Terremoto, associazioni annunciano manifestazione: ‘L’Abruzzo cade a pezzi’

L’Aquila. A 8 anni dal sisma del 6 Aprile 2009, comitati civici, associazioni, movimenti politici e non hanno annunciato per il 4 Maggio, giorno in cui è prevista a L’Aquila la seduta del Consiglio regionale, una manifestazione con slogan ‘L’Abruzzo cade a pezzi’ davanti a Palazzo dell’emiciclo.

“Molte delle scuole e degli edifici pubblici non sono sicuri. A questo si sono aggiunte decine di scuole in tutto il territorio, come a Teramo, dove inoltre da mesi sono migliaia le persone sfollate e sgomberate. Per queste ed altre ragioni abbiamo deciso di scendere in piazza e incontrarci a L’Aquila, il prossimo 4 maggio, dalle 12, di fronte al Palazzo dell’Emiciclo, sede del Consiglio regionale, per presentare un documento contenente alcune specifiche richieste di interventi ineludibili, da attuare in via prioritaria”.

I promotori sono Usb, Asia Usb, Zona 22, Uallò Uallà, Uds L’Aquila, Link L’Aquila, 3e32, CaseMatte, CPC S. Santacroce Teramo, AltreMenti Valle Peligna, ass. Quasi Adatti, Appello per L’Aquila, L’Aquila che Vogliamo, Teramo al Plurale, Teramo Nostra, Officine Indipendenti, Paola Cardelli e Fabio Berardini (consiglieri comunali di Teramo).

“Nelle aree interne i paesi rimangono isolati perché franano le strade, sulla costa si aprono voragini anche nei centri storici, come a Chieti. Migliaia di cittadini sono sfollati e sgomberati, mentre si pianificano e realizzano investimenti che portano al profitto di pochi.

I territori sono stati messi a dura prova negli scorsi mesi, a causa di politiche pubbliche criminali, lasciate all’abbandono intere zone: in una regione dove terremoti, neve, frane e alluvioni non sono una novità, persino acqua e luce sono mancate per giorni interi a un terzo della popolazione.

Siamo donne e uomini, individui e associazioni, sindacati, comitati e movimenti, che non vogliono continuare ad essere vittime di mancata prevenzione, di interessi predatori, di risorse drenate verso grandi opere costose e inutili, di mancanza di lavoro. Vogliamo – concludono – politiche radicalmente differenti. Per questo chiamiamo a raccolta le popolazioni abruzzesi”.

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