Lavoro Abruzzo, persi 13.000 posti mentre cresce l’uso dei voucher

Pescara. Nel primo trimestre di quest’anno l’Abruzzo ha perso 13.000 posti di lavoro rispetto allo stesso periodo del 2015 (da 494mila a 481mila). Ancora una volta sono le donne a trovarsi in una situazione di maggiore difficoltà, infatti tra coloro che hanno perso il lavoro ben 9mila sono donne (4mila gli uomini).

Per quanto riguarda gli occupati, una crescita si registra nel settore dell’agricoltura e in misura modesta in quello industriale, mentre restano preoccupanti le difficoltà che si registrano nei settori delle costruzioni (-9.000 addetti nel periodo considerato) e nei servizi (-12.000). Fatto è che l’Abruzzo è una tre regioni meridionali, insieme a Puglia e Sardegna, che nel primo trimestre di quest’anno ha registrato un calo di occupati.

Numeri negativi che neppure la crescita delle esportazioni abruzzesi (dovuta soprattutto alle grandi imprese) è riuscito a migliorare, al punto che il tasso di disoccupazione non diminuisce e resta fermo al 12,7%, superiore alla media nazionale.

Un altro dato importante è quello relativo al reddito familiare netto, che colloca l’Abruzzo al 15° posto tra le regioni italiane, con un aumento della povertà relativa. Una situazione della quale risentono soprattutto le piccole imprese, più legate alla dinamica della domanda interna: redditi bassi infatti non sostengono la domanda e le aziende restano al palo, in particolare quelle più piccole.

Un altro aspetto molto negativo riguarda il calo dei contratti a tempo indeterminato, che sono passati dai 16.980 del primo trimestre dell’anno scorso ai 9.560 dello stesso periodo del 2016. La dimostrazione che una volta esauriti i corposi incentivi statali assegnati alle imprese, i contratti stabili sono diminuiti sensibilmente e che il Jobs Act non ha avuto alcun effetto sul lavoro. D’altra parte anche le trasformazioni dei contratti precari in contratti stabili sono scese del 28%.

Quel che invece continua a crescere sono i voucher, che nel primo trimestre del 2015 erano in Abruzzo 629.157 e che nello stesso periodo di quest’anno sono arrivati a 908.189, con un incremento pari al 44,4%. La conferma che il lavoro precario – del quale i voucher sono l’esemplificazione più evidente – è ancora troppo diffuso. La Cgil dunque ne ha chiesto l’abolizione, ha raccolto in Abruzzo circa 16mila firme per i tre referendum abrogativi delle norme sul lavoro più penalizzanti per i lavoratori e ha promosso una legge di iniziativa popolare per l’introduzione di una nuova Carta dei diritti del lavoro (la mobilitazione proseguirà fino all’autunno ma sono state già raccolte oltre 12mila firme).

La Cgil Abruzzo infine ritiene che per contrastare questi fenomeni vadano innanzitutto messe in campo alcune azioni:
– Bisogna affrontate e risolvere le vertenze sul territorio, contrastando le delocalizzazioni delle imprese e le chiusure degli impianti, salvaguardando il patrimonio industriale, che rimane ancora un punto di forza dell’economia abruzzese.
– E’ necessaria una efficace programmazione dei fondi comunitari 2014-2020, concentrandoli nei settori innovativi e in quelli in grado di rilanciare l’occupazione.
– I presidenti delle Regioni meridionali devono avviare una vertenza con il governo per riaprire un flusso di risorse statali ordinarie in conto capitale che favorisca (integrandosi con le risorse dell’Unione Europea) una forte politica degli investimenti.

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