Ombrina Mare, chiesto nuovo permesso di ricerca: allarme degli ambientalisti

Ortona. ‘Con istanza pervenuta al Ministero dello sviluppo economico il 2 novembre 2016, prot. n. 29955, la Società Rockhopper Italia S.p.A., titolare del permesso di ricerca ubicato in Mare Adriatico, zona marina “B”, convenzionalmente denominato «B.R269.GC», ha chiesto per la seconda volta in due anni una proroga della sospensione del decorso temporale del permesso di ricerca “Ombrina Mare”‘.

La denuncia arriva dal Coordinamento Nazionale No Triv.

‘Per farne cosa, visto che con la Legge di Stabilità 2016 (Legge n. 208 del 28 dicembre 2015) è stato vietato il rilascio di nuove concessioni in mare a meno di 12 miglia marine dalle linee di costa?

A differenza della omonima concessione ad estrarre che è stata rigettata prima che si celebrasse il referendum del 17 aprile, il permesso di ricerca è ancora vigente ed oggi la società petrolifera chiede al MISE di non farlo scadere in attesa che in futuro cambi la normativa, così da poter avviare un nuovo procedimento per il rilascio della concessione ad estrarre.

Visto che, in base alla legge, le istanze di sospensione del decorso temporale del permesso devono essere debitamente motivate, sarebbe molto interessante conoscere le ragioni addotte dalla società petrolifera per chiedere al Ministero di non far scadere il permesso.

Quali se non quella di tenere in ostaggio un’area del Mare Adriatico in attesa di norme più favorevoli alle estrazioni?

In base alle informazioni a nostra disposizioni, non vi sarebbero infatti ragioni di carattere tecnico o procedurale che giustifichino una richiesta del genere (mancati nulla osta od autorizzazioni entro i termini di legge, ad esempio, per l’esercizio del permesso). Il Ministero rigetti l’istanza e chiuda per sempre il capitolo Ombrina Mare’, auspica il Coordinamento.

WWF E LEGAMBIENTE RILANCIANO: ‘GOVERNO NON CONCEDA RINVII, OBBLIGHI A SMONTARE IL POZZO’

‘Un comunicato stampa diffuso questa mattina dal coordinamento nazionale No Triv ha rilanciato l’allarme per Ombrina Mare. La Rockhopper Italia ha infatti chiesto una proroga per tenere attivo il permesso di ricerca (titolo minerario), la cui scadenza è al momento prevista per il 31 dicembre prossimo, relativo al contestatissimo pozzo, pubblicata nell’ultimo bollettino dell’Ufficio Nazionale Minerario per gli Idrocarburi e le Georisorse.

Questo nonostante sia in vigore il divieto, contenuto nella legge di stabilità 2016, di rilascio di nuove concessioni in mare in una fascia di 12 miglia marine dalla costa, in base al quale la richiesta della Rockhopper Italia di avviare le attività estrattive è stata a suo tempo respinta. Il permesso di ricerca è invece tuttora vigente, ed è di questo permesso che è stata chiesta la proroga. Non avrebbe alcun senso, visto che lo sfruttamento è vietato, se non quello di tenersi “in ostaggio” (ripetiamo l’espressione utilizzata dal Coordinamento No Triv) una fetta dell’Adriatico in attesa di eventuali future norme contrarie alla volontà popolare.

Facciamo un po’ di chiarezza: dopo il rigetto della Istanza di Concessione a Coltivare che tutti conosciamo sotto il nome di Ombrina Mare, restava attivo il titolo minerario la cui scadenza, prevista a maggio 2015, era stata tenuta in sospensione per ben 2 volte. Sia la prima che la seconda richiesta (datata 27 novembre 2015) di sospensione del decorso temporale erano state presentate dalla società petrolifera in conseguenza della Istanza di Concessione.

La proroga oggi vigente venne infatti concessa “… a decorrere dal 1 gennaio 2016 e fino alla data dell’eventuale conferimento della concessione di coltivazione di idrocarburi a mare di cui all’istanza “d 30 B.C-.MD” e in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2016”, anche per permettere alla societa? Rockhopper di provvedere alla manutenzione e alla tenuta in sicurezza del pozzo Ombrina Mare 2.

Proprio in relazione a quest’ultima motivazione e alla necessità di smontare le strutture già impiantate in mare – ci auguriamo – potrebbe nascere la richiesta di proroga.

Nel luglio scorso abbiamo seguito le fasi di chiusura mineraria del pozzo “Ombrina Mare 2Dir”: manca a quanto ci risulta lo smontaggio della struttura emersa, che avrebbe dovuto essere completato entro la fine dell’anno in corso. La Rockhopper potrebbe voler guadagnare tempo per questa onerosa e impegnativa operazione. Il bollettino riferisce della pervenuta richiesta di proroga.

Legambiente e WWF si riservano, attraverso un accesso agli atti, di verificare le motivazioni e intanto si associano con convinzione alla richiesta del Coordinamento chiedendo al Ministero dello Sviluppo Economico di comportarsi coerentemente con la normativa in vigore chiudendo definitivamente le porte a un progetto frutto di una visione novecentesca dell’economia, da sempre “bocciato” senza mezzi termini dalla popolazione abruzzese in quanto dannosa per l’ambiente e rovinosa per l’economia tutta del territorio regionale. Non a caso del vasto movimento che si è opposto a Ombrina hanno fatto parte, accanto alle grandi associazioni e a tantissimi movimenti locali, forze imprenditoriali e sindacali, partiti, amministrazioni e persino la Conferenza Episcopale Abruzzese e Molisana.

WWF e Legambiente ricordano per inciso che se il presidente del Consiglio e il Capo dello Stato avessero, come sarebbe stato loro dovere, firmato il decreto per la perimetrazione del Parco Nazionale della Costa Teatina sulla base del lavoro svolto dal commissario straordinario, la questione sarebbe probabilmente già risolta e per sempre.

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