Regione Abruzzo, Di Croce: “Gianni Chiodi come don Abbondio”

gianni-chiodiTeramo. Gianni Chiodi come Don Abbondio, che non dimostrava coraggio perché non ne aveva. È l’originale paragone di Alberto Di Croce, esponente IdV di Teramo, che fa il punto della situazione sui 16 mesi di governo della giunta regionale, caratterizzati, secondo il politico, da mancanza di lungimiranza politica ed incapacità di affrontare i nodi della stagnante economia regionale.

“Si guardi” spiega meglio Di Croce “ai provvedimenti legislativi assunti, quasi tutti, peraltro, “osservati” dal fuoco amico del governo nazionale e spesso cancellati. I provvedimenti amministrativi, i bandi, i fondi europei, sono stati quasi sempre orientati ad attingere consensi, a favorire corporazioni, ad accontentare gli amici degli amici. Nessuna azione concreta, vera, incisiva, per il rilancio dell’asfittico sistema economico abruzzese, ma solo iniziative”spottistiche”per cercare consenso alla persona di Chiodi, per conquistarsi i titoli dei giornali locali e delle TV”.

Un esempio di spot elettorale, secondo l’esponente IdV, sarebbe costituito, ad esempio, dall’approvazione da parte del CIPE della zona franca de L’Aquila. “Ecco che immediatamente arriva lo spot presidenziale con annesso rimprovero all’opposizione, definita scettica” spiega, infatti, Di Croce, “ma dimenticando che la zona franca, a suo tempo, fu proposta e caldeggiata da Carlo Costantini dell’IDV e dal PD e che lo stesso Costantini fu promotore della seduta straordinaria di Consiglio per delimitarne il territorio. Diversamente staremmo ancora ad attendere una qualche decisione. E, comunque, resta discutibile la scarsa entità del finanziamento che, per il primo anno, è di soli 45 milioni di euro”.

Non risparmia nessun settore, Alberto Di Croce, che ricorda anche i migliaia di lavoratori della provincia di Teramo che hanno perso il proprio posto di lavoro. “Secondo la Cgil” spiega in merito “ci sono più di seicento vertenze aperte e gli ammortizzatori sociali (che stanno per terminare) sono come l’aspirina per i malati di polmonite. E Chiodi che fa? Sorride e propone ricette impossibili sul piano economico, assurdità  sul piano sanitario. Si pensi alla comicità delle proposte per S. Omero, il cui presidio ospedaliero è già pubblico. Però, per restare tale, si vorrebbe organizzare una colletta tra i cittadini della Val Vibrata. Si pensi a come è stato presentato il secondo piano di rientro dal deficit sanitario, che ci è costato, euro più euro meno, la bellezza di 100 milioni di euro. Una perdita dovuta ai mancati trasferimenti del governo, a causa di adempimenti non realizzati da Chiodi e dai suoi assessori buontemponi”.

Secondo Di Croce, insomma, a fronte di questa situazione, il governatore dovrebbe soltanto avere la forza e la capacità di mettersi attorno a un tavolo, alla pari con il governo nazionale, chiedendo per l’Abruzzo una sospensione dei vincoli sulla spesa in conto capitale posti dal patto di stabilità interno, che soffocano gli investimenti dei Comuni e alimentano la proliferazione di società “giuridicamente esternalizzate” con la deresponsabilizzazione e l’assenza di controlli nella pubblica amministrazione.

“Non crediamo di chiedere troppo” conclude in proposito l’esponente IdV. “Di fronte a una situazione di così grave crisi, si devono percorrere strade nuove e coraggiose. Ma Chiodi, in questo mare di tempesta, ci appare come il don Abbondio di manzoniana memoria, che non può dimostrare coraggio perché ne difetta”.

 

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