Airgun, Mercante: Abruzzo sbaglia indirizzo e perde il ricorso al Tar

“Non ci sono parole per commentare quanto accaduto: un errore inaccettabile e talmente macroscopico da poter far sorgere persino il dubbio sui veri intendimenti di questo governo regionale”.

 

 

Con queste parole il Consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Riccardo Mercante, ha espresso tutta la sua amarezza per il rigetto, da parte del Tar Lazio, del ricorso contro il decreto del Ministero dell’Ambiente che a giugno aveva autorizzato le attività di ricerca e prospezione di idrocarburi nel mare Adriatico.

 
“Lo scorso mese di giugno – ha spiegato Mercante – il Consiglio regionale, grazie ad una mia risoluzione con la quale avevo richiesto un tempestivo intervento della Regione, aveva impegnato la Giunta D’Alfonso ad avviare l’iter per bloccare la ricerca di idrocarburi tramite la pericolosa tecnica dell’air-gun da parte della società inglese Spectrum Geo Ltd. Tutto lavoro inutile visto che il Tar ha rigettato il ricorso a causa di un errore nella notificazione del provvedimento, inviato al vecchio indirizzo della società, che lo stesso organo giudicante ha definito non scusabile. Ancor più perché la Regione era perfettamente a conoscenza dell’indirizzo corretto, come risulta dai documenti inviati al Tar.

 
È inutile parlare di Regione facile e veloce – ha proseguito Mercante – ed altrettanto inutile sbandierare ai quattro venti la volontà di lottare contro la petrolizzazione se poi non si è neppure in grado di portare avanti un semplice ricorso. Non solo questa Giunta regionale avrebbe dovuto, sua sponte, avviare la battaglia contro le attività di ricerca della Spectrum ed al contrario lo ha fatto solo a seguito della sollecitazione del Movimento 5 Stelle, ma addirittura, in un solo colpo e per una inesattezza che ha dell’assurdo, ha vanificato il nostro lavoro rischiando, laddove in secondo grado il Consiglio di Stato dovesse giungere ad analoga conclusione, di non poter fare più nulla contro la Spectrum.

 

 

Con il risultato che le altre Regioni coinvolte nelle attività estrattive potranno portare avanti la loro battaglia ambientalista mentre all’Abruzzo non rimarrà altro che attenderne gli esiti senza, però, avere alcuna voce in merito e costretta, per giunta, a pagare, a causa del suo errore, 500 euro alla Spectrum e 500 euro al Ministero dell’Ambiente.
Una vicenda a dir poco grottesca – ha concluso Mercante – che oltre a lasciare l’amaro in bocca fa sorgere dubbi legittimi sulla effettiva volontà, da parte del governo D’Alfonso, di difendere l’Abruzzo dalle grandi multinazionali degli idrocarburi e dalla minaccia della petrolizzazione”.

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