Due ipotesi per il riordino delle Province in Abruzzo: abolizione totale o riduzione a 3

abruzzo_provinceL’Aquila. E’ stata rinviata a martedì 23 ottobre, prima del Consiglio regionale, la seduta della Seconda Commissione (Enti Locali, Governo del Territorio) chiamata a formulare la proposta sul riordino delle Province, che nella stessa giornata sarà portata all’esame dell’Aula. Stamattina è stato comunque raggiunto un accordo di massima tra PdL e Pd, che prevede l’abolizione totale delle Province in Abruzzo, con la contestuale valorizzazione delle competenze dei 7 ambiti territoriali individuati all’epoca della redazione del Quadro di Riferimento Regionale. Se il Governo non dovesse accettare tale proposta, la seconda ipotesi dei due partiti prevede la costituzione di 3 Province: L’Aquila, Chieti, Pescara-Teramo.

Nel frattempo i consiglieri regionali del Pd Giovanni D’Amico, Giuseppe di Pangrazio, Claudio Ruffini, Giuseppe Di Luca,  in un documento ufficiale inviato al Presidente della Seconda commissione consiliare,  ribadiscono  il proprio orientamento  sulla  decisione da assumere in Consiglio regionale il prossimo 23 ottobre sulla Riforma Istituzionale relativa alla ridefinizione del numero delle province italiane, proponendo l’istituzione di una sola Provincia, con l’attuale capoluogo di Regione, L’Aquila, comprendente l’intero territorio regionale e chiedendo contestualmente  al Governo nazionale l’istituzione dell’area metropolitana Chieti-Pescara.
“Questa scelta – dichiarano i consiglieri del Partito Democratico –  ha  la sua  ragione   all’interno del  percorso che ha portato  il Governo   alla proposta di riforma istituzionale. La soppressione del carattere elettivo degli organi delle Province e il progressivo svuotamento delle loro funzioni fondamentali, impongono una scelta radicale di riforma del Titolo V della Costituzione, ed in  coerenza con tale visione generale della riforma dell’ordinamento, non avrebbe senso in questa fase ridefinire in Abruzzo due o più Circoscrizioni provinciali, alimentando peraltro tensioni istituzionali e sociali destinate ad avere gravi riflessi sul grado di coesione della comunità regionale. D’altro canto l’ipotesi di soppressione di tutte le province a livello regionale,  risulta essere pesantemente condizionata da dubbi di legittimità costituzionale, essendo in evidente contraddizione con quanto previsto dall’articolo 114 della Costituzione Italiana, e di fatto,  una  scelta in questo senso  da parte del Consiglio regionale equivarrebbe  a rinunciare alla propria facoltà decisionale, rimandando al Governo italiano la riorganizzazione amministrativa della Regione Abruzzo.  L’istituzione in Abruzzo di una Provincia unica (in linea con gli esiti istituzionali che inevitabilmente si produrranno in Umbria, nel Molise e in Basilicata) – sostengono i consiglieri  del Pd –  produrrebbe i massimi effetti nella riduzione dei costi degli apparati amministrativi, non avrebbe alcuna conseguenza negativa sulla gestione di servizi provinciali riorganizzati in Nuclei territoriali.  Viabilità e scuole potrebbero (le due funzioni in capo all’ente Provincia) “godere” di maggiori risorse liberate dai risparmi e consentirebbe inoltre alla Regione Abruzzo di affidare ad essa competenze che altrimenti potrebbero richiedere la costituzione di nuovi Enti ed organismi regionali (è il caso dei servizi per l’impiego e delle politiche attive del lavoro) e di ridisegnare le funzioni regionali sulla base di Ambiti territoriali omogenei, a prescindere dal destino delle Circoscrizioni provinciali. A maggior sostegno di tale  proposta  riteniamo – dichiarano in conclusione di consiglieri  del PD – che   il Consiglio regionale  nell’individuare una sola Provincia, con l’attuale capoluogo di Regione L’Aquila, comprendente l’intero territorio regionale rivolga l’invito  al Governo e al Parlamento  per l’approvazione di una riforma costituzionale che sopprima il livello istituzionale delle Province ed attribuisca le funzioni di programmazione alle Regioni e le competenze amministrative e gestionali ai Comuni e alle loro forme associative (Unioni dei Comuni)”. Ma allo stesso tempo si dovrebbe tutelare “le diverse aree urbane e territoriali, con particolare riferimento al ruolo delle attuali Città capoluogo” e  tener contro “degli Ambiti territoriali omogenei individuati dal Quadro di Riferimento Regionale vigente (L’Aquila, Avezzano, Sulmona, Teramo, Pescara, Chieti, Lanciano, Vasto)”.

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