Accordo ‘salva imprese’: niente bonus per le piccole realtà abruzzesi

ediliziaBisogna cambiare l’accordo tra l’Abi, l’associazione bancaria italiana, e la Cassa Depositi e Prestiti per consentire alle imprese abruzzesi, che vantano crediti nei confronti delle pubbliche amministrazioni, di non pagare più del dovuto il deficit che la Regione sconta a causa del debito sanitario.

L’allarme arriva dalle associazioni regionali di Apiedil Abruzzo e Cna Costruzioni che chiedono la modifica della norma che non consente alle regioni sottoposte ai piani di rientro – e dunque anche all’Abruzzo – di poter far cedere alle imprese i crediti vantati presso le pubbliche amministrazioni. La copertura finanziaria prevista dalla norma di circa due miliardi di euro potrebbe diventare una vera boccata d’ossigeno per le Pmi abruzzesi strozzate dai ritardi dei pagamenti da parte del pubblico. “Occorre modificare urgentemente queste previsioni perché non è possibile far pagare alle imprese, che lottano ogni giorno per la propria sopravvivenza, le conseguenze del dissennato agire delle classi politiche che si sono avvicendate in Abruzzo in questi anni”, dicono i rappresentanti delle due categorie della piccola impresa edile. Insieme all’Abruzzo, ci sarebbero anche Lazio, Campania, Calabria, Molise, Sardegna, Sicilia, Liguria e Piemonte a non poter usufruire dell’accordo a causa dei conti in rosso regionali che, di fatto, li escludono dal poter utilizzare questo bonus.

“Si tratta di un colpo senza precedenti alle nostre aziende – affermano ancora le due associazioni – che richiede, se confermato, una mobilitazione senza precedenti delle istituzioni, delle associazioni d’impresa, dei sindacati dei lavoratori. In questo senso, sarebbe utile un pronunciamento anche del Patto per lo sviluppo dell’Abruzzo, che si è assunto la responsabilità di riunire tutto il nostro sistema produttivo in un unico progetto, tanto più che – per generale ammissione e per l’evidenza dei dati forniti dai principali istituti di ricerca – l’Italia si trova in piena recessione. E l’Abruzzo sconta ritardi e limiti particolari, causati dalla zavorra di una tassazione più alta a carico di imprese e famiglie prodotta proprio dal debito sanitario”.

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