Abolizione delle Province, i presidenti corrono ai ripari

enrico_di_giuseppantonioSi sono riuniti il 19 dicembre scorso a Pescara, nell’auditorium De Cecco del Consiglio Regionale, gli Stati generali delle Province d’Abruzzo, per prendere in esame i provvedimenti approvati, e in corso di approvazione, da parte del Consiglio dei Ministri e del Parlamento, in merito alla riforma delle Province e alla loro probabile eliminazione.

Il presidente dell’UPI Abruzzo, Enrico Di Giuseppantonio, unitamente ai presidenti delle quattro Province abruzzesi, ha evidenziato l’inopportunità degli ultimi provvedimenti legislativi che, di fatto, hanno azzerato la riforma delle Autonomie Locali portata avanti, negli ultimi tempi, dalla Commissione parlamentare per gli Affari Costituzionali.

Durante la riunione si è evidenziato che le Province incidono, agli effetti della spesa pubblica, per circa il 4,5 per cento de totale, contro il 72,7 per cento delle Regioni e il 22,8 per cento dei Comuni, come evidenziato da uno studio dell’Università Bocconi. Gran parte delle entrate degli enti provinciali, inoltre, derivano da trasferimenti regionali, tesi a coprire funzioni delegate dalle Regioni stesse alle Province, per il loro ruolo di ente intermedio adatto, per competenza territoriale, a svolgere compiti che necessitano, in virtù del principio di sussidiarietà sancito dalla costituzione, di una vicinanza politica e amministrativa ai territori interessati.

Gli Stati Generali delle Province d’Abruzzo, a conclusione dell’incontro, hanno chiesto ufficialmente, con una nota scritta, l’intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, affinchè si tuteli il dettato costituzionale, e hanno lanciato, contestualmente, un appello ai rappresentanti politici abruzzesi della Camera e del Senato affinchè, nel loro ruolo istituzionale, intervengano in Parlamento per evitare la fine degli Enti provinciali.

E’ stato richiesto, inoltre, al Governatore della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, di presentare ricorso alla Corte Costituzionale contro i provvedimenti del Governo tesi al ridimensionamento e alla futura soppressione, delle Province, invitando, nel contempo, tutti i cittadini a manifestare, unitamente alle Province stesse, nei modi e nelle forme dovute, affinchè non si perda una parte della democrazia amministrativa.

Appello, quello degli Stati Generali delle Province, soprattutto nella parte che coinvolge i cittadini, che potrebbe però cadere nel vuoto, visto il ruolo di “agnello sacrificale” che le Province stesse hanno assunto in questi anni, diventando, a ragione o a torto, simbolo dell’inefficienza della macchina amministrativa soprattutto agli occhi dell’opinione pubblica.

Di certo i numerosi compiti istituzionali che fanno capo alle Province verranno ridistribuiti tra Regione e Comuni, questi ultimi già gravati di numerose competenze a cui far fronte con scarsezza di mezzi e di risorse, mentre rimarranno in piedi altre strutture tecniche e amministrative che, in realtà, potevano essere eliminate facendole confluire proprio nelle Province (A.T.O., Società acquedottistiche, Rifiuti, Enti d’ambito, ecc., ecc.).

Ma la politica, evidentemente, vuole lanciare un messaggio, e le Province, attualmente, rappresentano l’anello debole di una catena che, da qualche parte, deve pur essere spezzata. Non resta che aspettare per vedere se l’ultimo tentativo di difesa porterà a qualche risultato.

 

Raffaele Di Marcello

 

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