51mila metri cubi di riserva per i rifiuti di Pescara: subito a Sulmona e Cupello

didalmazio_chiodiPescara. Attivate le riserve delle discariche di Sulmona, Lanciano, Cupello e Chieti. La Regione ha messo a disposizione il 5% dei quattro impianti per accogliere i rifiuti del Pescarese dopo la chiusura di Colle Cese: 51mila metri cubi di scorta che, però, solo i singoli consorzi decideranno come e quanto concedere. Per ora solo Sulmona e Cupello hanno aperto le porte.

Il ‘piano B’ della Regione per evitare l’emergenza rifiuti della provincia di Pescara, che da lunedì rimarrà senza l’esaurita discarica di Colle cese di Spoltore, si chiama “volumetria di riserva”. Ogni impianto della regione, infatti, mantiene intatto il 5% della propria capienza da utilizzare in caso di necessità; alle riserve delle discariche di Sulmona, Cerratina di Lanciano, Cupello e Casoni di Chieti, una delibera della Giunta Chiodi ha dato oggi attivazione per sopperire alla crisi pescarese. “Ma noi abbiamo solo attivato le riserve”, ha precisato l’assessore alla Gestione dei rifiuti Mauro Di Dalmazio, “ora toccherà ai consorzi mettersi d’accordo fra loro per decidere dove verranno smaltiti i rifiuti”. La riserva complessiva ammonta a 51.700 metri cubi, utili a tamponare la situazione per tutto il 2012, ma “per ora sono stati solo i gestori degli impianti di Sulmona e Cupello a dare la propria disponibilità”. Accesa e ben nota la polemica aperta dal Comune di Chieti, proprietario della discarica di Casoni, con il sindaco Umberto Di Primio più volte pronunciatosi “contario ad accettare anche un solo chilo dell’immondizia pescarese”, per poi, durante i numerosi incontri tra le parti, aprirsi ad un’atteggiamento di solidarietà: “Si è mostrato solidale”, ha commentato oggi il presidente della Regione Gianni Chiodi, “in sostanza ha accettato di offrire il 5% di Casoni qualora vengano utilizzate anche le riserve delle altre tre discariche”.

Insomma, senza mezzi termini Governatore e assessore hanno ribadito che la sua parte la Regione l’ha fatta e già da lungo tempo: la sua programmazione, ovvero il Piano regionale dei rifiuti, è in piedi da anni ed è stata finanziata con milioni di euro; soldi che sono persino stati revocati perché enti locali e consorzi per la gestione dei rifiuti non hanno fatto la loro, non realizzando discariche e impianti di smaltimento perfino autorizzati dalla Regione nel vecchio Piano triennale delle opere pubbliche: “Non tocca alla Regione fare gli impianti”, ha puntualizzato Chiodi, per cui non sarà colpa nostra se ora ai cittadini toccherà pagare maggiori tasse sui rifiuti: chi è causa del suo male pianga se stesso”. Perché se le tariffe per smaltire l’immondizia di Pescara a Sulmona o Cupello rimarranno invariate, trasportarle per centinaia di chilometri in più costerà fino al 15% in più a tonnellata; in ogni caso, attualmente questa rimane il salvifico rimedio scelto dalla Regione, visti i mancati accordi raggiunti: “Non eravamo tenuti nemmeno ad intervenire in questo caso”, ha aggiunto Di Dalmazio, “l’abbiamo fatto per tranquillizzare i cittadini e per tenere la situazione in sicurezza”. “Ma è ora che enti locali e consorzi imparino a togliersi dal fuoco le proprie castagne”, stigmatizza il Presidente regionale: “d’ora in poi i fondi verranno dati solo con progettualità avanzate alla mano, e chi non realizzerà il cronoprogramma stabilito con la Regione verrà commissariato: ma questa logica non può diventare l’unica utile a raggiungere degli obbiettivi”.

