Patto per l’Abruzzo, il Partito democratico risponde a Chiodi: “Prima la Vertenza”

 

camillo_d_alessandroPescara. È solo di ieri pomeriggio la presentazione del ‘Patto di sviluppo per l’Abruzzo’ da parte del presidente della regione Gianni Chiodi. E ad appena poche ore di distanza arriva la controproposta del Partito democratico.

Una proposta strutturata che appare irremovibile su un punto: prima la ‘Vertenza Abruzzo’ poi il ‘Patto’. “Nessuna strategia o iniziativa può essere assunta senza avere la certezza delle risorse” si legge nel documento e “dunque prima di tutto il tavolo va trasferito a Roma per conoscere una volta per tutte di quanto disporrà l’Abruzzo per il 2011”.

A presentare la risposta del Pd, il capogruppo in consiglio regionale Camillo D’Alessandro, che già nell’happening di ieri aveva espresso irritazione per le modalità con cui Chiodi è arrivato alla sua proposta. “Vogliamo dare il nostro contributo” aveva detto “ma non ratifichiamo un piano già prestabilito”. E precisa, oggi, che il Pd si assumerà la responsabilità “di dire si o no, ma ogni no sarà accompagnato da una proposta che avanzeremo alla maggioranza ed alle parti sociali. Chiodi passa l’Abruzzo resta”.

In base alla controproposta Pd, la questione preliminare è quella delle risorse disponibili. “Dobbiamo uscire dall’incertezza” spiega D’Alessandro “dobbiamo sapere prima quante risorse realmente ci sono e poi lavorare insieme sul da farsi”. Il rischio è di accordarsi sulle attività, “salvo posi sentirsi dire che non ci sono i fondi immaginati. Per questo Chiodi ha bisogno di essere più forte a Roma e noi andremo a sostenere la Vertenza Abruzzo”.

Ciò che Chiodi non dice – si legge nel documento dei democratici – è che il governo ha imposto alle regioni meridionali un’ulteriore rimodulazione della programmazione dei fondi Fas alla luce delle misure previste dal ‘Piano sud’ approvato dallo stesso governo Berlusconi.

Operazione necessaria è dunque stabilire con certezza l’ammontare delle risorse disponibili per l’Abruzzo per il 2011 e per gli anni successivi, e ripensare l’utilizzo dei Fas stabilendo le priorità. Questo perché gli 854 milioni di euro di fondi Fas inizialmente disponibili per l’Abruzzo hanno subito tagli da parte del governo per il 15%, pari a 128 milioni di euro. I fondi disponibili passano così a 726 milioni. Un’ulteriore riduzione – fino a 566 milioni – è poi causata dall’utilizzo di 160 milioni dei Fas a parziale copertura del debito sanitario. “Per questo” prosegue il documento “vanno venduti subito gli immobili disponibili per recuperare risorse sottratte ai Fas”.

Il 2011 – a detta del Pd – è l’anno delle decisioni. Nonostante per l’anno appena cominciato si preveda una disponibilità di cassa dell’8% dei 726 milioni totali, cioè di soli 58 milioni, “nel 2011 va programmato ed impegnato tutto il resto, non può essere perso altro tempo a decidere cosa fare e, caso mai, subire ulteriori tagli”.

Quindi la proposta Pd entra nel vivo. In primo luogo, poiché – per il Pd – non esiste alcuna certezza sui tempi e sui contenuti del Master Plan, i Fas devono essere “riprogrammati per finanziare interventi strategici, essenziali per la ripartenza dell’Abruzzo, che si trovavano allocati ormai inutilmente nel Master Plan”.

E in particolare: automotive, made in Italy, edilizia sostenibile, credito, lavoro, turismo sostenibile, bonifica e deindustrializzazione dei siti industriali.

Poi, aprire una partita vera sulla mobilità attraverso la realizzazione, non più rinviabile, di infrastrutture. Cioè a dire, il completamento del porto di Ortona, il prolungamento dell’aeroporto d’Abruzzo, la realizzazione della pedemontana Marche-Abruzzo, il completamento della Teramo-mare, la linea metropolitana Sulmona-Pescara in collegamento con Teramo-Lanciano attraverso un sistema a ‘T’ e infine la velocizzazione della tratta ferroviaria Pescara-Roma.

Il tutto senza dimenticare l’Aquila. “Nessun patto per lo sviluppo” prosegue il documento “può prescindere dalla partita della ricostruzione che deve essere considerata emergenza regionale e nazionale”.

E infine il monitoraggio. Al tavolo del Patto per lo sviluppo – per i democratici – va assegnato il compito di monitorare in continuità, nel permanere della fase del commissariamento, le decisioni assunte sulla sanità, oltre che sul bilancio regionale.

In conclusione un richiamo alla condivisione. “Ora, o mai più” afferma D’Alessandro “vanno scritte insieme le misure da adottare sulla base di una condivisa scelta strategica che andrà oltre il tempo di questa legislatura, la Vertenza e poi il Patto rappresenteranno anche in futuro il canovaccio su come lavorare”.

Pierluigi Farnese

 

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