WWF Abruzzo: il bilancio di fine anno. Serve impegno alla lotta al cambiamento climatico

Questa mattina a Pescara si è svolta la tradizionale conferenza stampa di fine anno del WWF. È stata l’occasione per tracciare il bilancio per l’ambiente e per la natura abruzzesi dell’anno che si sta chiudendo.

 

Come sempre è stato un anno di grande impegno per le quattro organizzazioni locali, le sei Oasi, i Centri di Educazione Ambientale e i nuclei di vigilanza del WWF presenti nella nostra regione. Diversi obiettivi importanti sono stati centrati, ma permangono questioni di fondo irrisolte, mentre continua a mancare un impegno reale e concreto nella lotta ai cambiamenti climatici e verso uno sviluppo veramente sostenibile. Il bilancio non può non iniziare da uno dei simboli della nostra regione: l’Orso bruno marsicano.

 

Il 2019 è stato l’anno del lancio, con un convegno nazionale a Roma, della campagna WWF “Orso 2×50” che punta al raddoppio dell’esigua popolazione di orso marsicano entro il 2050. Il WWF ha organizzato nuovi campi di volontariato durante l’estate con il patrocinio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise e con base operativa nell’Oasi WWF delle Gole del Sagittario: sette le amministrazioni comunali che hanno ospitato le attività, migliaia le persone incontrate, diverse le associazioni coinvolte.

 

Ai campi hanno partecipato ragazzi volontari provenienti da tutta Italia che hanno deciso di impiegare alcuni giorni delle proprie vacanze estive per svolgere azioni in favore dell’Orso, come, ad esempio, osservazioni e raccolta dei segni di presenza, potatura meli e arbusti, posizionamento di recinzioni elettriche, animazione e giochi per bambini, incontri pubblici. Siamo stati presenti soprattutto in zone marginali e al confine del Parco dove però si registra un’espansione dell’Orso e dove si deve lavorare di più per sperimentare azioni volte alla corretta e pacifica convivenza. Grazie ai fondi della campagna “Orso 2×50” e della Regione Abruzzo il personale dell’Oasi WWF Gole del Sagittario e i nostri volontari hanno messo in opera nuovi recinti elettrificati che costituiscono una delle azioni di prevenzione maggiormente consolidate: non solo per la “messa in sicurezza” di allevamenti, pollai, apiari, frutteti, ma anche quale occasione di incontro e formazione per i proprietari stessi e per tutta la comunità. E sempre durante la bella stagione sono state anche messe in sicurezza tre vasche potenzialmente pericolose per rischio annegamento del plantigrado, nei comuni di Anversa degli Abruzzi e Ortona dei Marsi.

 

Proprio negli ultimi giorni dell’anno, però, la morte di un’orsa sulla strada, col dramma vissuto dal suo cucciolo ora solo ad affrontare l’inverno, ha dimostrato che non si fa ancora abbastanza. A fronte di una situazione eccezionalmente grave occorrono provvedimenti eccezionali che coinvolgano tutti i gestori del territorio, ciascuno per il proprio livello. Il WWF e i Parchi faranno, come sempre, la loro parte insieme ad altre associazioni e ai volontari ma occorre un impegno vero e costante a livello istituzionale. Gli interventi ipotizzati per il prossimo futuro sulle principali montagne abruzzesi vanno invece in tutt’altra direzione: nuovi impianti di risalata e piste da sci, ad esempio, nei Campi della Magnola (Comune di Ovindoli, Zona di Protezione Speciale “Sirente Velino”), per i quali la Regione ha recentemente dato parere positivo per la valutazione di impatto ambientale, nonostante dalla lettura dei documenti appaiano evidenti le criticità ambientali sollevate da più parti, compreso il Parco regionale. È inoltre in cantiere un progetto che avrebbe quale obiettivo quello di collegare le piste situate a Passo Lanciano con quelle di località Mammarosa fino ai 1995 metri della cima della Majelletta.

 

Il tutto in aree di enorme pregio ambientale tutelate sia da un Parco nazionale che dalla Rete Natura2000 dell’Unione Europea. Come se non bastasse si ipotizza anche di riprendere lo sviluppo dei bacini sciistici sul Gran Sasso in pieno Parco! «Come sempre – ha commentato il vice presidente del WWF Italia Dante Caserta – si tratta di progetti a totale costo pubblico che vanno a distruggere ambienti preziosi per realizzare impianti perennemente in perdita. Solo per gli interventi nel Parco della Majella si parla di molti milioni. Ma come è possibile continuare a sperperare soldi della collettività in impianti di risalita in un territorio che, inevitabilmente, nei prossimi anni sarà sempre meno innevato in conseguenza dei cambiamenti climatici già in atto? Anche chi propone questi impianti è del resto evidentemente consapevole di questa criticità, tant’è vero che prevede la realizzazione di impianti di innevamento artificiale.

