Social-scontri: volano parole grosse tra Calenda e Briatore

Matteo Renzi a cena con Flavio Briatore in Arabia Saudita? Un “rischio per la reputazione personale!

Ne è convinto l’ex ministro Carlo Calenda, che in un’intervista a Radio24 commenta così la notizia dell’incontro tra l’ex rottamatore fiorentino e un gruppo di faccendieri sauditi nella suggestiva location del Billioner di Riad, ospite dell’imprenditore piemontese.

Un convivio che Calenda, attivissimo sui social, non ha apprezzato particolarmente. “Mettiamola cosi: non credo che ci sia un rischio per la sicurezza nazionale, ma c’è un rischio per la reputazione di Renzi“.

E la replica non si è fatta attendere. A controbattere, rigorosamente via Instagram, è stato lo stesso Briatore, che non le manda certo a dire.

Caro Calenda” scrive in un lungo post “come si permette lei di parlare di reputazione? Forse ha un vuoto di memoria e per questo mi permetto di farle un ripasso della sua carriera e dei suoi successi“.

E parte da un elemento che li accomuna: l’automobilismo. Entrambi hanno fatto parte di questo mondo, Calenda in Ferrari, Briatore in Benetton e Renault. “Ma del suo incarico nessuno se ne ricorda“.

E poi ancora il caso Ilva, rispetto al quale il manager ricorda che, da Ministro dello Sviluppo Economico, “fu lei a stilare il contratto con Mittal ed oggi ci ritroviamo in questo pasticcio immane“.

Dati alla mano, Briatore accende i riflettori sui numeri: “Sa quanto è il totale degli stipendi erogato dal gruppo Billionaire Lifestyle? 15 milioni di euro l’anno. E lei, a quanto italiani ha dato lavoro? Credo a nessuno. Però al suo stipendio ci tiene eccome!

Fino a tacciarlo di essere un “traditore, rancoroso, invidioso e disfattista. Dovrebbe tacere sulla reputazione degli altri e guardarsi allo specchio“.

Insomma, il botta e risposta tra i due è destinato ad avere un seguito certo, considerato pure il periodo pre-elettorale che li vede coinvolti. Con la differenza che oggi il dibattito si sposta dalla tribuna politica al mondo social: cambiano le modalità, cambiano i termini, cambiano gli ambiti di scontro. E l’elettore resta sempre a guardare.

Marina Serra 

 

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