Abruzzo, stoppata in commissione la nuova legge urbanistica

L’Aquila. Non solo le modifiche alla legge elettorale, ma anche la proposta di revisione della norma urbanistica.

 

La seconda commissione regionale, infatti, ha deciso di ritirare la proposta e dunque di non portarla in approvazione in quello che con ogni probabilità sarebbe stata l’ultima seduta del consiglio regionale prima del ritorno alle urne.

 

“Sia dalle istanze ricevute – interviene il Sottosegretario regionale e Capogruppo Art.1-MDP Mario Mazzocca – che dalle audizioni in commissione, emerge inequivocabilmente il mancato preventivo ascolto non solo di alcuni importanti portatori di interesse generale del mondo associativo (WWF, Italia Nostra e Legambiente) ma anche degli Ordini Professionali, delle Università e dell’Istituto Nazionale di Urbanistica. L’INU (di cui la Regione Abruzzo – caso unico in Italia – è socio), in particolare, è stato invitato all’audizione all’ultimo minuto e solo a seguito di sua esplicita richiesta, nonostante per statuto si occupi di promuovere e diffondere i principi urbanistico-edilizi.

Inoltre, “quale Ente di alta cultura e di coordinamento tecnico giuridicamente riconosciuto, presta la sua consulenza e collabora con le pubbliche Amministrazioni, centrali e periferiche nello studio e nella soluzione dei problemi urbanistici ed edilizi, sia generali, sia locali”.

“Il nostro giudizio negativo – dichiara il Sottosegretario – è preliminarmente nel merito di alcune questioni generali. Il progetto di legge, in primis, si colloca in posizione arretrata rispetto alle recenti evoluzioni del dibattito disciplinare, essendo impostata su criteri “conformativi” (verifica di coerenza e di compatibilità degli atti di pianificazione) piuttosto che su criteri “performativi” (riconoscimento della capacità dei progetti di contribuire alla realizzazione delle strategie condivise).

Per altro, esso non fa riferimento alcuno al vero aspetto che oggi può qualificare in modo innovativo la politica di “governo del territorio”: ovvero, il rapporto sinergico tra la filiera della pianificazione territoriale/urbanistica e quella della programmazione economica; non accenna nemmeno al principio per cui le decisioni di assetto fisico a livello regionale dovrebbero dialogare con le corrispondenti decisioni in termini di allocazione delle risorse finanziarie pubbliche, individuando le priorità degli interventi con riferimento alle stime di massima delle risorse economiche da impiegare per la loro realizzazione”.

 

“Nello specifico, poi – continua Mazzocca – diverse sono le criticità da noi riscontrate. Per tutte valgano le valutazioni da noi esperite su alcuni punti dell’articolato. Sull’art.44 (Disciplina transitoria), ad esempio, dove i Comuni sono tenuti ad adeguare i propri piani comunali entro tre anni, senza specificare cosa si intende per adeguamento (adozione ? approvazione ? pubblicazione ?) né con quali risorse i Comuni dovrebbero far fronte a tale obbligo. Ancora. All’art.1 (Finalità e princìpi) la norma intende nominalmente assicurare il rispetto di alcuni principi di carattere generale, fra i quali il tema del “contenimento del consumo del suolo”; un intento che, tuttavia, viene di fatto contraddetto in diversi punti.

I princìpi non possono essere ridotti a mere affermazioni ma devono contenere indirizzi precisi da cui discendono scelte, programmi ed azioni concrete, come la salvaguardia del patrimonio immobiliare e della popolazione o la valorizzazione degli usi agricoli intesa come insieme di politiche di sostegno alla commercializzazione dei prodotti della filiera regionale. Di certo, non come si propone nell’art.43 (Tutela delle coste), che nel riprendere la vigente normativa (art.80, L.R. 18/1983) elude la reale e pressante esigenza, se non di una moratoria, almeno di un sostanziale contenimento dell’edificazione sulla costa. Anzi, combinata con la disciplina transitoria (art.44, comma 4, lettera b), l’esigenza si ribalta diametralmente allorquando, “nel caso dei piani urbanistici attuativi”, vengono fatti salvi non tanto quelli definitivamente approvati ma anche quelli con “i procedimenti avviati con la presentazione in Comune della proposta corredata dagli elaborati necessari”. E il mio pensiero non può non andare ad alcune storiche e dichiaratamente insostenibili proposte di lottizzazione localizzate sulla costa teatina”.

“Come già evidenziato da tutti i portatori di interesse generale – conclude il Sottosegretario – appare oltremodo fuori luogo l’utilizzo del sintagma “contenimento del consumo di suolo” al fine di edulcorare la proposta di legge cercando di farla passare per una dolce carezza ambientalista. Certo, qualcuno ci dirà che la notte dell’urbanistica ancora non si esaurisce e che l’alba si fa attendere. Noi, ora come in passato, non abbiamo né timore né tremore alcuno verso avversari, amici ed amici degli amici”.

Impostazioni privacy