Protocollo Letta: ambientalisti sul piede di guerra

ParcoGran_SassoAmbientalisti, partiti e sindacati sul piede di guerra contro il Protocollo Letta presentato lo scorso 17 febbraio dal Governo, per il rilancio dello sviluppo e la valorizzazione dell’area aquilana del cratere colpita dal terremoto del 6 aprile di due anni fa, ai fini ambientali e turistici.

Forti critiche, infatti, sono state esposte nella conferenza stampa di questa mattina, nella quale i presenti hanno ribadito le loro preoccupazioni nei confronti dei progetti sostenuti dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Gianni Letta, definendoli “megalomani” e “milionari con grandi sprechi di risorse.

“Un protocollo che attacca la natura del Parco Nazionale del Gran Sasso e del Parco Regionale Sirente Velino” spiegano. “Forti e concrete sono le alternative possibili per un territorio già colpito dal terremoto e che ha bisogno di proposte serie e non di visionari e faraonici progetti di sperpero di fondi pubblici, che ne compromettano le risorse ambientali. Lo stesso Ministero dell’Ambiente ammonisce la Regione Abruzzo e gli Enti Parco interessati, allertando la Commissione Europea: nessuna nuova opera può essere autorizzata in deroga alle norme in vigore su Valutazione di Impatto Ambientale, VAS e Valutazione d’Incidenza, giacchè i territori coinvolti sono tutti compresi nella Rete UE Natura 2000. Molti i progetti, devastanti e anacronistici, presentati lo scorso febbraio con il Protocollo d’Intesa sottoscritto a Roma, a Palazzo Chigi, il 17 febbraio 2011, con grande enfasi. Si tratta di progetti già visti, tirati fuori da vecchi cassetti, a scapito della biodiversità e del paesaggio di zone di particolare pregio del territorio aquilano. Devastanti perché prevedono la modifica permanente del territorio con infrastrutture sciistiche, funiviarie, campi da golf, lottizzazioni nel cuore del sistema delle aree protette dell’Appennino, in aree ricche di biodiversità e risorse ecologiche e pertanto sottoposte a rigorosa tutela da parte dell’Unione Europea. Nessuna considerazione, neanche un accenno alla tutela delle specie animali e vegetali, nonché degli habitat di importanza comunitaria. Anacronistici perché in tali progetti non vi è alcuna novità o analisi delle reali condizioni ed esigenze del territorio, ma solo vecchi progetti più volte bloccati e che oggi si vuole far approvare con procedure di urgenza”.

Insomma, secondo le associazioni ambientaliste, il cemento ed il movimento terra sono, di fatto, l’unico motore dell’intesa.

“A rischio sarebbero ambienti di importanza prioritaria, specie di fauna e di flora protette a livello nazionale e comunitario nonchè i corridoi ecologici di grande importanza per alcune specie di animali particolarmente protetti, tra cui, prima di tutto, l’orso bruno marsicano. Alcuni interventi, come i campi da golf in quota, sono stati più volte bocciati perché incompatibili con la vocazione ambientale dei luoghi. I progetti, se realizzati, comporterebbero la cancellazione dei valori ambientali e paesistici grazie ai quali l’Abruzzo è stato definito la Regione dei Parchi e che costituiscono la principale risorsa economica di questi territori. Non sono considerati, inoltre, gli studi sui cambiamenti climatici e i loro effetti, per i prossimi anni, sul manto nevoso né sulle già scarse riserve idriche. L’acqua, in montagna, è un bene indispensabile alla sopravvivenza delle attività agro-silvo-pastorali, nonché dei fragili e delicati ecosistemi montani e non può essere dirottata su campi da golf e impianti di innevamento artificiale. Il Protocollo appare perciò non rispondente alle sue stesse premesse, velleitario per i contenuti e le proposte avanzate e illegittimo per le forme e le procedure ipotizzate. Mentre è fin troppo chiaro che i costi degli interventi ricadrebbero sugli Enti pubblici, con fondi sottratti al rilancio economico di tutto il cratere, non è stata fatta nessuna considerazione sulla praticabilità economico-ambientale degli interventi. Il Protocollo è privo di qualsiasi analisi economica a favore del modello di sviluppo individuato, mentre ve ne sono decine che dimostrano, al contrario, che si tratta di un’impresa fallimentare”.

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