Hotel Rigopiano, un mese fa la valanga che cancellò il resort e 29 vite umane

Mancava poco alle 17 quando la valanga si staccò dalla parete, da un’altezza superiore ai 2mila metri, spazzando via tutto ciò che incontrava dinanzi a sé, Hotel Rigopiano compreso.

Esattamente un mese fa si consumava quella che viene considerata ormai la tragedia del secolo per l’Abruzzo. 29 persone persero la vita, 11 furono i sopravvissuti, compresi 4 bambini, tra i quali il piccolo Edoardo Di Carlo che tra le macerie della struttura alberghiera e la massa di neve e ghiaccio ha perso entrambi i genitori.

Lui è tra i sopravvissuti, undici appunto che non dimenticheranno mai quanto accaduto e che devono in qualche modo la loro vita allo straordinario coraggio di oltre 100 soccorritori che giorno e notte ininterrottamente si sono alternati a scavare tra quelle macerie.

Uomini del Soccorso Alpino di Vigili del Fuoco, Guardia di Finanza e di tutte le altre forze scese in campo hanno dormito 2-3 ore al giorno, perché la speranza che tutti gli occupanti del Rigopiano, 28 vacanzieri e 12 dipendenti, potessero essere estratti ancora vivi.

Una speranza che però si affievoliva col passare delle ore, dei giorni, quando l’elenco delle vittime iniziava a salire. Una valanga di proporzioni mai ricordate in Abruzzo negli ultimi 50 anni. Un fronte di 300 metri. Secondo gli esperti come se 4mila tir a pieno carico e alla velocità di 100 chilometri orari si fossero abbattuti sull’Hotel Rigopiano.

A dare l’allarme fu il cuoco Giampiero Parete che era uscito fuori dall’albergo. Doveva andare in macchina a prendere una cosa. Proprio in quel momento la forza distruttiva della valanga cancellava il Resort. Fece una telefonata per dare appunto l’allarme ma non venne creduto. I soccorsi scattarono con ritardo.

Sotto la bufera di neve, con la strada interrotta, 6 uomini del soccorso alpino camminarono per 6 ore con sci ai piedi per raggiungere il luogo del disastro e iniziare a scavare. Degli eroi, al pari di quanti poi si sono prodigati. E a loro i sopravvissuti devono la vita.

C’è ora un’inchiesta aperta dalla Procura di Pescara, con il Procuratore Cristina Tedeschini che sta lavorando alacremente pur di accertare le responsabilità.

Il reato ipotizzato è quello di disastro e omicidio colposo. Sarebbero stati ascoltati già una quarantina di testimoni, mentre tre sono le informative consegnate dagli investigatori. I carabinieri del Ris hanno eseguito dei sopralluoghi sul luogo della tragedia utilizzando apparecchiature sofisticate. Non va dimenticato che la valanga ha di fatto cancellato il Rigopiano proiettandolo in avanti di una ventina di metri.

L’indagine non è affatto semplice. Intanto da verificare la casualità Nel pomeriggio c’erano state tre scosse ravvicinate, nell’arco di un’ora, di magnitudo superiore a 5. Le vibrazioni inflitte dal terremoto alla parete rocciosa potrebbero aver determinato il distacco di neve e ghiaccio.

C’è poi l’aspetto legato ad eventuali omissioni. Perché Giampiero Parete l’allarme lo aveva lanciato. Ma non fu subito creduto. Al vaglio degli inquirenti ogni cosa, ogni minimo dettaglio. Compreso l’increscioso fatto che la turbina che avrebbe dovuto liberare la strada dalla coltre di neve che da Farindola porta al Rigopiano non fosse stata indirizzata in zona.

I sopravvissuti: Giampiero Parete, Fabio Salzetta, Adriana Vranceanu, Gianfilippo e Ludovica Parete, Edoardo Di Carlo e Samuel Di Michelangelo, Giampaolo Matrone, Vincenzo Forti, Giorgia Galassi, Francesca Bronzi.

Le vittime: Valentina Cicioni, Marco Tanda, Jessica Tinari, Foresta Tobia, Bianca Iudicone, Stefano Feniello, Marina Serraiocco, Domenico Di Michelangelo, Piero Di Pietro, Rosa Barbara Nobilio, Sebastiano Di Carlo, Nadia Acconciamessa, Sara Angelozzi, Claudio Baldini, Luciano Caporale, Silvana Angelucci, Marco Vagnarelli, Paola Tomassini, Linda Salsetta, Alessandro Giancaterino, Cecilia Martella, Emanuele Bonifazi, Luana Biferi, Marinella Colangeli, Alessandro Riccetti, Ilaria Di Biase, Roberto Del Rosso, Gabriele D’Angelo, Dame Faye.

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