Le aree abruzzesi minacciate da frane e alluvioni: la mappa

Abruzzo. La recente tragica alluvione nelle Marche pone nuovamente all’ordine del giorno l’urgenza di porre in essere efficaci politiche pubbliche di prevenzione, che possano mitigare i cambiamenti climatici e arginare il dissesto idrogeologico di cui soffre parte del territorio italiano e anche abruzzese.

 

Le frane e le alluvioni, sempre più frequenti, danneggiano infrastrutture, edifici e in generale città e paesi. Per questo il canale web Abruzzo Openpolis ha analizzato la fragilità dei territori abruzzesi, rilevando peculiarità sia nel caso delle frane che delle forti piogge. Il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) può intervenire su queste criticità. Nel piano, infatti, a oggi sono stati stanziati oltre 54,9 milioni di euro per la prevenzione del dissesto idrogeologico.

Aree interne abruzzesi a maggior rischio di frane

Per avere una mappatura della possibilità di eventi franosi, Ispra definisce 5 classi di rischio, riferibili ad altrettante aree. Le 2 categorie a maggior rischio comprendono l’8,7% della superficie nazionale. Vi abitano il 2,2% dei residenti nel paese. Una quota che varia profondamente nei singoli territori.

L’Abruzzo, con il 5,6% di abitanti in aree con pericolosità da frana elevata o molto elevata, è una delle regioni italiane in cui il fenomeno incide di più.

I quasi 6 abruzzesi su 100 che vivono nelle aree a maggior rischio non si distribuiscono in modo omogeneo sulla superficie regionale. Le aree interne – i territori, spesso montani, più distanti dai servizi essenziali – sono quelle in cui l’incidenza è maggiore. In questi comuni mediamente il 6,5% della popolazione abita in aree con elevata pericolosità da frana.

Dato che sale al 7% nei comuni periferici (distanti oltre 40 minuti dal polo di servizi più vicino) e addirittura al 10,2% in quelli ultraperiferici. Parliamo di aree ad almeno 67 minuti dai servizi. Tra queste possiamo citare comuni del chietino come Monteferrante (48,94%), Taranta Peligna (39,35%) e Roio del Sangro (30,1%). [grafico dei comuni a rischio frane]

L’incidenza appare invece molto più contenuta nei poli, le città baricentriche in termini di servizi. Qui in media circa il 3,4% della popolazione è soggetto al rischio frane. Meno dell’1% degli abitanti a Pescara e L’Aquila vivono in aree a rischio. Tra il 3% e il 4% degli abitanti di Avezzano e Teramo sono soggetti al rischio, mentre la quota supera il 14% nel comune di Chieti.

L’impatto del rischio alluvioni in Abruzzo

Per quanto riguarda il rischio di alluvioni, Ispra distingue i territori in base alla probabilità che ricadano in uno dei 3 scenari di pericolosità. Nelle zone ad elevata pericolosità idraulica sono probabili alluvioni frequenti (con un tempo di ritorno tra 20 e 50 anni).

Quelle a media pericolosità includono, oltre alle aree comprese nello scenario precedente, anche quelle in cui le alluvioni sono meno frequenti ma comunque probabili (tempo di ritorno tra 100 e 200 anni). Il terzo scenario include le aree con scarsa probabilità di alluvioni o eventi estremi.

Considerando le aree con pericolosità idraulica almeno media, il 10% della superficie nazionale è classificabile a rischio alluvioni. Vi abitano 6,8 milioni di persone, ovvero oltre l’11,5% dei residenti nel nostro paese. In Abruzzo questo rischio incide meno della media italiana: il 7,23% degli abruzzesi vive in un’area a media pericolosità idraulica.

Ciò non significa che tale rischio risulti assente su tutto il territorio regionale. Vi sono aree a maggiore pericolosità, concentrate soprattutto sulla costa e anche in alcuni centri dell’Abruzzo interno. A partire dal comune di Gioia dei Marsi, situato nella conca del Fucino che, fino al prosciugamento operato nell’ottocento, ospitava uno dei più grandi laghi dell’epoca. Qui il 63,15% della popolazione vive in zone con pericolosità idraulica media. Da notare come in questa zona il rischio di alluvioni si sommi a quello di eventi franosi visto in precedenza. [grafico dei comuni a rischio alluvione].

