Gran Sasso, infiltrazione di gas di scarico verso le captazioni idriche

Nuovi gravissimi problemi emergono dal Gran Sasso secondo gli ambientalisti, questa volta per la captazione nel versante aquilano che rifornisce di acqua potabile la città di L’Aquila. Secondo quanto riportato in una relazione della Gran Sasso Acqua Spa vi sarebbero infiltrazioni di gas di scarico verso le captazioni idriche e fuliggine. Bisogna fare dei lavori che però rischierebbero secondo gli ambientalisti di provocare inquinamento.

“Nel documento si leggono passaggi inequivocabili. Riportiamo testualmente: Infiltrazione dai giunti strutturali tra le calotte della galleria per semplice infiltrazione o depressione. Come si evince anche dalle foto allegate, il giunto tecnico realizzato con vari materiali è ormai quasi completamente deteriorato. In molti punti non è ormai più presente. Questa situazione mette in collegamento diretto la sede stradale con l’acquifero inferiore, creando  problemi e infiltrazioni di gas di scarico e/o altre sostanze o materiali; Presenza di fuliggine all’interno dei camini di discesa e collegamento tra strada e acquifero a quota inferiore. Durante i sopralluoghi si è evidenziata la presenza di fuliggine all’interno dei pozzetti di collegamento e nell’acquifero inferiore, dovuta a infiltrazione di gas di scarico e/o liquidi e/o altri materiali, dalla galleria autostradale. Considerato che detti giunti sono in “collegamento“ tra gallerie autostradali e l’acquifero inferiore di raccolta delle acque, che per la conformazione delle gallerie stesse, nonché per la presenza dei ventilatori, si ritiene di poter ipotizzare che parte dell’aria presente all’interno della galleria autostradale, contenete presumibilmente anche i gas di scarico dei veicoli, si infiltri nell’acquifero inferiore”.

E ancora: “Una situazione nota da mesi, da quando i NOE dei Carabinieri di Pescara hanno messo sotto la lente d’ingrandimento anche il versante aquilano dove da tempo vi è aperta un’inchiesta della Magistratura. Ovviamente è necessario intervenire e la Gran Sasso Acqua Spa ha redatto un progetto in cui è prevista la pulizia delle opere con idrogetto (come voleva fare in un primo tempo Strada dei Parchi per le gallerie autostradali, ndr). A quel punto, però, il progettista evidenzia che bisognerà procedere con la massima accortezza ‘nel cercare di evitare infiltrazioni e/o contaminazioni con l’acqua presente nell’acquifero’. Inoltre, si prevede la produzione di rifiuti da smaltire in discarica. Quindi un intervento potenzialmente impattante sulla risorsa idrica, in una situazione di estrema vulnerabilità”. Basti pensare che nel 2016 la perdita dai laboratori di fisica nucleare di diclorometano per evaporazione da una vaschetta con “solo” mezzo litro di prodotto causò la messa a scarico di 100 litri di acqua al secondo della captazione in cui in qualche modo era andata a finire la sostanza. Qui si è acceso un nuovo scontro sulle procedure di garanzia ambientali con un duro confronto tra Parco Nazionale e Commissario straordinario per il Gran Sasso, Prof. Gisonni. Il Commissario, chiamato in causa dalle associazioni, aveva successivamente rassicurato sulla volontà di rispettare le procedure ambientali. In realtà lo scontro è nuovamente andato in scena per i lavori adesso previsti dalla Gran Sasso Acqua spa. Il Parco nazionale del Gran Sasso il 3 novembre ha giustamente chiesto la procedura di Valutazione di incidenza ambientale. Il Commissario Gisonni il 12 novembre ha scritto una lettera in cui chiedeva l’avvio dei lavori immediatamente, con una tempistica incompatibile con la procedura di Valutazione di Incidenza che, peraltro, come è accaduto per i lavori di Strada dei Parchi, può essere svolta in pochissimo tempo. A questo punto Stazione Ornitologica Abruzzese e Il Martello del Fucino, rispettivamente il 14 e il 16 novembre, hanno scritto dettagliate note a tutti gli enti, evidenziando intanto che la stessa Gran Sasso Acqua Spa negli elaborati aveva evidenziato il rischio di inquinamento dell’acquifero a causa dei lavori e che la deroga alle norme europee poste a tutela dell’ambiente non è nei poteri del Commissario che, anzi, è chiamato espressamente a rispettarle”.


Prosegue la Mobilitazione per l’Acqua del Gran Sasso, dicendo che “Inoltre la necessità di tali lavori è nota da tempo e certo non si può accampare la scusa dell’imprevedibilità di una condizione
certamente vergognosa. Infine, rispetto ai rischi per la pubblica incolumità di una situazione che sussiste probabilmente da decenni, rilevati genericamente dal Commissario – che pure non ha alcuna competenza sanitaria – SOA e Martello hanno fatto notare che finora né la Magistratura con un sequestro né altri soggetti, come Sindaco e Prefetto, hanno emanato quelle misure cautelari che sarebbero obbligatorie in caso di presenza di un pericolo concreto e immediato e che potrebbero forse permettere di operare extra ordinem.

Hanno quindi invitato il Commissario, se a conoscenza di questioni sanitarie finora non adeguatamente esaminate, di farle presenti, anche tecnicamente, ai soggetti che hanno il potere di ordinare la deroga alle norme comunitarie e alla Magistratura, evitando note generiche su questioni delicatissime che attengono alla salute dei cittadini, alla tutela dell’ambiente e anche all’ordine pubblico. Altrimenti si fa solo confusione su un tema assai delicato come quello della potabilità dell’acqua.

 
La Regione Abruzzo, servizio Valutazioni di Impatto Ambientale, il 18 novembre ha risposto alla SOA chiarendo che la Valutazione di Incidenza Ambientale è obbligatoria e deve essere svolta preventivamente. Non esistono possibilità derogatorie. Il soggetto competente alla valutazione, in considerazione del fatto che i lavori si svolgono in un unico comune, ad Assergi, L’Aquila, sono di competenza del comune. Il proponente, la Gran Sasso Acqua Spa, dovrà quindi depositare lo Studio di Incidenza Ambientale. In generale, pensare di risolvere problemi complessi attraverso scorciatoie rischia di essere quasi peggio del male che si deve affrontare. Con il caso della pulizia delle gallerie autostradali  abbiamo avuto la prova che le procedure di valutazione ambientale, se fatte bene assicurando anche trasparenza e partecipazione, sono una garanzia per svolgere lavori finalmente a regola d’arte, addirittura spingendo l’innovazione tecnologica. Con sole tre settimane di valutazione ambientale si è cambiato metodo di lavoro, si è tutelata la risorsa idrica, si è risolto il problema trasportistico. Tutti seguano questo modo di procedere per recuperare ritardi di 20-30 anni”.
 
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