Vasto, morte capodogli e petrolio: quale collegamento?

capodogli a rivaVasto. “Esiste una legge molto rigorosa in Italia, tra le più rigorose in Europa. Il mio ministero si atterrà alle leggi attuali: sarà molto rigoroso sia nelle Valutazioni di impatto ambientale, sia nel rilascio delle autorizzazioni integrate”. Lo ha sottolineato il ministro dell’ Ambiente, Gian Luca Galletti, parlando con i giornalisti delle trivellazioni in Adriatico, contestate dalle comunità locali.

“Lo spiaggiamento dei 7 capodogli (di cui 3 morti) sulle coste abruzzesi è quasi certamente dovuto agli effetti della ricerca petrolifera in mare e l’utilizzo di tecniche di esplorazione del sottosuolo, come l’air-gun, che provocano traumi dalle conseguenze anche letali alle specie animali presenti”. Lo sostiene il Movimento Cinque Stelle sul blog di Beppe Grillo. “Molti studi -sottolineano i parlamentari – dimostrano che le tecniche di prospezione danneggiano gli ‘abitanti del mare’ e a febbraio lo avevamo detto chiaramente in una interrogazione ai ministri dell’Ambiente e degli Affari Esteri nella quale chiedevamo garanzie a difesa del nostro patrimonio marino”. “Ministeri che sono rimasti sordi alle nostre richieste. E oggi, come la storia dei capodogli dimostra le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti”.

LEGAMBIENTE: ORA VERTENZA PER ADRIATICO BENE COMUNE: Mare Adriatico “bene comune”, con l’istituzione dell'”Area Adriatica”, che può dare “un quadro di certezza e rafforzare le norme sugli interventi necessari per la tutela e la valorizzazione di questa grande risorsa”. E’ la richiesta che secondo Legambiente andrebbe fatta all’Unione Europea, dopo che la morte dei tre capodogli, parte del branco di sette cetacei arenatosi sulla spiaggia di Vasto (Chieti), ha riacceso i riflettori sulla questione ambientale in Adriatico. L’associazione ambientalista rilancia l’idea di “una vera e propria vertenza ambientale dell’Adriatico, che affonda le sue radici nella storia di una civiltà che ha visto il mare come elemento comune delle popolazioni costiere”, perché “oggi c’è la possibilità di investire su un grande futuro per il bacino adriatico con la conquista di una nuova centralità, la valorizzazione dei tesori territoriali, ambientali ed economici presenti sulle sue coste”.

TERMINATE OPERAZIONI DI RIMOZIONE DELLE TRE CARCASSE. Operazioni ufficialmente concluse sulle tre carcasse di capodogli spiaggiatisi ieri mattina a Punta Penna a Vasto, nella Riserva naturale di Punta Aderci. Si tratta di tre femmine, di cui una in attesa di un piccolo.

I tre esemplari facevano parte di un gruppo di 7 capodogli. Quattro già ieri hanno ripreso il largo. Tutto l’arenile è stato ripristinato, le tre carcasse sono state completamente rimosse e portate verso l’interramento dopo che gli esperti a lavoro hanno terminato la necroscopia.

A coordinare l’esame necroscopico e le operazioni connesse alla rimozione dei tre cetacei Sandro Mazzariol, del Cert (Cetacean stranding Emergency Response Team) dell’università di Padova, nato proprio per affrontare le emergenze spiaggiamenti dopo l’altro spiaggiamento di massa del dicembre del 2009 al Gargano dove morirono sette animali. “Ci sono bolle – ha riferito Mazzariol parlando degli esami – non si esclude nulla. Prima di stabilire il nesso con le cause attendiamo le indagini collaterali. Allo studio ci sono varie ipotesi. Seguiremo tutti gli 11 step del Protocollo che abbiamo messo a punto dopo il Gargano”.

Da lunedì partirà il lavoro di raccolta dati. “Per prima cosa – ha detto Mazzariol – manderò le foto per avere una carta di identità degli animali. Poi seguirà il lavoro di ricerca di patogeni, quindi le indagini tossicologiche”. Le prime risposte potrebbero arrivare entro un mese. Al lavoro anche gli specialisti della facoltà della Scienza del mare dell’Universidad de Las Palmas delle Canarie. Mazzariol ha quindi tenuto a sottolineare che il “coordinamento ha funzionato. In un giorno la questione è stata risolta grazie anche al supporto della logistica”.

Il ricercatore dell’Università di Padova ha ringraziato gli uomini della Capitaneria di Porto di Vasto, il servizio veterinario dell’Asl provinciale di Chieti e le centinaia di volontari che si sono prodigati a rimettere al largo i quattro capodogli salvandoli da morte sicura. “Si sono diretti al nord, ma dovrebbe essere più normale che debbano cambiare direzione, anche perché la loro vita si svolge in fondali profondi come sulle coste greche. Sappiamo che gli ultimi avvistamenti erano stati fatti sulle coste croate”.

Il servizio veterinario della Asl si occuperà invece dello smaltimento delle carcasse, che verranno sepolte in un terreno già individuato dal Comune di Vasto.

Capodogli: Assomineraria, nessun uso ‘air gun’ in Adriatico

Sono anni che nell’Adriatico italiano non vengono effettuati rilievi geofisici di sismica a riflessione, i cosiddetti ‘air gun’. L’ultimo rilievo di questo tipo, nel mare croato, è stato completato nel gennaio 2014 in preparazione del bando di gara che il governo della Croazia ha annunciato lo scorso aprile per assegnare aree per la ricerca petrolifera a mare. Altre acquisizioni sismiche sono state effettuate da Grecia e Malta agli inizi dell’anno in corso. È quanto afferma Assomineraria, sottolineando che ”sarebbe bastata questa banale verifica per escludere qualsiasi correlazione tra tali attività e lo spiaggiamento dei capodogli a Vasto”.

”I tentativi di correlare lo spiaggiamento alle attività di ricerca di idrocarburi in Adriatico, che in oltre 40 anni non hanno mai determinato alcuna problematica ambientale, sono privi di qualsiasi fondamento”, afferma l’associazione. Inoltre ”a livello internazionale non vi è alcuna evidenza scientifica sulla correlazione tra tali attività e fenomeni di disorientamento dei cetacei”

”L’attività di ricerca e produzione di idrocarburi in Adriatico – conclude Assomineraria – fornisce un contributo sostanziale all’indipendenza energetica dell’Italia, contribuisce all’occupazione e allo sviluppo economico del Paese, e viene operata con grande attenzione alla protezione dell’ambiente e della sicurezza”.

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