Regione Abruzzo, nuovo botta e risposta fra Febbo e D’Alessandro sulle commissioni consiliari

Pescara. “Come avevo anticipato nei giorni scorsi l’inopportuno intervento del Presidente D’Alfonso, emulo di Erdogan, di impedire ai dirigenti e funzionari di partecipare alle audizioni delle Commissioni consiliari, compresa la Vigilanza, si è rivelato un clamoroso autogol che anticipa quasi certamente una ennesima e patetica retromarcia”.

Lo afferma il Presidente della Commissione di Vigilanza Mauro Febbo.

“La decisione dell’onnipresente D’Alfonso ha sollevato le protese non solo della opposizione, in primis del sottoscritto, ma anche della maggioranza e abbiamo dovuto registrare l’intervento a gamba tesa del presidente del Consiglio Di Pangrazio che in virtù del ruolo ricoperto non ha potuto assecondare il tentativo del presidente della Giunta di imporre il suo predominio assoluto sulla macchina organizzativa.

Con una lettera datata 3 ottobre infatti, Di Pangrazio si è visto costretto a correggere il tiro del suo presidente ricordandogli che alla luce dei nuovi dettami statutari la previsione di una procedura in base alla quale per le audizioni in Commissione sia il Presidente del Consiglio a fare richiesta al Presidente della Giunta, appare non pienamente rispettosa della prerogativa attribuita dallo Statuto alle Commissioni.

Siamo di fronte a un’azione di lesa maestà? O più realisticamente D’Alfonso, spinto da un momento di ingiustificata ‘esaltazione politica’, ha pensato di ergersi al di sopra di tutto e tutti, compreso lo Stauto vigente?”.

“E’ bene sottolineare che lo stesso giorno, il 3 ottobre, il Vice Presidente del Consiglio Paolo Gatti era intervenuto scrivendo a Di Pangrazio per invitarlo a far rispettare le regole vigenti che “non possono essere derogate in alcun modo, men che meno, attraverso circolari o direttive di qualsiasi altro organo”, anche se a firmarle – conclude Febbo – è niente meno che Lucianovunque”.

“Nessun membro della maggioranza, e men che meno il Presidente della Giunta regionale Luciano D’Alfonso, ha mai inteso impedire a dirigenti e funzionari di partecipare alle audizioni nelle commissioni consiliari. Ciò che si vuole fare è una semplice regolamentazione della presenza del personale, che non può essere distolto dal proprio lavoro se non concordando date e orari delle audizioni”.

E’ quanto afferma Camillo D’Alessandro, coordinatore della maggioranza in Consiglio regionale, nel replicare al Consigliere Mauro Febbo. “Scopo dell’iniziativa – spiega D’Alessandro – è quello di organizzare un iter preciso per assicurare la presenza dei dipendenti regionali convocati nelle audizioni.

E’ buona regola che le stesse siano concordate, per evitare lo scardinamento dell’attività lavorativa del personale. Non si tratta di una norma liberticida bensì di un provvedimento a tutela del regolare funzionamento della macchina amministrativa”.

Controreplica di Febbo: ‘D’Alessandro è il nuovo difensore d’ufficio di D’Alfonso’

“Evidentemente D’Alessandro, esautorato dal ruolo di sottosegretario, si è reinventato difensore d’ufficio del presidente D’Alfonso. E’ quanto dichiara il Presidente della Commissione di Vigilanza, Mauro Febbo replicando alle dichiarazioni del coordinatore della maggioranza sulla questione che riguarda l’intervento del presidente della Giunta per impedire ai dirigenti e funzionari di partecipare alle audizioni delle Commissioni consiliari. “Le comunicazioni di D’Alfonso in primis e di Di Pangrazio e Gatti in seconda battuta sono scritte in italiano e non lasciano spazio ad altre interpretazioni tant’è che lo stesso presidente del Consiglio regionale parla di procedura “non rispettosa” dei dettami dello Statuto, altro che semplice regolamentazione. Se non le avesse a disposizione sono pronto a fornirle in modo da dargli elementi necessari per una difesa più efficace del suo superiore. Probabilmente però anche questa volta ha preso un’altra cantonata”.

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