Cresce il debito della sanità abruzzese: c’è anche il problema interinali

Cresce il debito accumulato per la sanità in soli due anni di governo di centrodestra, un importo che oggi si aggira sui 93 milioni di euro per il solo 2020, stando alle cifre che affiorano dai documenti chiesti alle Asl e ad oggi in nostro possesso e a una stima di quelle mancanti.

 

Il tessuto economico e produttivo rischia di essere chiamato a contribuire per questo disavanzo. Si rischia un nuovo commissariamento per la totale mancanza di programmazione e di governance, nonostante pure i 108 milioni di euro riconosciuti dal governo per l’emergenza covid”, il commento del capogruppo Pd in Consiglio regionale Silvio Paolucci sulla situazione dei conti della sanità regionale targata Marsilio.

“L’accesso agli atti chiarirà su che livello di importi dovremo ragionare per risolvere la situazione – affonda l’ex assessore alla Sanità – Delle quattro Asl hanno risposto solo quella dell’Aquila e di Chieti, inviandoci la loro quota di disavanzo pari rispettivamente a 30 e 32 milioni di euro. Pur conoscendo l’ammontare del debito di 93 milioni, nessuna risposta formale arriva dalla Asl di Teramo, né da quella di Pescara, né da parte della Regione sull’argomento, un silenzio che ammette l’esistenza del debito e, ancora una volta, l’incapacità di farvi fronte.

A poco vale l’argomentazione della questione “covid”, in quanto il disavanzo della nostra regione proporzionato alla popolazione abruzzese è significativamente più altro di altre Regioni e in gran parte dovuto alla totale assenza di programmazione in questi due anni. Così facendo il tessuto economico e sociale della Regione dovrà farsi carico di nuovo, dopo anni, di un disavanzo in sanità grazie alla loro gestione e mentre gli uffici regionali cercano le poste per ricostruire gli scenari, l’Abruzzo rischia di vedersi ancora commissariata la sanità da parte del governo, dopo un lungo percorso di riabilitazione da cui, grazie al lavoro del governo regionale di centrosinistra siamo usciti nel 2016.

Un comparto provato dalla mancanza di un piano, di programmazione, di assunzioni che pure il governo aveva autorizzato, anche a questo servivano i 108 milioni di fondi per l’emergenza covid: assunzioni di personale medico e infermieristico per l’emergenza Covid-19, medici, infermieri e operatori socio-sanitari con rapporto di lavoro a tempo determinato per tutto l’anno 2021, prorogate al 31 dicembre dall’articolo 76 della Legge di Bilancio. Questo chiede la norma, anche se la Regione, essendo ricorsa a contratti di somministrazione, potrebbe rischiare di non vedersi riconosciuti i 10 milioni di euro impiegati in quelle poste, sommando anche queste al debito sanitario incombente. Perché abbia voluto ricorrere alla somministrazione di lavoro anziché a contratti che garantiscono più diritti agli operatori non è dato sapere. Segno che si naviga a vista quando si dovrebbe, invece, avere una rotta precisa: non solo per uscire dalla pandemia, ma anche per dare all’Abruzzo servizi e risorse che aspetta e che ha il diritto di avere”.

 

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