Esplode il vamping: adolescenti popolo della notte digitale. Tutta colpa della pandemia

Nella cultura adolescenziale la notte rappresenta un tempo di autorealizzazione, esperienza da vivere come un passaggio fuori dal controllo genitoriale, ma anche come cassa di risonanza tra sé e gli altri.

La notte in antitesi alla quotidianità noiosa del giorno è uno spazio importante nello stile di vita dell’adolescente. Oggi la Pandemia da Covi-19 ha cronicizzato una tendenza già nota in America, il vamping: come i vampiri che si aggirano nelle ore notturne, gli adolescenti aspettano il buio per materializzarsi sui social media. Di notte, più che dormire, i teenager vogliono socializzare, e lo fanno sul web, chattando su whatsApp e Snapchat, postando video su Tik Tok o foto con Instagram.

L’isolamento sociale imposto dalle norme di contenimento del virus è una vera rinuncia alla possibilità di avere spazi esistenziali per la sperimentazione e la ricerca della dimensione di sé, della libertà, dell’autonomia e del protagonismo. La mancanza del rapporto con i pari in un contesto sociale fuori, porta a vivere la dimensione digitale rinchiusi nella propria stanza come unica realtà possibile, finendo per scivolare fino a notte fonda nel “mondo social” della rete virtuale.

Il desiderio di essere visti, riconosciuti ed esistere può sfociare nell’esibizionismo e talvolta il rischio che si corre sui social è molto alto, ed allora l’adolescente deve fare i conti con la solitudine. La notte digitale offre un palcoscenico che la realtà diurna, fatta oggi di incertezza, paura e confusione, non consente di vivere ai ragazzi.

Per cui la ricerca della trasgressione è il sintomo di un bisogno di significato esistenziale, di scoperta di sé, dei propri limiti e delle proprie potenzialità. Propria di questa età è l’ambivalenza rispetto alla voglia e alla paura di “appartenere ed individuarsi”. Bloccati nell’attuale presente dall’impossibilità di vivere relazioni reali, i ragazzi si sentono più vulnerabili in un momento della loro crescita in cui avviene comunque una messa in discussione degli equilibri personali.

Il senso di appartenenza ed il bisogno di essere visti ed accettati, rappresentano motori inconsapevoli per cui i ragazzi sono spinti ad agire sui social lontano dagli occhi degli adulti. In questo panorama gli adulti non possono far finta di niente: è richiesto loro un maggiore ascolto e contenimento, e forse fare i conti con una quota di incertezza, la stessa che sentono e sperimentano gli adolescenti.

Dott.ssa Alessandra Lucia Meda (psicologa ed esperta dell’età evolutiva)

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