Referendum legittima difesa, la bufala imperversa su Whatsapp

Un messaggio diffuso tramite Whatsapp avverte della possibilità di firmare per un fantomatico referendum sulla legittima difesa, in realtà si tratta solo dell’ennesima, inutile e fuorviante catena di Sant’Antonio; ecco come stanno realmente le cose.

Da alcuni giorni sta circolando su Whatsapp il seguente messaggio:

“Comunico a tutti coloro che ne siano interessati che presso l’UFFICIO SEGRETERIA o ANAGRAFE del vostro comune di residenza é possibile firmare per un referendum di iniziativa popolare sulla legittima difesa della casa e dei beni. Nella proposta di legge sarà potenziata la tutela della persona che difende la propria casa, i propri beni e i propri cari. La cosa più importante é che viene negato il risarcimento delle eventuali lesioni causate al ladro o agli eredi in caso di morte. Mi permetto di segnalarlo perché partiti, giornali e televisioni non ne stanno dando assolutamente notizia, pertanto vi prego di firmare e far firmare il maggior numero di persone.

Grazie.

C’è tempo fino a metà maggio circa. Necessaria la sola carta di identità in corso di validità ed essere residenti.”

Molti utenti, in perfetta buona fede, hanno seguito l’immancabile invito a diffondere il messaggio, contribuendo così all’ennesima catena di Sant’Antonio, iniziata da qualche buontempone che evidentemente non ha niente di meglio da fare. Infatti, come si può facilmente verificare con una veloce ricerca sul web, l’appello diffuso non è altro che un concentrato di inesattezze e falsità, ecco perché:

1-      Il messaggio sembrerebbe alludere ad una sorta di referendum propositivo che semplicemente non esiste nel nostro ordinamento;

2-      Contraddicendo se stesso, l’autore del messaggio parla poi di una legge di iniziativa popolare che è cosa ben diversa da un referendum;

3-      La legge di iniziativa popolare sulla legittima difesa, cui il messaggio fa riferimento, esiste veramente ed è stata promossa dall’Italia dei Valori con una campagna che si è conclusa la scorsa primavera dopo aver raccolto il sostegno di oltre un milione di persone, superando abbondantemente le 50.000 firme necessarie per presentare la proposta al Parlamento. L’appello a recarsi in comune per firmare a favore della proposta non ha quindi alcun senso, visto che la raccolta firme si è conclusa da mesi e il testo della legge è già stato depositato al Senato.

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