Sanità Abruzzo, il Pd regionale chiede le dimissioni di Venturoni: “Raggiunti i limiti della decenza politica”

pd_venturoniL’Abruzzo è sempre di più una regione “ingessata” ed “inchiodata”. Questa situazione non è più sostenibile ed è arrivato il momento di superare questa fase di stallo. A partire dalla sanità. Il Partito Democratico regionale dice basta, il vaso ormai è colmo: dopo la decisione del Tribunale del Riesame, che ieri ha negato la revoca dell’obbligo di dimora per l’assessore regionale Lanfranco Venturoni, era attesa da un momento all’altro la notizia delle sue dimissioni. Così non è stato: Venturoni si rimette nelle mani del partito, saranno i vertici a decidere.

 

“Questo è un atteggiamento arrogante” tuona il consigliere regionale Claudio Ruffini. “Si sono raggiunti i limiti della decenza politica. Siamo di fronte ad una vera e propria anomalia istituzionale”.

Ed ecco che l’Abruzzo si ritrova a vivere “l’emergenza nelle emergenze”, come ha commentato il segretario provinciale di partito Robert Verrocchio. “Non si può più fare a meno di due assessori come quello alla Sanità e all’Ambiente (carica ricoperta fino a qualche mese fa dalla dimissionaria Daniela stati, ndr). Il presidente Chiodi accumula cariche su cariche e commissariamenti su commissariamenti, ma le dimissioni di Venturoni sarebbero un atto di responsabilità istituzionale e di rispetto nei confronti dei cittadini”.

E’ necessario, dunque, che venga ripristinato l’ordine delle cose. “E’ giusto che Venturoni si difenda” aggiunge Manola di Pasquale, presidente dell’Assemblea regionale del Pd “ma non può continuare a ricoprire questo ruolo, nel rispetto di chi lo ha votato. E’ ora che si dimetta, non c’è più tempo da perdere. Devono smetterla di parlare di modello Teramo, che tra l’altro non è mai esistito: è solo una scatola colorata e piena di fiocchi, con dentro il vuoto”.

Dello stesso parere anche il consigliere regionale Giuseppe Di Luca ed il capogruppo del Pd in Provincia Ernino D’Agostino, secondo cui “questa vicenda paralizza ancora di più la già complessa vita istituzionale”.

 

Marina Serra

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