La parola agli ingegneri abruzzesi: ‘L’indipendenza energetica? Una necessità per tutti noi’

Altro giro, altra corsa. Le nostre interviste agli studenti d’ingegneria in giro per l’Italia continuano. Dopo il Team PIER del Politecnico di Torino, siamo tornati dalle mie parti, in Abruzzo. E abbiamo intervistato Andrea Cinocca, ex studente d’Ingegneria de L’Aquila, ponendo alcune domande su Abruzzo, ambiente e sviluppo sostenibile.

Da quanto tempo hai concluso gli studi di Ingegneria?
Sono laureato da ormai 7 anni, in Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio ma, vista anche la crisi iniziata nel 2009, ho deciso di investire in formazione e così ho seguito un Master annuale in Mercati dell’Energia e dell’Ambiente e, successivamente, un Dottorato di Ricerca sempre in sistemi per l’Energia e l’Ambiente.
Nel prossimo futuro che strada vorresti intraprendere: resterai nel campo della ricerca?
Attualmente collaboro con l’Università dell’Aquila (dove ho chiuso il mio Ph.D.) e il settore della ricerca, anche se non primariamente, potrebbe continuare ad essere una delle mie attività.
Per il futuro però, ho in mente altro, comunque legate al settore “Energy”: ho qualche progetto imprenditoriale già in fase di definizione. Inoltre continuerò sicuramente a svolgere attività di docenza e formazione.

Parliamo di economia locale: secondo gli ultimi dati Istat, il mercato del lavoro abruzzese dal 2008 ad oggi ha perso 54 mila occupati. Nel secondo trimestre 2014, il tasso di occupazione della popolazione tra 15 e 64 anni è diminuito di quasi 7 punti percentuali rispetto a 6 anni fa. Siamo passati dal 58,9% nel 2008 al 52% nel 2014. La grave situazione economica italiana prima e abruzzese poi, impone delle scelte precise. Puntare sul comparto energetico potrebbe essere una soluzione percorribile per il rilancio dell’economia?
Io sono Altomolisano di nascita e cultura, quindi molto simile all’Abruzzese e vivo ormai da quasi 15 anni in Abruzzo; ragion per cui, quando sento statistiche che parlano di questa Regione, mi sento direttamente chiamato in causa.
Quando ho iniziato a studiare a L’Aquila, nei primi anni 2000, l’Abruzzo era una delle Regioni con crescita maggiore in Italia: industria, turismo, valorizzazione territoriale. La crisi ha tagliato le gambe ai più giovani ed inesperti e la concorrenza spietata dei cosiddetti Paesi BRICS non credo permetterà di rilanciarci. Io credo che tutte le politiche del prossimo futuro, anche e soprattutto quelle energetiche, dovranno puntare a valorizzare gli aspetti ambientali, artistici e culturali del nostro Paese. Ciò significa che lo sviluppo energetico del Paese dovrà necessariamente essere sostenibile.

Ambiente ed energia: un binomio indicibile o una strada percorribile?
Sono sicuramente due concetti complementari per uscire dal pantano della crisi: oggi l’85% dell’energia è prodotta da fonti fossili quindi, quando si parla di energia, bisogna necessariamente parlare di possibile impatto ambientale e svincolarsi dalla dipendenza cronica italiana.

Se il mercato del lavoro in Abruzzo barcolla e tanti ingegneri sono costretti ed emigrare per trovare lavoro, perché non accogliere le richieste di tante industrie energetiche purché la loro attività sia sempre fatta in ottemperanza alle già severe vigenti norme sulla tutela ambientale?
L’Italia, per la sua posizione geografica e per la sua storia politica, a livello logistico è uno degli hub più importanti nel mondo: è inevitabile la sua funzione di raccordo per quanto riguarda i flussi energetici. Per questo, gasdotti, cavidotti, rigassificatori dovranno necessariamente passare da noi per soddisfare le esigenze energetiche del Nord del Mondo.
La nostra nazione importa più dell’80% della nostra energia (sotto le varie forme: gas, petrolio, carbone, energia elettrica) e dunque non siamo energeticamente autosufficienti. Non abbiamo scelta: o importiamo o produciamo diversificando.
L’Autoproduzione “pulita” ma anche il risparmio potrebbero, però, sicuramente affievolire queste richieste energetiche. Ciò non toglie, però, che bisogna “pensare globale” e quindi considerare anche le dinamiche geo-politiche a più grande scala: compito, questo, dei nostri legislatori.

Diego Vitali blogger goccediverita.it

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