Riordino Province, domani si riunisce il Cal. Intanto Castiglione dice la sua

alfredo_castiglioneIn Abruzzo vi saranno due province, con i rispettivi capoluoghi, individuati in base alla Legge 135 del 2012. Tutto il dibattito che ne consegue e le relative soluzioni non devono essere prese secondo criteri campanilistici. La politica e i partiti non devono sostituirsi al territorio secondo tali logiche. Ogni volta che ciò è successo si sono causati danni e ritardi per il territorio stesso”.

Parola di Alfredo Castiglione, vice presidente della Regione Abruzzo che, alla vigilia della riunione del Consiglio per le Autonomie Locali, in programma per domani, alle ore 10.30, nella Sala Silone di Palazzo dell’Emiciclo, all’Aquila, interviene sull’ipotesi di accorpamento delle Province.

“Qualsiasi ipotesi di riforma” commenta ancora l’assessore regionale allo Sviluppo Economico “non può assolutamente mettere a rischio il territorio regionale e la sua capacità di accedere a finanziamenti, europei o statali, legati ad alcuni parametri che solo le aggregazioni territoriali possono esprimere. L’idea di individuare una zona appenninica ed una adriatica, anche se in prima battuta può essere condivisibile, potrebbe celare un disequilibrio territoriale con una provincia di serie A ed una di serie B. Qualsiasi riassetto territoriale delle due realtà abruzzesi deve avvenire con la necessità di mettere in condizioni le nostre imprese, le nostre famiglie e i nostri giovani di poter accedere agli stessi servizi ed alle stesse opportunità di sviluppo sull’intero territorio regionale e agli stessi costi. Le occasioni di sviluppo devono poter essere accessibili a tutto il territorio regionale. Se l’attuale Governo regionale ha individuato quattro aree di crisi, la riorganizzazione non può disaggregare le aree di riferimento e mettere in difficoltà il reperimento dei fondi necessari al loro superamento. Dobbiamo tutti avere la forza di compiere un salto culturale e mentale che forse ancora manca. Penso che questo sia uno dei punti più difficili da superare, quando vedo che vi sono Comuni e realtà che sotto la spinta di amministratori locali, indipendentemente dall’appartenenza partitica, sono disposti a far prevalere interessi solo localistici. Così come quando vedo che qualcuno antepone al processo di aggregazione logiche legate ad elementi che nulla hanno a che fare con lo sviluppo economico come gli anni di storia della città di riferimento, il numero dei monumenti, ecc. Questo salto culturale non lo trovo ancora presente in alcune riforme già avviate dalla Regione quando spesso ci si trova di fronte alla ‘sindrome della Tela di Penelope’, laddove l’attuale Governo regionale costruisce e qualcun altro, per motivi che mi sfuggono, produce ritardi appellandosi alle proprie rendite di posizione. Non vorrei che ciò accadesse anche in tale occasione”.

Secondo Castiglione, “la proposta di accorpamento deve andare in linea con quanto l’Abruzzo ed i suoi attori si aspettano con una condivisione che vada al di là delle appartenenze. Il territorio che andrà a ridefinirsi nei suoi confini, deve essere più competitivo rispetto alla situazione attuale e deve offrire servizi primari e secondari senza creare disparità. La Regione deve porsi come ente che accompagni per mano l’Abruzzo per farlo diventare un punto di riferimento autorevole dell’intera area adriatica”.

 

 

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