovatori cioè poeti che componevano versi in lengadòc e non nella lingua ufficiale imposta dalla Chiesa cioè il latino) che per combattere i poteri forti delle altre regioni più famose ha impostato un prezzo decisamente basso per un francese: 7,70 in enoteca!

Chardonnay Chablis

Volendo invece spendere 43 euro, andiamo a Chablis, la zona vinicola collocata a metà tra la Champagne e la Borgogna dove lo chardonnay ha trovato le condizioni ideali per produrre un vino dalla personalità unica, ben noto per la sua secchezza (fragranza dovuta all’acidità) e per i tipici aromi minerali e di miele d’acacia. La versione presa in considerazione è quella di William Fevre, cantina che da 250 anni (avete letto bene 250) produce vini 100% di chardonnay sia in versione base che cru (singolo vigneto); il vigneto Vaillons nella vendemmia 2013 ha un colore giallo pallido verdolino, note minerali e floreali che danno al palato una sensazione di freschezza unita a note di pietra focaia con un finale sapido che provoca una bella salivazione! Lo spettro d’abbinamento è vastissimo nonostante i soli 12,5 gradi alcolici: un fuoriclasse!

Puligny-Montrachet

Infine, scendiamo nella limitrofa Borgogna dove non si produce solo il famosissimo pinot nero ma anche un signor chardonnay oltre ad altri vitigni come aligotè e Gamay. La versione degustata è un Puligny-Montrachet dove Montrachet rappresenta la zona vitata che è occupata da due villaggi: Puligny e Chassagne, il tutto incluso nel sud della Cote de Beaune che a sua volta è la metà meridionale della Cote d’or zona top della Borgogna! La geografia-enologica della Francia è molto complessa anzi ingarbugliata ma è stato un lavoro necessario iniziato nel lontano 1850 per prendere il meglio di ogni zona (inteso come capacità naturali). Il vino in questione è il Puligny-Montrachet di Philippe Chavy nella versione “les corvées des vignes”: colore oro pallido, al naso sembra di stare in un giardino botanico ed al palato ecco che domina la notevole base minerale; vino delicato e seducente al prezzo di 80 euro! Troppo? C’è la versione “base” sempre di Chavy a 32 euro!

Questa digressione sullo chardonnay può sembrare lunga ma vi assicuro che si potrebbero scrivere altre decine di pagine su questo vitigno che, spesso, viene sminuito o usato da alcuni produttori italiani per produrre vini cosiddetti “beverini”!

Buona degustazione
Stefano Grilli – Enoteca Saraullo – Tortoreto – Tel 0861.787751

 

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