Rimborsopoli, Chiodi ammette: «Sì, ho tradito mia moglie»

Il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, ha tradito la moglie, ma fu “una debolezza”. Non è gossip, ma quanto emerge dalla carte in mano agli inquirenti di Pescara che hanno aperto un’inchiesta su presunti indebiti rimborsi spese da parte di assessori e consiglieri regionali dell’attuale amministrazione di centrodestra.

In particolare si scopre che Chiodi, indagato con altri 24 politici per truffa, peculato e falso, nella notte del 15 marzo 2011 ha soggiornato all’albergo del Sole, a Roma, vicino al Pantheon, stanza 114. La spesa fu di 340 euro, il rimborso chiesto 357. Il governatore avrebbe omesso di dichiarare che con lui c’era una donna e che il rimborso riguardava anche lei. Chiodi, già sindaco di Teramo dal 2003 al 2008, conferma l’episodio in una intervista comparsa stamane sul Corriere della Sera. «E’ stato un errore. Ho già parlato con mia moglie Daniela e con la più grande delle mie tre figlie. Confido nella loro comprensione – ha detto al cronista Fabrizio Caccia che ha intervistato Chiodi nella sua abitazione teramana – e alla fine, malgrado tutto, spero di tenere unita la mia famiglia. Ho fatto un errore, lo ripeto, una cosa che è finita lì, ma ora provo pure una grande amarezza perché qui mi si vuol far passare per uno che ha fatto la cresta alle spese, che ha chiesto rimborsi che non gli spettavano». Chiodi è pronto a documentare il suo racconto: dice che la stanza d’albergo la pagò lui stesso in contanti, 340 euro e poi presentò al suo ufficio in Regione la fattura per il rimborso. «Ma il foglietto era chiaro – afferma il presidente nell’intervista – indicava che la camera era occupata da due persone, perciò non so se la cosa sia sfuggita all’ufficio regionale o alla Ragioneria. Stiamo ricostruendo, toccava a loro decurtare la spesa sostenuta per l’ospite». Spiegazioni che Chiodi dovra’ fornire meglio ai magistrati nel corso dell’interrogatorio già fissato al prossimo 4 febbraio.

Intanto, sempre dal Corriere della Sera, si apprende che la stessa donna che si intrattenne con Chiodi a Roma otterrà, due mesi dopo l’incontro, un incarico pubblico quadriennale alle Pari opportunità regionali, con tanto di nomina del ministero del Lavoro. «Quello di cui si parla – spiega Chiodi – non era un concorso pubblico e quella persona che oggi prende 200 euro al mese io non l’ho mai favorita. Il suo curriculum fu valutato da una commissione regionale di cui facevano parte pure i sindacati, compresa la Cgil. Immaginate che io possa andare dalla Cgil e chiedere di favorire una persona?».

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