Seguono una serie di comuni costieri, collocati tra le province di Teramo e Pescara, come Pineto (55,57%), Montesilvano (46,96%), lo stesso capoluogo Pescara (36,48%). Vicino alla quota del 30% anche Castel di Sangro (29,96%), nell’aquilano. Sopra la soglia del 15% di residenti in aree nello scenario di media pericolosità troviamo anche Luco dei Marsi (18,49%), Colonnella (17,6%) e Silvi (15,51%).

 

Edifici, industrie e beni culturali nelle zone a rischio

Oltre ad essere un pericolo per la popolazione, gli effetti del dissesto idrogeologico sono dannosi anche per le strutture costruite dall’uomo, come gli edifici abitati. In Abruzzo sono l’8% del totale quelli situati in aree a elevata probabilità di evento franoso mentre sono il 3,7% quelli in zone a media pericolosità idrica. Questo valore è superiore nel primo caso alla media nazionale (3,9%), registrando una delle percentuali più alte d’Italia. È invece inferiore nel secondo caso (10,7%).

Se incrociamo le rilevazioni su frane ed edifici, Chieti risulta essere il comune capoluogo più a rischio. Sono infatti situati in zone ad alto rischio franoso il 10,7% degli edifici, il 6,86% delle industrie e il 15,41% dei beni culturali presenti nell’area del capoluogo. Se invece si considerano le alluvioni, è Pescara il capoluogo più esposto. Si parla del 31,28% degli edifici, del 57,77% delle industrie e del 77,17% dei beni culturali. [grafico]

Il dissesto idrogeologico e il Pnrr in Abruzzo

Il Pnrr stanzia circa 2,5 miliardi di euro per interventi finalizzati alla gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico. L’obiettivo di questi interventi è tutelare cittadini, imprese e beni ambientali e architettonici investendo in attività di prevenzione attraverso un ampio e capillare programma di interventi strutturali e non strutturali. Il primo tipo di interventi riguarda la messa in sicurezza delle frane o la riduzione dei rischi di allagamento. Le misure non strutturali sono invece focalizzate sul mantenimento del territorio, sulla riqualificazione e sul monitoraggio. L’obiettivo finale di questi investimenti è quello di portare in sicurezza 1,5 milioni di persone oggi a rischio.

I fondi sono di competenza di due amministrazioni pubbliche diverse: ministero della transizione ecologica (1,29 miliardi di euro) e dipartimento di protezione civile (1,2). L’assegnazione degli appalti per quanto riguarda le risorse di competenza del Mite è prevista entro la fine del 2023. In una relazione pubblicata alla fine di luglio, il ministero afferma che sono stati individuati 639 progetti coerenti con le finalità del Pnrr per 1,15 miliardi di euro (rimangono quindi da assegnare circa 138 milioni). Con le informazioni attualmente disponibili però non è possibile conoscere la “territorializzazione” delle risorse di competenza di Mite.

Per quanto riguarda i fondi di competenza della protezione civile, invece, alla fine del 2021 sono stati approvati gli elenchi dei progetti da finanziare presentati dalle regioni e dalle province autonome. Le risorse in questo caso sono state suddivise in due ulteriori sottogruppi. Una parte dei fondi (400 milioni) infatti è stata utilizzata per coprire parte dei costi di alcuni progetti che erano già in essere. Un’altra parte, quella più consistente, invece servirà a finanziare nuovi progetti (800 milioni). Le risorse messe a disposizione dell’Abruzzo ammontano a 45,5 milioni circa. Di questi 30,3 milioni sono per nuovi progetti e 15,2 per progetti in essere. [grafico]

È interessante notare che l’Abruzzo, rispetto agli investimenti inizialmente stanziati dalla protezione civile, riceverà una quantità superiore di fondi, arrivando da 45,5 a 54,9 milioni di euro. Il motivo di queste risorse aggiuntive è dovuto al fatto che alcune regioni hanno presentato un elenco di progetti da finanziare di un valore complessivo inferiore rispetto a quanto loro assegnato, oppure perché le proposte presentate sono risultate non ammissibili.

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