Il Wwf prova a bloccare Ombrina mare e fa ricorso al Tar

Pescara. Prosegue l’azione delle associazioni ambientaliste per fermare Ombrina Mare, il progetto di estrazione e stoccaggio di idrocarburi che interessa il tratto di mare Adriatico della Costa dei Trabocchi.

Questa volta è il Wwf Abruzzo ad intervenire: con la preziosa collaborazione di Francesco Paolo Febbo, avvocato, l’associazione ha depositato un ricorso al Tar del Lazio nel quale viene chiesto l’annullamento del recente decreto ministeriale n. 172 (7 agosto del 2015), nonché dell’A.I.A. (Autorizzazione Integrata Ambientale) a cui lo stesso decreto fa riferimento, insieme alla V.I.A. (Valutazione d’Impatto Ambientale), approvata lo scorso 6 marzo dalla Commissione tecnica preposta e duramente contestata dalle associazioni ambientaliste in prima linea, nonché dalle amministrazioni locali.

Il progetto Ombrina Mare, presentato nel 2008 dall’allora Madoilgas Italia Spa, oggi Rockhooper Italia Spa, al Ministero dell’Economia e delle Finanze, è andato avanti con una procedura amministrativa lunga e, stando a quanto documentato da Febbo, in diversi punti incongruente; secondo una sommaria ricostruzione, il progetto, dopo essere stato sottoposto nel 2008 all’attenzione del Ministero di Economia e Finanze, il 3 dicembre del 2009 è passato sul tavolo della Commissione preposta alla V.I.A. , che meno di un anno dopo, ad ottobre del 2010, aveva espresso parere negativo con preavviso di rigetto.

Il parere negativo era dovuto al fatto che la zona su cui insiste il progetto Ombrina “ricade nelle aree di interdizione alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi”, cioè sul cosiddetto ‘Fosso delle Farfalle’, un’area naturale protetta che si trova nei pressi di Rocca San Giovanni, istituita nel 2007 e divenuta ‘Sito d’Interesse Comunitario’, con apposito decreto (n. 128 del 29 giugno 2010) volto a tutelarla;

un’illusione durata troppo poco, perché oltre a stabilire che le aree in questione fossero i siti di interesse comunitario, il decreto 128 indica anche la sua non retroattività, cioè che non si applica alle situazioni precedenti alla data in cui è stato emanato; perciò, il progetto Ombrina, avviato prima del 2010, può proseguire il suo iter e il Ministero dell’Ambiente e il Ministero dei Beni Culturali, avvalendosi di questa postilla, hanno ritenuto di dover decretare la compatibilità dell’Adriatico con Ombrina;

esistono dettagliate motivazioni di carattere ambientale (le strutture che la Rockhooper intende installare sono a 6,5 Km di distanza dalla costa) e scientifico (le esalazioni immesse nell’atmosfera dal processo di lavorazione del petrolio che avviene sulla vicinissima nave Fpso; le fuoriuscite del petrolio e le conseguenti perdite in mare), tutte opportunamente documentate da esperti del settore, i quali hanno ripetutamente fatto pervenire ai Ministeri preposti i dati e le reportistiche, ma non meno importante è l’aspetto formale della procedura amministrativa, che, secondo il vice presidente del Wwf Italia, Dante Caserta, “appare come una forzatura nella quale si è assurdamente lasciato alle numerose integrazioni e indicazioni richieste dal Ministero il compito di sanare aspetti progettuali che avrebbero dovuto essere invece valutati nelle fasi preliminari”.

Proprio in ambito di integrazioni, c’è da ricordare il nodo formale su cui poggia il ricorso presentato da Febbo: dopo il primo parere, quello negativo, espresso dalla Commissione di V.I.A., l’iter amministrativo del progetto ha subito una battuta d’arresto di due anni, ossia un tempo lungo il doppio rispetto a quello che il codice dell’ambiente prevede (270 giorni) per la ripresa dei progetti sospesi e non rigettati; nonostante questo, la Rockhooper Italia Spa non ha presentato una nuova istanza per il progetto Ombrina Mare, che è stato semplicemente riavviato con decreto emanato l’11 luglio del 2012 dall’allora ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera;

al decreto ha fatto seguito il parere favorevole ad Ombrina da parte della Commissione V.I.A, espresso il 25 gennaio del 2013, a cui si sono succedute note di contrarietà inviate da parte delle associazioni ambientaliste, della Regione Abruzzo, del Comune di Lanciano, all’indirizzo dei Ministeri preposti.

Trascorsi altri due anni ed essendosi reso necessario da parte della Commissione di V.I.A. riconsiderare tutto il progetto alla luce delle note di contrarietà pervenute, lo scorso 6 marzo, la commissione pronuncia nuovamente il suo ‘si a Ombrina’, scatenando nuove proteste e sollevando anche numerosi dubbi su alcuni componenti della stessa Commissione tecnica, due dei quali arrestati nel 2014: uno degli arrestati, Luigi Pelaggi, era a capo del Gabinetto dell’ex Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo.

“In ogni caso resta irrisolto il nodo più importante, che è quello politico” ha affermato Caserta durante la conferenza svoltasi questa mattina presso la libreria Qui Abruzzo. “Ombrina Mare rappresenta un antidemocratico tentativo di imporre a un territorio e a migliaia di cittadini una scelta maturata altrove e del tutto contraria alla strada che gli abruzzesi vorrebbero vedere tracciata per il loro futuro”.

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