Chiusura Sviluppo Italia, Cna: “studiare soluzioni per riconversione”

sviluppoitaliaAbruzzo. Occorre studiare un percorso per la salvezza dei tre incubatori d’impresa gestiti da “Sviluppo Italia Abruzzo Spa”, in regime di liquidazione, favorendo la loro riconversione come centri ad alto contenuto tecnologico.

Lo afferma la Cna regionale, secondo cui l’annunciata chiusura delle tre strutture presenti a Mosciano Sant’Angelo, Avezzano e Sulmona, a causa del disimpegno della società per azioni Invitalia, “l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, che agisce su mandato del Governo per accrescere la competitività del Paese, in particolare del Mezzogiorno, e per sostenere i settori strategici per lo sviluppo”.

“In una regione che dal punto di vista industriale segna il passo – argomenta la Cna – la chiusura di strutture che, grazie alla dotazione di servizi e di professionalità hanno permesso in questi anni l’avvio di piccole imprese, che altrimenti non avrebbero avuto modo di inserirsi sul mercato, appare un lusso che l’Abruzzo non si può permettere. Grazie agli incubatori, infatti, le piccole imprese hanno avuto a disposizione spazi e logistica, servizi di consulenza specialistica, supporti in ambito commerciale e industriale, strumenti per il trasferimento di competenze e tecnologie. Complessivamente, la presenza dei tre incubatori garantisce – secondo uno studio della stessa “Sviluppo Italia Abruzzo” una potenzialità di avvio di una novantina di imprese, per circa 6-700 posti di lavoro”.

A detta della Cna, serve una “exit strategy” della partecipazione della società pubblica, “altrimenti cresce il sospetto che ci si trovi di fronte a un primo assaggio di quel che sarà un federalismo basato sulle regole dettate dai più forti, a danno dei territori più deboli: il disimpegno dall’Abruzzo fa infatti il paio con notizie di scelte analoghe operate in altre regioni del Mezzogiorno».

“Invitalia (ex Sviluppo Italia SpA) – prosegue la Cna – detiene quasi il 78% del capitale sociale di Sviluppo Italia Abruzzo SpA, che gestisce la tre strutture oltre agli uffici dell’Aquila, che hanno un valore vicino agli otto milioni di euro. Tutti gli altri partner – dalla Regione Abruzzo alle Camere di commercio di Teramo e Pescara, passando per gruppi bancari come la Tercas, Intesa San Paolo e Bls, oltre alla Fira e un’altra ventina di piccoli azionisti, tra cui la stessa Cna – detengono quote minoritarie del capitale sociale. Va ripensata questa compagine, accrescere il ruolo guida della Regione, che molto sta investendo su alcuni settori come la ricerca, l’innovazione, le reti d’impresa – conclude la nota della Cna abruzzese – ma anche allargarla ad altri soggetti come le università, le associazioni di impresa, i confidi, il sistema camerale intero, per accrescere il ruolo delle imprese ad alto contenuto innovativo, e correggere gli eventuali problemi e deficit di gestione evidenziati in questi anni e alla base dell’avvio della procedura di liquidazione. I nuovi incubatori dovrebbero così diventare punto di riferimento per imprese ad alto contenuto tecnologico e innovativo, creando una forte sinergia con i centri di ricerca e gli atenei”.

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