Teramo discarica di servizio per Pescara. Resta da chiarire le modalità con cui i consorzi “riserva” accetteranno di smaltire i rifiuti pescaresi: si parla di piccoli lotti, come ha fatto ieri l’assessore regionale Mauro Febo, portando la voce di Chieti e sostenendo che Casoni ospiterà massimo 2500 tonnellate e solo da luglio; tempi e quantità, quindi, si conosceranno solo nelle prossime ore. Durante il periodo di more, però, Di Dalmazio spera nello sbloccarsi della situazione che avvolge gli altri impianti sparsi per l’Abruzzo, e se si riserva per il Consiglio regionale straordinario di martedì di fornire precisi dettagli, già oggi ha annunciato che “Teramo fungerà da discarica di servizio per Pescara finché questa non si doterà dei propri impianti”. Le discariche teramane chiamate in causa sono quelle di Atri  e la nuova di Grasciano a Notaresco: entrambe attualmente bloccate per varie cause. Per Atri è in atto un ricorso di una ditta esclusa dall’appalto, e solo dopo il pronunciamento del Consiglio di Stato previsto per martedì 13 marzo si potrà vagliare meglio la situazione; per Grasciano invece, impianto da 90mila metri cubi che replicherebbe quello già esaurito a Notaresco, ci sono forti ritardi di realizzazione, “ma entro fine mese partirà lo sbancamento e per fine ottobre 2012 la discarica dovrebbe essere pronta”, rassicura Di Dalmazio. Non basta: sub-iudice, ovvero fermi per beghe legali, anche gli impianti di Gioia De Marsi e Irgine. Un’istruttoria, infine, si è pronunciata a favore dell’ampliamento di 200mila metri cubi della discarica di Cerratina a Lanciano.

L’Abruzzo non è Napoli. “In ogni caso non c’è nessuna emergenza”, rivendica Chiodi, “non ci sono i sacchetti di immondizia per strada come successo a Napoli per cui non si possono nemmeno invocare le ordinanze sanitarie urgenti come ha fatto qualcuno dell’opposizione”. La speranza, da sospingere con gli incrementi delle raccolte differenziate e il ‘porta a porta’ per ogni singolo Comune, è che mentre le riserve individuate diano ossigeno, dal teramano si sbrighino ad ultimare una discarica complessiva da 500mila metri cubi. “C’è poi il Piano dei rifiuti della Provincia di Pescara”, ricordano Chiodi e Di Dalmazio, “che ha individuato il sito di Piano di Sacco a Città Sant’Angelo per realizzare il proprio impianto: noi abbiamo dato il nostro parere in soli 15 giorni dalla ricezione del Piano, starà alla Provincia autorizzarlo ora”. Anche in questo caso, però, si apre il dubbio sulla fattibilità: Franco Gerardini, dirigente del servizio Gestione Rifiuti della Regione, a margine della conferenza stampa ha parlato di riserve su Piano di Sacco: “li si può fare un polo strategico, ma essendo una zona industriale è sconsigliabile e difficile che venga costruita una discarica”. Considerazione che, se confermata, farebbe slittare ulteriormente i tempi del Piano provinciale già fuori tempo massimo.

Termovalorizzatori già previsti dal centrosinistra. Se la Giunta rigetta l’ipotesi di un’emergenza, ugualmente respinge l’accusa di chi sostiene che Chiodi e Di Dalmazio non sono intervenuti finora per arrivare a realizzare i termovalorizzatori: “Abbiamo lavorato per Colle Cese silenziosamente fin da ottobre”, spiega l’assessore ai Rifiuti, “ma in generale abbiamo già fatto un avviso pubblico su scala nazionale per individuare dei siti alternativi fuori Abruzzo: abbiamo avuto anche diverse disponibilità, ovvio che i costi salirebbero”. “I termovalorizzatori, poi”, rilancia Chiodi, “sono compresi nel ciclo virtuoso dei rifiuti, seguono il modello avanzato del nord-Europa, e soprattutto sono stati approvati dal Piano regionale dei rifiuti del 2007, dalla Giunta di centrosinistra: perché prima li hanno previsti e ora dicono che fanno male?”. Ad una condizione però, che la raccolta differenziata raggiungesse il 40%: “La media regionale è ora del 34%”, il Governatore, “nel 2010 era del 28% e il trend continua a crescere”. E a chi lo indica come desideroso di commissariare i rifiuti il Presidente regionale risponde che “la Regione ha svolto i propri compiti, programmando, autorizzando e finanziando gli impianti, e quando ero sindaco mi sono battuto per ampliare la discarica di Teramo: ora chi è tenuto ma non realizza gli impianti non venga a strumentalizzare me”.

