Sorgente Valle Reale: la società Santa Croce ricorre al Garante per concorrenza

La società Santa Croce sta verificando gli estremi per una segnalazione all’Autorità Garante della Concorrenza “gli inaccettabili ritardi accumulati e le omissioni della Regione Abruzzo”, relative al
bando indetto il 12 maggio 2017, per l’attività di sfruttamento della sorgente di acqua minerale “Valle Reale” nei comuni di Popoli e San Benedetto in Perillis ”.

 

A renderlo noto la società dell’imprenditore Camillo Colella, ex concessionario della sorgente Sant’Antonio Sponga di Canistro (L’Aquila), che concorre con la sua controllata Italiana Beverage al bando della Valle Reale, assieme all’attuale concessionario, la Gran Guizza del gruppo San Benedetto. I tempi notevolmente lunghi hanno causato polemiche e preoccupazioni visto tra l‘altro che dalla gara dipende anche il futuro lavorativo di 130 addetti, che arrivano a 200 con l’importante indotto.

 

L’iniziativa nasce dal fatto che dopo oltre dieci mesi, protesta la Santa Croce, non si è arrivati ancora alla definizione della gara e la Gran Guizza continua ad imbottigliare, a seguito di una proroga ritenuta però scaduta a febbraio. Il disappunto da parte della Santa Croce è salito oltre i livelli di guardia in seguito al rinvio della seduta che avrebbe dovuto attivare l’iter finale: l’attesa riunione della commissione di gara che doveva aprire le buste “B”, con le offerte tecniche, è stata infatti rimandata a data da destinarsi, per la mancata nomina del segretario verbalizzante. Un rinvio che secondo i legali della Santa Croce, poteva essere evitato, in quanto la figura non è determinante e comunque poteva essere reperita tra i commissari.

 

La componente della Commissione di gara, Iris Flacco, dirigente regionale del servizio Risorse del territorio e Attività estrattive, ha dovuto intanto lasciare l’incarico, per incompatibilità, su disposizione dell’Avvocatura regionale, in seguito ad una citazione per danni presentata al tribunale di Roma dalla Santa Croce contro la stessa dirigente, per sue affermazioni sulla stampa considerate diffamatorie.

 

“La prima seduta si è tenuta ai primi di luglio poi un nulla di fatto – spiega Colella -. Quello che sta accadendo con la gara per la concessione delle sorgenti Valle Reale di Popoli è qualcosa di intollerabile, perché le lungaggini della Regione vanno a tutto vantaggio di un nostro concorrente, che continua ad imbottigliare, oltre i termini ultimi della proroga, quindi senza un titolo ufficiale, in sostanza abusivamente”.

 

Il riferimento di Colella è all’ultima proroga, scaduta nel febbraio scorso, concessa alla Gran Guizza il 12 maggio del 2017 e motivata solo dalla necessità di garantire la continuità produttiva in attesa
dell’esito del bando. Del resto la Gran Guizza negli ultimi due anni ha gestito la concessione a seguito di altre proroghe, con la motivazione che doveva essere portato ancora a compimento un accordo di programma tra Regione Abruzzo e Comune di Popoli.

“L’ultima proroga è scaduta il 10 febbraio scorso, comunque chiederemo di verificare la legittimità degli atti – precisa Colella – ma ci chiediamo se la tempistica, associata ad una proroga, sia compatibile con il principio di accesso al mercato e di durata limitata delle concessioni. Ed è per noi grave che la Regione non si sia pronunciata sull’esistenza di una nuova proroga”.

La Santa Croce ha già inviato una segnalazione alla Guardia di Finanza con conseguente diffida legale, in cui si invita formalmente la Regione Abruzzo a bloccare l’attività di sfruttamento della sorgente Valle Reale.

Anche la segnalazione all’Autorità garante della concorrenza poggia sul fatto che il testo della determina regionale aveva collegato la durata della proroga alla durata della gara, quest’ultima, “stimata in nove mesi”; ciò significa che passati nove mesi senza la definizione della gara, la Regione avrebbe dovuto tornare a pronunciarsi su una nuova ed ulteriore e ipotetica proroga.

 

Oltre ad “un’evidente distorsione delle regole della concorrenza”, Colella torna a denunciare la disparità di trattamento che la sua società ha subito da parte dello stesso ente regionale, allorché gli è stata revocata, a fine 2015, la concessione della sorgente di Sant’Antonio Sponga di Canistro, a causa dell’annullamento del bando della Regione, a seguito di un ricorso del Comune di Canistro. La Santa Croce aveva chiesto una proroga della concessione, per salvaguardare i lavoratori e la produzione, in attesa della definizione del nuovo bando poi assegnato provvisoriamente nel marzo 2017 alla Norda dei fratelli Pessina ed ancora non evaso. Ma la Regione in questo caso non ha concesso dilazioni.

“Per la concessione dell’acqua minerale Sant’Antonio-Sponga – entra nel dettaglio Colellla – la Regione aveva fatto una proroga simile, legata al periodo stimato della gara, scaduto il quale, però, ha ripreso possesso del giacimento: tanto è vero che, oggi, in pendenza di gara, nessuno lo sta coltivando e l’acqua minerale, tre le migliori d’Italia finisce letteralmente nel fiume.

Solo qualche mese addietro la Regione – prosegue Colella – ci ha ribadito che, scaduto il periodo di proroga, la concessione non poteva più essere esercitata, neppure con la gara pendente, e a nulla sono serviti i nostri impegni all’assunzione dei dipendenti. La Regione, attraverso il dirigente Flacco, ora incompatibile, sostenuta politicamente dal vice presidente Giovanni Lolli, purtroppo ancora in carica, è stata irremovibile e penso sia doveroso, e comprensibile, che oggi la Santa Croce esiga una perfetta parità di trattamento. Ma nelle aule dei Tribunali emergeranno vessazioni e illegittimità subite e qualcuno pagherà i danni”.

 

Il valore della concessione Valle Reale è di 8 milioni 976 mila euro, per poter imbottigliare acqua minerale da tre sorgenti, con il limite di captazione di 40 litri al secondo, per la durata massima di trent’anni. Il concessionario dovrà pagare un canone annuo di 4 euro per ogni mille litri o frazione di acqua minerale imbottigliata.

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