Federconsumatori Abruzzo contro investimenti regionali per Autostrada dei Parchi

L’Aquila. ‘Questo è l’anno degli accordi di Parigi per tentare la salvezza della nostra Terra. Quasi duecento nazioni hanno sottoscritto solennemente l’impegno per ridurre l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e della terra, e rendere così ancora possibile la vita sul nostro pianeta.

Quando però si tratta di tradurre in progetti coerenti questi impegni solenni, allora tutto cambia.
I responsabili politico-istituzionali dell’Abruzzo stanno decidendo di investire una notevole somma (oltre 5 miliardi di euro secondo i giornali), per ridurre di 15 minuti il tempo di percorrenza tra l’Aquila e Roma (A 24), e di altrettanti minuti la percorrenza tra Pescara e Roma (A 25).

Investendo meno della metà sulla linea ferroviaria Pescara-Roma (basterebbero 2 miliardi di euro), si potrebbero ottenere effetti molto superiori a quelli che si otterranno con l’investimento sulle due autostrade abruzzesi’.

Lo sostiene in una nota l’osservatorio sulla mobilità di Federconsumatori Abruzzo.
‘Realizzando una prima variante da Sulmona a Pescina, studi attendibilissimi hanno dimostrato che sarebbe possibile ridurre di circa 35′ il tempo di percorrenza tra Pescara e Roma. Altri 25′ possono essere ridotti realizzando una seconda variante tra Riofreddo e Tivoli.

Sommando le riduzioni di percorrenza che si potrebbero ottenere con la realizzazione delle due varianti, il tempo necessario a percorrere l’intera relazione ferroviaria Pescara-Roma, potrebbe ridursi a poco più di due ore (considerando che nel 1970 il tempo di percorrenza della relazione Pescara-Roma era, in alcuni casi, di tre ore e tre minuti).

Così, un investimento inferiore alla metà di quello necessario per realizzare le correzioni sulle due autostrade abruzzesi, porterebbe ad una riduzione doppia del tempo di percorrenza, se investito in ambito ferroviario.

Ma gli uomini sono animali molto strani: a volte preferiscono intossicare il pane che domani mangeranno i loro figli, per non compromettere la fame di potere che oggi li fa vivere’, si afferma in conclusione.

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