Fermo pesca, Imprudente: il Governo poco interessato alle nostre proposte

“Avevamo già anticipato il 22 luglio la decisione di fermare il comparto della pesca abruzzese ventilata dal Ministero dell’Agricoltura, nella speranza di un ravvedimento e di una correzione in itinere, ma il ministero non ne ha voluto sapere!”.

 

E’ quanto dichiara il Vicepresidente della giunta regionale con delega alla pesca, Emanuele Imprudente. La proposta di cancellare il fermo biologico per le imbarcazioni che non avevano lavorato durante il lockdown e di scomputarne le giornate di inattività non è stata accolta, e la ministra delle politiche agricole, Teresa Bellanova, non ha ritenuto nemmeno utile incontrare la Regione. “Prendiamo atto che alla ministra Bellanova non interessa supportare un settore che ha sospeso l’attività di pesca in mare per salvaguardare la salute dei propri lavoratori e che, dopo la chiusura delle attività di ristorazione per mesi, ha subito gravi danni economici” – afferma Imprudente.

 

“Ci eravamo premurati di fornire al Ministero l’autorevole parere dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale, su specifica istanza del sottoscritto, che forniva presupposti biologico-scientifici ai fini della tutela della fauna marina, valutando come ‘non ottimale per la salvaguardia delle specie alieutiche il periodo agosto-settembre’, nel quale solitamente avviene il fermo biologico per la pesca a strascico, ed ipotizzava in concreto la rinuncia ad una giornata di pesca a settimana durante l’interruzione temporanea obbligatoria ed aggiuntiva”. “La ministra non ha voluto sentire ragioni, così come non ha ritenuto dare seguito alla richiesta di incontro, inviata congiuntamente dal presidente Marsilio e dal sottoscritto, al fine di approfondire e valutare insieme la questione”.

 

“Più che per lo sgarbo istituzionale ci rammarica l’atteggiamento di totale menefreghismo – conclude Imprudente – evidentemente la ministra Bellanova considera irrilevante dare al comparto ittico, alla ristorazione e alle attività balneari quella che da Confcommercio è stata definita ‘una mazzata definitiva a tutto il comparto”.

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