 

Sottrarre beni comuni come il suolo o l’acqua per opere che non hanno alcun interesse pubblico né reali benefici per la comunità, in nome di una visione antica e superata dello sviluppo della montagna, non può essere in alcun modo condivisibile. La gestione delle aree montane richiede interventi e linee di programmazione e di investimento legate all’unico bene certo di questi territori: l’attrattività ambientale che peraltro può portare turismo tutto l’anno». Dalla montagna alla costa per parlare di un altro simbolo della natura abruzzese: il Fratino, piccolo trampoliere che sopravvive sul litorale della nostra regione minacciato dalle attività dell’uomo sempre più invasive. Nel 2019 è proseguito il progetto Salvafratino Abruzzo promosso dall’Area Marina Protetta Torre del Cerrano e dal WWF Abruzzo. Tantissime le attività di promozione e conservazione a favore della specie che ha segnato nel 2019 un miglioramento rispetto all’anno precedente: 43 nidi individuati lungo gli oltre 100 km di costa con un successo di schiusa del 51%.

 

Numeri tuttavia ancora troppo bassi che impongono anche nei prossimi anni un lavoro sempre più intenso. Ma la ricchezza faunistica dell’Abruzzo non è rappresentata solo da Orso e Fratino. E per proteggere tutto questo patrimonio naturalistico che da sempre il WWF si batte contro una delle principali cause di impoverimento della fauna: la caccia. Quest’anno la Regione Abruzzo ha “pasticciato” non poco con il calendario venatorio, proponendone versioni diverse, spesso contrastanti. Il WWF ha chiesto alla Giunta Marsilio-Imprudente di ritirare le assurde disposizioni previste come la preapertura al 1° settembre (anche alla tortora, una specie gravemente minacciata), l’anticipo e l’estensione del periodo di caccia per quasi tutte le specie, la cancellazione di molti limiti relativi ai carnieri e la scarsa incidenza delle misure per la conservazione dell’Orso bruno marsicano. La Regione non ha tenuto in alcuna considerazione le nostre osservazioni e siamo stati costretti a ricorrere al TAR che ancora una volta ha bocciato il provvedimento regionale.

 

Tra l’altro nel calendario sono state riproposte scelte già censurate negli anni scorsi dal TAR: dieci anni di sconfitte giudiziarie evidentemente non hanno convinto la nuova Giunta Regionale ad avviare un cambio di rotta a favore della tutela della fauna del nostro territorio. Si continua ostinatamente a servire gli interessi della parte più retriva del mondo venatorio piuttosto che quelli della fauna e dell’ambiente. Lo dimostra anche l’ultimo recentissimo “regalo” che la giunta Marsilio-Imprudente ha fatto ai cacciatori, complice il parere favorevole dell’ISPRA, dando la possibilità di sparare anche a gennaio alla beccaccia nonostante la sentenza del TAR Abruzzo che aveva disposto la chiusura al 31 dicembre. Sul fronte delle aree naturali protette le novità sono state sicuramente le tanto attese nomine del presidente e del direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise e del presidente del Parco della Majella (quest’ultimo però ha ancora un direttore facente funzioni). La speranza è che ora si possa lavorare al meglio e che i parchi nazionali possano costituire l’ossatura principale di un vero e proprio sistema di aree naturali protette nella nostra regione.

 

Purtroppo permane invece la situazione di commissariamento del Parco Regionale Sirente-Velino che va avanti dal giugno del 2015! Una inspiegabile vergogna seconda solo al mancato avvio del Parco nazionale della Costa Teatina istituito nel 2001, perimetrato nel 2015, ma tuttora non attivato. Solite difficoltà per i finanziamenti delle riserve regionali nonostante uno studio dell’Università del Molise che ha coinvolto quattro aree protette abruzzesi (tra cui due Oasi WWF) abbia dimostrato l’importanza di puntare su queste zone tutelate che restituiscono alla collettività in termini di servizi eco sistemici molto di più di quanto investito. Nelle aree interne è proseguita la battaglia sul metanodotto SNAM e sulla centrale di Sulmona.

 

Purtroppo il ricorso al TAR delle Amministrazioni comunali e delle Associazioni ambientaliste è stato rigettato, mentre l’istruttoria per il rilascio dell’AIA è attualmente in svolgimento. Nella fase istruttoria, tuttora in corso, vi sono state molteplici evidenze della necessità di riaprire la procedura di VIA, in quanto quella già effettuata è ormai vecchia, superata dalle ulteriori conoscenze acquisite, nonché realizzata in modo frammentario perché riferita alle singole tratte e non a tutta l’opera.

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