 

Ambiente Spa vuole Casoni: scontro con la  Deco sul trasporto dei rifiuti. Si apre, ora, anche il dilemma sul trasporto dei rifiuti nelle discariche di riserva: nonostante la delibera e il pronunciamento della Regione Ambiente Spa, la società partecipata da circa 30 Comuni pescarese per la gestione dei rifiuti continua a stare sulle barricate e insiste su Casoni come scelta preferita. Ieri aveva diffidato la Regione da individuare un sito di smaltimento dei rifiuti che non sia quello di Chieti, avendo anche chiesto alla Deco di continuare i propri rapporti già in essere per il trasporto dei rifiuti a Colle Cese: in sostanza i camion della Deco avrebbero dovuto portare i rifiuti pescaresi a Casoni e non più nella discarica esaurita di Spoltore; soluzione conveniente poiche il percorso dei camion rimarrebbe pressochè uguale, se non anche minore, tenendo i costi invariati. Una richiesta tutt’altro che gentile, arrivata a paventare la denuncia per interruzione di pubblico servizio. La Deco aveva risposto di aver bisogno delle regolari procedure di pubblica adempienza con tutti i singoli Comuni appartenenti ad Ambiente Spa, e che non bastava il decadimento naturale del contratto per la chiusura della discarica di Colle Cese a far cambiare la destinazione dei camion in modo automatico. Insomma: visto che per lunedì non si fa in tempo a rinnovare correttamente i contratti, Deco non trasporterà l’immondizia per i Comuni pescaresi in alcun posto. Oggi, infine, Ambiente Spa fa leva proprio sulla delibera regionale e incalza la Deco ancora una volta sulla “prosecuzione del pubblico servizio fino a nuova comunicazione procedendo a conferire il cosidetto sovvallo presso l’impianto di discarica di Casoni di Chieti individuato, quale sito disponibile, dalla delibera di Giunta Regionale del 9 marzo 2012”. Si deduce, quindi, che Ambiente Spa vuole scaricare solo a Chieti, mantenendo in piedi il contratto per il trasporto dei rifiuti con la Deco, per giunta senza che “nessun indennizzo o compenso aggiuntivo può essre ad alcun titolo preteso”, dalla societa di Di Zio alla partecipata pescarese.

Le contraddizioni di Febbo e Di Primio. Presente alla conferenza stampa odierna di Chiodi e Di Dalmazio anche l’assessore regionale Mauro Febbo, che ieri aveva “smentito categoricamente che la discarica di Chieti possa ricevere l’immondizia di Pescara nei prossimi mesi”. Stamattina, invece, Febbo ha tacitamente avallato le parole di Chiodi sulla prossima disponibilità fornita dal sindaco teatino. “Finalmente il Pdl teatino viene smascherato dai fatti”, contesta il Coordinatore regionale Giovani Idv, Giampiero Riccardo, “Di Primio ora è politicamente obbligato a spiegare pubblicamente i perché del suo dietrofront e a chiarire quanti dei migliaia di metri cubi di rifiuti pescaresi verranno portati a Casoni, a partire da quale data, ma soprattutto chi garantisce che una volta satura, Casoni non venga nuovamente ampliata”, sostiene il Giovane Idv, che conclude: “Un attimo dopo aver risposto a queste domande e chiesto scusa, per coerenza e rispetto verso l’intelligenza dei teatini, Di Primio dovrebbe rassegnare le dimissioni dalla carica di primo cittadino”.

 

 

Daniele Galli


Impostazioni privacy