Pedicini (M5S): ‘L’Abruzzo deve riesaminare il proprio piano rifiuti’

Pescara. L’Abruzzo ed altre sette regioni italiane entro aprile prossimo dovranno aver riesaminato e aggiornato i propri provvedimenti regionali in materia di gestione dei rifiuti. Lo ha richiesto la Commissione europea al governo italiano in una nota diffusa il 15 febbraio scorso.

Se le autorità italiane, entro tale data, non interverranno nei confronti delle Regioni inadempienti, la Commissione europea ha comunicato che potrebbe “deferire il caso alla Corte di giustizia dell’Ue”.

L’organismo esecutivo della Ue ha chiesto all’Italia di far adottare i piani per la gestione dei rifiuti conformandoli agli obiettivi della legislazione europea in materia di rifiuti (direttiva 2008/98/CE) e ai principi dell’economia circolare.

I piani regionali sono destinati a ridurre l’impatto dei rifiuti sulla salute umana e sull’ambiente e a migliorare l’efficienza delle risorse in tutta l’Ue. Gli Stati membri sono tenuti a rivalutare i loro piani di gestione dei rifiuti almeno ogni sei anni ed eventualmente a riesaminarli.

Oltre all’Abruzzo, le altre regioni italiane che, stando alla nota della Commissione europea, non hanno ancora riesaminato i loro piani di gestione dei rifiuti adottati nel 2008 o prima di tale data, sono la Basilicata, l’Emilia Romagna, il Friuli Venezia Giulia, la Liguria, il Piemonte, la Sardegna e la Sicilia.

‘Va ricordato che la direttiva 2008/98/Ce relativa ai rifiuti, regolamenta, in particolare, il quadro normativo per il trattamento dei rifiuti negli Stati membri dell’Ue e definisce alcuni concetti basilari per il recupero e lo smaltimento.

Inoltre, stabilisce gli obblighi essenziali per la gestione dei rifiuti, in particolare un obbligo di autorizzazione e di registrazione per un ente o un’impresa che effettua le operazioni di gestione dei rifiuti e un obbligo per gli Stati membri di elaborare piani per la gestione dei rifiuti.

Stabilisce, inoltre, principi fondamentali come l’obbligo di trattare i rifiuti in modo da evitare impatti negativi sull’ambiente e sulla salute umana. Definisce, altresì, il principio «chi inquina paga», il requisito che i costi dello smaltimento dei rifiuti siano sostenuti dal detentore dei rifiuti, dai detentori precedenti o dai produttori del prodotto causa dei rifiuti’, sostiene l’eurodeputato del M5S Piernicola Pedicini.

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